Antonio puddU
Comente la creo
“Istillas de lentore” (Gocce di rugiada)
Progetto culturale di riscoperta, valorizzazione e recupero della poesia dialettale ulassese
Puddu Antonio
Comente sos vulcanos fumu e foghu Bogana dae sas visceras insoro De gai sos poetas dana isfogu De cantu sentini issoso in su coro
Salvatore Poddighe Dualchi
Sommario:
breve Biografia scritta da lui medesimo Settimo di una famiglia di otto fratelli (cinque maschi e tre femmine), nacqui ad Ulassai il 1° novembre del 1933. Figlio di Puddu Raffaele, uno dei più noti poeti improvvisatori ulassesi di muttettos, frequentai le scuole elementari e con profitto direi se consideriamo le carenze, anche nel campo scolastico, dovute alla guerra (1940-’45). A 19 anni partì militare come volontario nel’esercito. Arrivai al grado di sergente ma, alla scadenza della rafferma del quarto anno, fui messo in congedo. Nel 1957 partì per la Francia, dove, da vari decenni, trovansi molti miei parenti e dove ho subito trovato lavoro come operaio edile. Sempre in Francia fui anche operaio specializzato in una fabbrica che produceva filo spinato. Nel 1958 tornai in Italia per sposarmi con Maria Melis e, insieme, tornammo in Francia. Rientrato definitivamente in Italia, ad Ulassai, nel luglio del 1966, vista la situazione precaria dei trasporti pubblici, dal 1968 e fino al 1990, svolsi l’attività di autotrasportatore (noleggio da rimessa). Sono gli anni in cui, senza contare sull’aiuto di nessuno, costruii la mia casetta, modesta ma comoda e pratica. Nel piccolo dell’ambiente politico ulassese mi occupai anche dei problemi sociali, allora, forse, più vivi e sentiti di adesso. Ricoprii la carica di segretario di sezione dell’allora P.S.I. e fui anche consigliere comunale, presidente della caccia autogestita, capitano della compagnia barraccellare, etc. Ora faccio il pensionato, occupo il mio tempo facendo qualche lavoretto, qualche partita di carte con gli amici, e a volte vado a caccia Ogni tanto scrivo qualche poesia prendendo spunto, talvolta, da qualche avvenimento di cronaca, tal’altro dai miei ricordi. Spero di non offendere nessuno dichiarando di essere contrario a religioni, maghi, santoni, oroscopi e quant’altro c’è di fasullo, ridicolo e dannoso nella nostra società.
Introduzione
“Istillas de lentore” Produzione letteraria minore ulassese
Colti dilettanti di poesia
L’associazione culturale “Sa perda e su entu” da tempo impegnata nel recupero, nella promozione e nella salvaguardia della cultura locale, non poteva, ovviamente, trascurare uno degli ambiti più significativi ed importanti della tradizione culturale ulassese e sarda: la poesia in limba. Si è pertanto attivato un progetto di ricerca e di riscoperta delle voci più autorevoli della poesia dialettale ulassese, “Istillas de lentore”, che ha visto l’impegno di un elevato numero di cultori ed appassionati che con impegno encomiabile, si sono prodigati nella ricerca e nel recupero di una mole enorme di documenti, testimonianza di una vivacità compositiva particolarmente sentita e viva ad Ulassai soprattutto nella seconda metà del secolo scorso. Vecchi componimenti, un tempo parte sostanziale del vissuto quotidiano del nostro paese, oggi sono pressoché scomparsi e solo grazie ad un intenso lavoro di scavo nella memoria collettiva e personale di pochi anziani è stato possibile recuperarli dall’oblio cui erano caduti. Questa breve raccolta di poesie, ovviamente, non ha pretesa di esaustività dell’ampio panorama poetico ulassese ma rappresenta un primo esempio, crediamo significativo, di cosa sia possibile recuperare dallo scrigno della memoria culturale e storica ulassese. Nelle prime due monografie, dedicate alle opere di Giovanni Loddo e Antonio Puddu, si è voluto presentare l’esempio di una produzione poetica importante cui a breve seguiranno altre raccolte nelle quali confluiranno componimenti che hanno segnato la storia recente di Ulassai ed accompagnato, per generazioni, la narrazione di fatti ed episodi significativi. La esperienza poetica degli autori presentati si inserisce nel filone, assai ricco in Sardegna, dei cantori popolari estemporanei di poesia dialettale in limba. Poeti in tono minore certo, sconosciuti al grande pubblico, estranei ai circuito letterari, ma spesso dotati di una vena artistica e compositiva autentica. Creatori di opere di indubbio valore letterario vivono e sentono la poesia nel fluire quotidiano delle piccole cose, come componente essenziale dei piccoli grandi eventi che segnano le loro esistenze di colti dilettanti di poesia, legati ad una visione poetica della realtà quotidiana che vivono senza contaminazioni letterarie e con limpida sincerità e sentimento. Senza le sottigliezze formali e le artificiosità dei poeti di professione hanno una visione semplice e sostanziale della poesia, intesa come legale intimo e arcaico con la memoria storica della nostra isola. Come i grandi poeti antichi non studiano composizione, sentono col cuore le melodie, avvertono i toni, i canti, i sentimenti in completa sintonia con i palpiti e le pulsazioni dei loro più intimi pensieri, in armonia con la realtà in cui vivono, con la semplicità e la naturalezza dei loro piccoli gesti quotidiani. Non hanno velleità letterarie si limitano a vivere ed a comporre, dove comporre ha per loro una intima ed assoluta equivalenza con il vivere e con l’essere. Nell’opera di Giovanni Loddo, come in quella di Antonio Puddu, la vita da emigrato ha influito profondamente nella loro esistenza tanto da condizionare e segnare in maniera indelebile la loro produzione poetica. Proprio nelle poesie legate alla vita da emigrante si possono cogliere, per entrambi, alcune composizioni di viva e sincera poesia, caratterizzati da un’intensità di sentimento e di dolore difficilmente riscontrabili in altri componimenti. Emerge prepotente il profondo legame con la propria terra e le proprie tradizioni, un lacerazione dolorosa in cui si avverte fortissimo il desiderio di tornare, l’intimo dissidio tra le angustie materiali ed il calore lontano del focolare domestico, il dramma dello sradicamento sociale e culturale che migliaia di sardi vissero nei tristi anni della grande emigrazione. Dramma umano che vorremmo fosse solo un lontano ricordo del passato e che, invece, purtroppo molti sardi, troppi, ancora continuano a vivere e sentire sopra la propria pelle. Nelle raccolte si dipanano le multiformi espressioni della poesia popolare ulassese più autentica: dalle caricature ironiche, alle dolci e tenere lettere d’amore, agli orgogliosi ed accorati richiami alla salvaguardia di un’identità linguistica e culturale minacciata, alle tenui melodie letterarie dedicate ad amici, parenti, compagni. Autentici rapsodi e cantori di una poesia popolareggiante e giocosa un tempo estremamente diffusa su tutto il territorio isolano oggi, emblema della attuale deriva culturale dei valori etnici di un popolo, pressoché scomparsa o limitata a circuiti minimi della società sarda. Ai complessi metri e ritmi de sas modas, si susseguono i più aristocratici sonetti, le popolari ottave, le terzine di dantesca memoria, fino ad arrivare ai fantasiosi e delicati acrostici, ad appassionati epistolari che narrano in poesia i sentimenti più autentici di una poesia sentita veramente come elemento imprescindibile della vita quotidiana e dei suoi rapporti sociali. Spesso si indulge un tantino troppo in espressioni particolarmente sarcastiche, mordaci, volutamente eccessive, fino talvolta a rasentare l’offesa urlata, espressione anch’essa di un sentire popolare che non ci siamo sentiti di limitare ma che presentiamo ai nostri lettori con la preghiera di voler cogliere non tanto i toni accesi e l’eccessiva enfasi di taluni componimenti quanto la loro schiettezza, la libertà di espressione, la totale mancanza di freni ed inibizioni in battute che, volgari o no, fanno parte indelebile ed imprescindibile di uno stile poetico popolare che non possiamo trascurare. Un ringraziamento particolare va a Mario Usai senza il cui impegno e dedizione questo lavoro non avrebbe mai visto la luce. Un ringraziamento ulteriore va poi tributato a tutti i soci dell’Associazione culturale che da anni, con impegno ed abnegazione, rendono possibile un lavoro di indagine e di valorizzazione senza precedenti in un paese ricchissimo di cultura e tradizione ma talvolta pigro e poco interessato alla promozione delle sue enormi potenzialità.
Giuseppe Cabizzosu Presidente Ass. Cult. “Sa perda e su entu” – Ulassai 30/03/2004
Merciantes de fumu
Pensade chejas, tempios, santuarios Basilicas, duomos cattedralese Sun tottu sedes de industrialese Eredes de s’occultu e de s’ignotu Sun de industriales sedes tottu De s’occultu e de s’ignotu eredese Sun de industriales tottu sedes Eredes de s’ignotu e de s’occultu. Tramana e tottu in numen’e su cultu E intantu s’irrichin cantu bramana In numen’e su cultu e tottu tramana E cantu bramana s’irrichin’intantu Ogni die t’aggiunghene unu santu A s’ischiera ‘e su summu Deus. Una olta pro isventura peus Che fit sa dittatura pius tolta Pro isventura peus’una olta Che vid sa pius tolta dittatura Una olta pro peus isventura Sa dittatura pius tolta che fiada Su miscredente a fogu brusciaiada Pustis d’unu sommariu interrogu Su miscredente brusciaiada a fogu Pustis de unu interrogu sommariu Ordine de su Paba, altu vicariu, Capu indiscussu ‘e sos chi enden fumu.
Pensade chejas tempios santuarios …………………………………… A s’ischiera ‘e su Deus summu.
De morte cantilena ana e profumu Mala sorte lis mined sa carena An de morte profumu e cantilena Lis mined sa carena mala sorte
Profumu e cantilena ana ‘e morte Lis mined sa carena sorte mala Cun sacramentos e cantu ana a pala
Lis mined sa carena mala sorte Profumu e cantilena ana ‘e morte Lis mined sa carena sorte mala Cun sacramentos e cantu ana a pala
Raiu los sicched sutta sa suttana Cun sacramentos e cantu a pala ana Raiu los sicched de sa suttana sutta Sa razza ‘e parassitas pius brutta C’ada infestadu sa terrestre isfera
Pensade chejas tempios santuarios ………………………………….. Dae su summu Deus a s’ischiera.
Torturados e postos in galera Sian custos depravados faccitostos Torturados e in galera postos Sian sos faccitostos depravados E postos in galera e torturados Sos faccitostos depravados siana Pro chi pius iscandalu non diana De truffadores in numen’e deu Sos chi ana intzegadu a Galileu A tempus de s’Inquisizione Dae sos santones de sa religione Cun pastorale e mitera in zucca Chi sa zente ignorante e mamalucca Inturlupinan cun truccos e conios E in culu ch’isforran’in dimonios Sas ostias ch’ingullin dae ucca.
Su mes’e Nadale 2002
Su realista
Eo so pro su reale, su concretu Pro su chi s’idet, s’intendet, si toccada Chi epat forma e colore su soggettu
Mentre s’astrattu dubbios provocada Falsos cunzettos e confusionese E in su misteriosu si collocada
Inue campu an sas religionese Sas cales cun settariu ordinamentu Miran’a imbaucare sas personese
In su mundu chend’at pius de chentu Promittin chelos minettan’abissoso Cun su matessi metudu e intentu
Sa cattolica cun sos crocifissoso Cun missas, santos in processione Pro fagher crere su chi non creen’issoso
A cabu b’es su Paba, su santone Chi de s’altu ‘e s’imperu vaticanu Ordines dada e disposizione
Custu capu istregone cristianu Es possessore ‘e ingentes capitalese Da s’isfruttare su genere umanu
Progettistasa sun sos cardinales Coltos, espertos e connoschidorese De tottu sos problemas mondialese
Sutt’a issoro sun sos munsegnorese Tott’indorados de modos gentilese Nan chi sun de su populu pastorese
Tottas sas direttivas vescovilese Sos preides osservana cun cura Sempre a cuntattu ‘e sos pius umilese.
Custa cricca s’umana creatura Totta vida si lean’a passizzu Dae sa naschida a sa sepoltura
Abba fritta l’ischizzan’a su chizzu Frases’e rughes in su rituale Rezzit su sacramentu e su batizzu
Pius innanti in confessionale A reverendo giustos contos dada De cantu fin’a tando at fattu ‘e male.
Su die fattu s’ostia sagrada Rezzit cun cristianu sentimentu “Prima comunione” enid giamada
Poi su cresimale sacramentu Rezzid ancora sende giovaneddu Su padrinu es garante in cuss’eventu.
Sa die de s’iscambiu ‘e s’aneddu Sa coppia istad’umile e devota Iscultend’e don Ichis su faeddu.
Pro sorte s’era non l’amus connotta Cando s’isposa pro sa prima notte Da su preide beniad sedotta
E tando es giustu chi cun ira annote Cantu ana fattu e faghene de tortu Sa gerarchia de su sacerdote,
L’isfruttan sende biu e poi a mortu Li dedican’in numen’e Gesusu Ritos settarios missas de supportu
Pro chi s’anima pighet pius susu Ma cun sa bona offerta ‘e su parente Chi de cretinu subbid cuss’abbusu.
A miraculos troppu frequente Su clero dat risaltu e dat risonu Chi offendet sa persona intelligente
Invece sa madonna o su patronu De piangher’inue los ant fissoso Dian’a fagher calchi cosa ‘e bonu
Ca interventos bi cheret massissoso Ue morin de famine e de males Chi non si curan cun sos crocifissoso
Bene paschidos sun sos clericalese Ca in bona domo ana bona padedda Los dia a cherrer bider verticalese Cun su tuju tirende sa funedda.
Annu nou 2003
S’inquisizione
Fiat sa santa inquisizione Un’ispeci’e setta disumana Istituida da sa religione Cattolica, apostolica e romana.
Mai s’at bidu un’associazione Tantu sanguinaria e tirana Capeggiad’e su Paba, su santone. Sa disonesta cricca cristiana
Cuddos capaces de bider’intreu Poniad’in prisone e in disaggioso O brugiaiada in numen’e gesusu
Cuddos chi cumprendian de piusu Utiles e famosos personaggioso Tra sos cales b’idimos Galileu.
Bennalzu 2003
Su santon’e turnu
Milingu e settaria zenia Cardinale cattolicu metzanu Fingit chi su soggettu pagu sanu Curat cun s’usu e s’istregoneria
S’isposad’e s’ispassat cun Maria Contraponendesi a su vaticanu Lu convocat su capu cristianu Ma unu refacciu li faghed’ebbia.
Milingu s’imbenuggiad’a su Paba Su Paba serrad’un’oggiu pro issu E zessat tramontana e temporale.
Su direttivu e su covu papale Lead’attu e s’oscenu compromissu E salvan gai caulu cun craba.
Su mes’e Nadale 2002
Santu sende biu
San Gennaru, pilastru cristianu, Ogni annu in puntu mese, die e ora Mustrad su samben sou e corpus fora Diluendesi pianu pianu
E tottu custu in manos de Giordanu, Su cardinale santu in vida ancora, Chi beneighed fauna cun flora E zent’e logu in su napoletanu.
Abberid su poltone a chie zoccada Sa sua alta assistenzia non negada Sempre altruista in su sou filonzu.
Dad puru inari a chie nd’ad bisonzu Gai pro custu santu b’est chi pregada Chi unu colpu ‘e balla non lu occada.
Bennalzu 2003
Su credulone
Pensa cant’est’ingenua una persone Chi credet in s’occultu e in s’irreale In sas ciarras de magu e de santone Dimustrende carenzia mentale.
Si presu puru est de sa religione Est duas boltas tontu cussu tale E che i cussu in dogni nazione Bind’at alta una percentuale.
Cando unidos invocan sos supremos Murmutende che pegos de iscaltu Domandende sa grascia a su divinu
A chizzu in basciu faghene s’inchinu O a manos giuntas mirendes’in altu Mi paret sa fiera ‘e sos iscemos.
Bennalzu 2003
Su parabentu
Su Paba, carismatica figura, Capu ‘e sa cristiana gerarchia Però non hat sa mia simpatia Ma, anzis, lu cuntesto addirittura.
Li rendet s’esistenzia pius dura S’alta cardinalizia iscuderia, A pese a tira e perdinde salia Che un’andicappadu chena cura.
De vaticanu parabentu fissu, Pagos poderes decisionalese Li dana in s’altu imperu cristianu.
In segretu in su covu vaticanu Decidin sos bentrudos cardinalese Chi sun’espertos atteru che issu.
Frealzu 2003
Su lustrascarpa
Tottus an’a Bin Laden cundannadu Pro s’ignobile istrage americana Comente puru a Bush tortu dana In sa gherra pro s’essere impuntadu.
Berlusca, tracomosu incipriadu Disponibile che una puttana A Bush saludende a sa romana Narat: «Ti so fidele un’alleadu»
Su lustrascarpas de su caoboi Incoraggiat sa bellica avventura Ignorende sa oghe ‘e sa piatta
Mustrende cun Saddam de fagher patta Però sos musulmanos fattu han giura Chi li segan su culu prima o poi.
Frealzu 2003
S’odiu costante
Sos eredes de s’Inquisizione Mi faghen’un’effettu rivoltante Cantu cumpresu est’in sa religione Pro me es motivu ‘e odiu costante.
In d’ogni passu ‘e sa vida durante T’imponen issos sa condizione Una ‘e sas tantas: sa cunfessione. Sa bascesa pius umiliante
Eo fatto sempre in modu chi non perda Però giogo leale sa partida Sempre cun onestade e bona fide
E ignoro in su tottu su preide Ca sos errores chi fatto in sa vida Non los assolved’unu petzu ‘e “prenda”.
Bennalzu 2003-03-16
Su pulcinella
Vasta piazza addobbos imponentese Palcu frunzosu ‘e Woitila est susu Beneighet comente l’ad’a usu Zent’e logu ‘e sos chimbe continentese,
Pronunziat su discursu a sos presentes In chentu limbas si non de piusu In mondovisione enit diffusu Su monolugu in limbas differentes.
Iscena e finzione est tottu cussu Usan custu bambassu esser’umanu Sos coltos segretarios papales
Su robot de sos furbos cardinales Murmutat pagu e male italianu E faeddat cinesu, arabu e russu?
Bennalzu 2003-03-16
avvicendamentu (politiche 1987)
«Sa mia presidenzia filad dritta, Tott’est’andende bene» at nadu Crassu, «i sos ministros, cun seguru passu sun tirende che canes da islitta».
Ma airadu Ciriculu De Mita Si li parat dananti che unu massu Gridende: «Basta gai, conchi rassu, boga sas manos dae sa marmitta».
Poi chi cun sos suos at discussu In sintonia cun s’altu vicariu Asie s’est’ispresa s’assemblea:
«A Crassu cheret posta sa trobea» e leadu robustu unu rosariu trobeidu a Bettinu ana cun cussu.
a s’ozzastra
Immortale Parnasu, amigu caru, Esaudi sa mia raccumanda Non lassese s’Ozzastra a una banda Ue hat poetas chi meritan laru Sa bella rima e i su versu raru Faghe in Ozzastra chi ch’eppat locanda E tue Gennargentu, eternu faru, da oe pius lughe a Ozzastra manda Si ses’incoronadu che Augustu E i sa fronte chinta as de alloro Cantu t’isto preghende bene attua Pensa a s’Ozzastra ca es puru tua Non penses solu a su Logudoro E gai imparziale ses’e giusta E a sos giovanos lis lasso in cunsigna Chi su cantu non ponza’a un’ala E anzis chi nd’arrichen sos valorese Un’evviva a sos organizzadorese, evviva evviva a sos chi sun’in sala, Viva s’Ozzastra e viva sa Sardigna.
Lanusei – cinema “primavera” 31/01/1981
dialugu
Mare crudele pius non t’ostinese Contra de chie non ti dad’importu Tremenda tumba de tropus ominese Mancu tu’isches’e cantos nd’as mortu
E i su mare : «Omine no cumbinese Similes dannos faeddende a tortu, As’oltraggiadu sos mios confinese In altu, in lidos e non solu in portu,
Mentr’eo ti do benes tue lua mi lanzas’in sa superficie intera Usendemi onzi gener’e oltraggiu,
Però t’avverto rezzi su messagiu Pius non procedas de custa manera O ad’essere sa fine mia e tua»
osini s. giorgio 1981
Eo puru a modu meu so credente Puru chi non lu sia praticante Ma so cunvintu chi ugualmente Giolzi ses iscultende in cust’istante, Ti raccumando totta custa zente Chi lis cunzedas grascia abbundante A chie inoghe es nadu e residente E a sos de sa zona circostante. Salude, amore e paghe lis imbiese E de numeru puru moltiplichene Orgogliu ‘e totta sa zona montana, Faghe chi Osini restet sempre sana E tottu allegramente ti dedichene Ancora chentu e custas bellas diese Mentre Giolzi cunfortada e aggiuada Antoni Puddu a tottu bos saludada.
s’interrogativu
Ogni die a campagna parto chitto Serenu canta canta e rie rie Cun volontade trabagliende inie Totta sas energias be’inpitto
Cantu pius de faghere approfitto Tottu tempus chi lughe dat sa die Sas umbras falan prima chi m’avvie A sa modesta dimora c’abito
Su sero riposende naro: creo Chi oe puru su massimu appo resu E cras puru che oe m’incumando
Ma meda zente - a boltas mi domando – Chi de me non fadigan mancu mesu Comente campan menzus chi non deo?
barigau s.ta barbara 23/05/1981
Barbara pius sabios rendasa Sos chi sas legges si lean’a giogu In Ulassa, in Ozzastra, in d’ogni logu Sos indifesos ti prego difendasa.
Causana tragedias tremendasa, Esplosiones e armas de fogu, Terremotos vulcanos dana isfogu, S’attividade insoro nde suspendasa.
Muda in tottue in gioia sos affannos Chi motivu non ch’eppad’e lamenta Regnet sa paghe in chelu, terra e mare.
Aggiua a Ulassa in particolare Chi custa zente felice e cuntenta Ti rinnovet sa festa a largos annos
E inpare a tie e a tottu sos santos Saludo sos presentes tottu cantos.
festa s. cristoforo ilbono 1981
Cristolu de Ilbono ses in vista Esaudi sa mia preghiera Faghe in Ilbono e in Ozzastra intera Chi non ch’eppat pius anima trista,
Frena sa manu de su terrorista E s’innozente nd’oga dae galera, Sa gioventude gagliarda e fiera De sa droga allontanala ‘e sa pista.
Torra, santu, a inoghe ti trattennere Ue preghende a tie si cummovene E deo cun issos onores t’intono,
M’inchino a tie e saludo a Ilbono Sa bella festa tua chi rinnovene Ancora in tantos seculos a bennere.
Onore a sas cascadas
Sezis, Lecorci e Lequarci, in giaru Massissos monumentos naturales, Cascadas d’attrativas geniales In tempu pioosu e non avaru Da sempre puntu ‘e ristoru e reparu De varias ispecies de animales De passados biddaios fieros Custodes de segretos e misteros.
S’ARRASTU ‘E BELZEBU’
Onz’annu a die ‘e oe a Sant’Irpinu Su popul’ogad in processione Giuanne in furcas de su pantalone Si grattad’airadu che mastinu
Giradu ‘e palas lis faghet s’inchinu Murmutende un’oscena orazione E non lu faghet pro devozione Ma pro ch’ogare s’aria ‘e s’intestinu.
In chejia isfogad su fele regressu Tronende Don Pisellu «azzis cumpresu Proite sa ostra fide rezet pagu
In parte bos hat Satana in possessu Ca in mesu idda giaru si est’intesu Del Belzebù murrunzu cun fiagu».
SU MULINU A BENTU
In su bar de Tonino ista cuntentu Cliente ch’intro ti ses’introdottu Pro turbinas e ventolas connottu Friscu in s’ijerru che in Serr’e Argentu
E soddisfattu ca sou est s’inventu Onzi mes’ora las poned’in motu Gai Tonino in custa zona est notu Che direttor’e su mulin’a bentu.
In s’istiu s’ingegn’usad’ancora Pro mantenner cun metudu e cun truccu Temperaduras de cura termale
E dettad’ordine a su personale Chi sizzilladu siada onzi bucu Pro chi non ch’essat sa calur’a fora.
DE DUOS UNU
Juto su ricciu in fogu, infriscamilu, Gai etad boghe, implorende, Susanna, Boiccu, lestru, usende sa minnanna Su ricciu infriscad’in mesu ‘e su pilu
E non flessibil’est che unu filu Ma rigida che sezion’e canna, Est che brazzittu de lattante manna De pesu,a colpu ‘e oju, est mesuchilu
Boiccu a s’acquaticu bucolu Puntad su missile interplanetariu Ca issu pro infriscare non bentulada
Cando Boiccu s’attrezzu reculada In s’impiantu idricu e fumariu Restad de duos’unu bucu solu.
OE CH’EST E NON PASSADA
De Pippu, giornalaiu ‘e su viale, Onzi manzanu – fettad bellu o feu – Girolamu si lead su giornale E unu respiru tirad de recreu
Nende «manc’oe bi so’- mancu male» Tra sos chi resu ana s’anima’a Deu E ispero chi cras puru puntuale Non ch’eppad chizzu ne numene meu.
Pippu s’incrasa su giornale lassada A Girolamu e mentre lu preparada Dad’un’ojada in varios puntos
Sa pagina leggind’e sos defuntos Bidendebi s’amigu Pippu narada «Oe ga ch’est» Girolamu non passada.
Maiu 2003
MOTIVU ‘E APPETITU (1)
Faghet benner sa gana Cando ides, in banca Prosciuttu, pett’arrustu e caviale
Gai de Fabiana In sa bentre bianca Su pulsante bucolu ombelicale
Provocad’appetitu Bidende su buschitu A ornamentu ‘e s’umidu canale
E si t’enid’offerta Sa vista ‘e su riccinu a bucc’aberta.
Maju 2003
BASSA PRESSIONE (2)
Esser’in calu sento Sa viril’energia, Dia ch’errer che in passadu ancora
Suffro cando m’ammento Ch’ischintiddas faghia A cuntattu ‘e una simile signora
Ca tando in furcas suas Nd’ischizzaia duas Chena nd’ogare s’istrumentu a fora.
Como poi ‘e una Sinde faeddad’a s’attera luna.
CHISTION’E GUSTOS (3)
Sessu e mandigu sunu Materia chi favoridi Bon’umore ignorende sos affannos
Ha nadu calecunu: «Chie pro sa patria moridi A s’istoria passat tra sos mannos»,
Eroe non mi ghelzo E morrere prefelzo Bruncu a bruncu a una pupa ‘e vint’annos
Passende a eterna vida A man’in titta e ispina inserida.
GENERU AMOROSU
Puru essende un’amabile persona Si tened’a sa sogra disaffettu Ginu a sa sua li tened rispettu E li riservat sa menzu poltrona.
Nad’a Lisetta, muzzere e padrona, «Mamma tua est un’ottimu soggettu, Dividimus cun issa mesa e lettu Ch’es pulida, garbada, bella e “bona”»
A Lisetta piaghet su cumbinu Ca dedicare si podet asie De insegnante a su sou programma
Tranquilla ca in domo b’est sa mamma Ch’in zona notte che in zona die De sa domo s’occupad e de Ginu.
Maiu 2003
A ulassa, bidda mia,
Ulassa, bidda mia, Da s’altu dominante Che da sa trona nobile sovrana Ispiras poesia Mirendedi a levante De centr’Ozzastra in sa zona montana Tisiddu e S’assa bella Ti faghen sentinella E de difesa un’aspettu ti dana E t’onoran’ancora Gruttas, sorgentes, fauna cun flora.
Maiu 2003
A Maria lai
Tenelu a mente, Ulassa maestosa, Es fizza tua, a orgogliu l’eppas gai Una minuda istella luminosa: Maria Lai
Nadale ‘92
A egidiu pilia e franca
Dae su regnu ‘e sa summa giustizia A dresta alzada e a manca in su coro Babbu e mamma sorrien e Letizia In mesu insoro.
Ottobre ‘92
A luiginu
Lu aera ismentidu sutt’a giura Ch’essed a culzu a morrer Luiginu, Onestu e operosu cittadinu, De Ulassai nobile figura, Finamente offuscadu at sa tristura Su bellu ammentu e s’ultimu festinu Ca su fatale e perfidu destinu Oe l’at fatta fora ‘e mesura. A Ulassai non torras piusu A ue ses naschidu e ammannitadu E i s’assenzia tua si lamentada Ulassa ti pianghed’e t’ammentada. Ma s’es beru chi b’at regnu beadu Lu goses’in eternu igue susu.
misteriu ‘e unu nastru
Ulassesos sa nostra residenza (ritornello) A centru es de interessu e simpatia Che mai prima pro sa ricurrenzia In onor’e sa mamma ‘e su messia Cun fide in s’avvenire ed energia Che dae su lagu emissariu riu Cun forte islanciu e rinnovadu briu Avanzemus tenendenos pro manos Pro raggiunghere lidos pius lontanos A fama senza ambire né a dinarisi E gai, o paesanu, tottu parisi Vivimos custu istoricu momentu.
Unimos fantasia a su talentu Pro mezz’orare su nostru futuru
Su suzzessu non mancad’e siguru Si idea a volontade si affiancada Ca garanzia es de sa libertade Su vivere civile e su progressu Non mancad’e siguru su suzzessu Si idea a volontade si affiancada de siguru su suzzessu non mancada si s’affiancad’idea a volontade ca garanzia es de sa libertade su progressu e su vivere civile dezisos ma cun garbu e cun istile truncamos s’odiosu isolamentu.
Ulassesos, sa nostra residenzia (ritornello) …………………………………………... vivimos cust’istoricu momentu.
Su nastru chi vibrend’est’a su entu Postu at coros in ansia e in cunflittu. Passad’a palt’e fora in dogni abitu
Ma non nos serrad’intro ‘e sa dimora Si su cunzettu bene si afferrada Menzus de prima liberos nos lassada In dogni abitu a palt’e fora passada Ma non nos serrad’intro ‘e sa dimora Passad’in dogni abitu a palt’e fora Ma intro ‘e sa dimora non nos serrada Si su cunzettu bene si afferrada Nos lassad menzus liberos de prima Ch’es sa guida chi nos giughed’a chima Abbandonadu s’infidu apposentu.
Ulassesos, sa nostra residenzia (ritornello) …………………………………………... vivimos cust’istoricu momentu.
Famosos personaggios brama an tentu De visitare cust’amena altura
Un’undada de arte e de cultura Benid’e custa festa a fagher parte Maria Lai de cuss’unda in cresta Totta sa passione postu b’ada De arte e de cultura una undada Benid’e custa festa a fagher parte Una undada ‘e cultura e de arte Benid’a fagher part’e custa festa Maria Lai de cuss’unda in cresta Posta totta bi ad sa passione E sa idda natia cun resone Pro s’esistenzia nd’ad’a tenner’ammentu.
Ulassesos, sa nostra residenzia (ritornello) …………………………………………... vivimos cust’istoricu momentu.
Do concludende ringraziamentu
A cantos attenzione mi an prestadu A cantos an sa festa organizzadu E a cantos bi an contribuidu A cantos su programma ana gradidu Tra cantos ana inoghe sa dimora E a cantos benidos sun d’e fora A ammirare ‘e Ulassa sos incantos Intanto bos abbrazzo tottu cantos Augurende chi a sos annos chentu Si rivivad s’istoricu momentu.
Settembre 1981.
su magu (Luglio – 2003)
Custu contittu de sos annos trinta Es de su seculu appena coladu De Ulassa una pagine distinta Che fit miseria e i s’abigeadu Colpiat su masone e frequente Iscumpariad su pegus domadu Ma pro fortuna – unu “magu veggente” Su donu aiada de ischire tottu Inue, cando, proit’e comente Fit Giuannicu Epussu cussu dottu Sos derubados de su circondariu Si lu consultaian’a fiottu Tantu - ‘e s’illustre magu - s’onorariu I consistiad’in calchi alimentu Pro poder’isbarcare su lunariu Antiogu, accusende peldimentu, tzoccad’e tiu Eppussu in sa dimora pro implorare unu sou interventu. «Accanta fis de bennere a disora» narad su magu cun aria segura «ma pro fortuna s’ebba es bia ancora. Es ligada ma tenta in bona cura Lean sabadu sa decisione De la endere o passare in cottura». Antiogu, tremende in sa persone, Meravigliadu ‘e tottu su cumplessu Paranormale de cust’istregone, Narad’a Giuannicu «app’interessu» Chi mi riveles tottu ‘e su chi trattasa Pro chi de s’ebba torra enza in possessu E Giuannicu «intr’oe mi attasa Chimbe formas de casu ‘e duos chilos Poi ti naro inue s’ebba agattasa E pro t’agevolare in certos filos Ca possedis masone» nat su magu «chimbe chilos de fiscidu attimilos». Puru leende Antiogu su fiagu Chi calchi truccu bi tened’in mesu Narat «de perder tottu menzus pagu» E giughed’a su magu su pretesu.
Cunvintos cretinos (Sant’Andria – 2003)
Unu tiru a sa fune as bidu ancora Ue ogni gruppu tirad pro a issu E su chi cedid benid fattu fora, Gai sun fattende cun su crocifissu Una parte lu chered sempre tale S’atera parte lu chered dismissu. Da sas iscolas, da su tribunale Da pubblicos locales de comunu Che da ogni caserma e ispidale Sa cheja est su logu ‘e su radunu De addobbos sacrales’e rughittas E finament’in cue troppu sunu. Cussu est su logu ‘e sos gesuitas Cussu ‘e rughittas est logu seguru Cussa est sa sede de sos parassitas. In cudd’iscola fid’appesu puru Su crocefissu cando ind’un’iscutta Subr’a issu crolladu est dogni muru. Comente mai s’iscola nd’es rutta Subra ‘e pizzinnos in minor’edade E una trentina bind’at mortu sutta? Emerget sa evidente veridade Ca fid su simbulu ‘e su sommu prode De assoluta inutilidade. Nan chi dogn’unu at s’anghelu custode Che assolutu garante dipintu Ma nudd’at fattu e non meritad lode Ma su bigottu mancu nd’at distintu S’evidente cuntrastu e su cumbinu E si proclamat credente cunvintu Deo lu giamo cunvintu cretinu.
sas battor’istajones (Cabudanni – 2003)
Descrio cun amore E si poto cun cura Su tempus bonu – mediu e tirannu De differente umore Tres meses ant de dura Sas istajiones in s’arcu ‘e s’annu Bind’at chi attin rosasa Siccagnas caldanosasa Abba e nie chi faghen bene e dannu Custu est cantu ana a manu Attunzu, ijerru, istiu e beranu.
Cabidanni est chi a fine Giughet sa caristia De sa longa siccagna istadiale. Friscu est Santu Aine, Severu est Sant’Andria E rigorosu est su mes’e Nadale. Pioet pius boltasa Riccas sun sas regoltasa Cust’est s’attunzu – friscu e geniale Da chi s’incunza abbrazzada S’ijerru, prepotente, che lu cazzada
Dae Nadale a Maltu Su tempus feu impedidi Su campestre passizzu e i s’appentu. Mastru Ijerru, in risaltu Poned cantu possedidi Cun tempestas de nie, d’abba e bentu Un’istajone pia Ca nasched su messia Tra sos mazzores – su divinu eventu. Poi enid s’annu nou Attera festa manna a bantu sou.
Poi ‘e Maltu, Abrile, Maiu e Lampadas saldana Pattu ‘e produer lughes’e colores S’aera beranile Profumana e iscaldana E i sa terra ammantan’e fiores. Tottu ana in disizzu De bessire a passizzu In s’elva cabriolan sos minores. Troneggiad puntuale Sa Pasca, festa manna, universale.
Triulas e Austu Cun cabidanni – Istiu, Su re de sas caldanas e siccagnas Est su momentu giustu Chi si diad s’avviu A sas gitas de mare e de montagnas Chie in mare s’istallada Chie sonad’e ballada Chie preferii sa paghe in sas campagnas. Rimediu annuale Riposu e cura, fisica e mentale.
Gai su tempus prosighid’e jogada Un’istajone s’atera che ogada.
Miraculos fasullos (Nadale – 2003)
A padre Piu – amadu e riveridu L’an dedicadu pintos e isculturas Li an’un’effigie imbrattadu ‘e luduras E a miraculu l’ana attribuidu
Ca sos chi sunu bascios de sentidu Sunu pettegolantes de basciuras Apped s’omin’e oe pius curas De su reale ch’at toccadu e bidu.
Padre Piu fit bonu, certamente, veru altruista, nde leamus attu, c’amaiad su mundu e i sa zente
ma in s’esser generosu fit comunu e miraculos mai nde at fattu e mai nd’ad’a faghere nisciunu.
a cesarina (Nadale – 2003)
Cesarina, sa meta Chi t’aias prefissa Oe d’aer raggiuntu ses felice Tocchende s’alta vetta Has bintu s’iscommissa Mustrende dotes de iscalatrice. Onorat cussu votu Su parentadu tottu Ultras che genitor’e genitrice De oe cun sa montagna Chi sa fortuna ti siat cumpagna.
sa quadriglia (Nadale – 2003)
De su terzu millenniu in su terz’annu Cazzadu ch’an s’alteru bellimbustu Saddam Husseim, de Irak tirannu. Bush es su promotor’e tottu custu Cun Blair – un’atter’unu maccu inglesu. Como a bider – però – cantu fit giustu. Puru Aznar, s’ispagnolu, bi es cumpresu Chi cun Berlusca nostru in s’intrallazzu De s’iscuru conflittu intran’in mesu. Custos sos battor’assos de su mazzu Gai figuran d’esser su chi aspirana Sa quadriglia ‘e sos concas de cazzu. Finalmente sos populos s’airana De sos batturu maccos occupantes Si sas truppas d’Irak non ritirana Sas perditas sun già troppu pesantes A partire da sos americanos Ma puru tra civiles abitantes. Poi es sa strage ‘e sos italianos Morin bindigh’ind’unu colpu solu Cun sa famiglia in coro e s’arma in manos. S’inculpevole populu ispagnolu A otto valorosos faghet luttu Pro sos bios restende in oriolu. Como in modu dezisu e assolutu De narrer’a Berlusca s’es fatt’ora Chi non perdas piu unu minutu Pro chi non rischen de morrer’ancora Deved lassare cussa zente in pasu E chi de cussu fogu nd’essad fora. Isbagliad’at, si fettad persuasu, cando at gridadu – “Alalà” e “A noi”. Bidente pagu e nudda ultr’a su nasu. Ponzende fattu a su caoboy De un’ingiusta gherra in su derulu Senza pensare tando – prima o poi – Chi lis aeran segadu su culu.
negativu finale 2003 (Nadale – 2003)
Poi ‘e Santu Aine Coladu est Sant’Andria E s’ind’est giuttu su mes’e Nadale Mustrad su canu crine Che bezzu in agonia S’attunzu – de s’annada a sa finale. De s’annu – a su tramontu Ponimos a cunfrontu Cantu bene b’at tentu e cantu male In su mundu e s’avverada Ch’in su bene su male est chi superada.
Onorevole…ma pagu (Nadale – 2003)
Li an’imbrattadu ‘e ludu gobba e corra Dende a s’Italia motivu ‘e gosu Cundennadu coment’e mafiosu Che garante de mafia e camorra Ma riabilitadu l’ana torra Cun giudiziu – pro pagu – iscandalosu E sinde faghet mannu su gobbosu Mustrend’e sas maliscias sa zavorra. Immaginades, bois, ite roba Occupad’unu postu tra sos bonos Puzzende feu inue at zente onesta, Ma immaginade puru canta festa Dian’a fagher cun cantos e sonos Si unu cras li bucheran sa gobba.
Istoria ‘e ulassa (Nadale – 2003)
Una biblioteca comunale Inglobad‘e Ulassa larga istoria Fotos, testos, de tennere a memoria De su passadu sa zente attuale.
Curada ‘e unu soziu culturale Cust’opera altamente meritoria Trattad’epocas de magra e de gloria De s’esistenzia in su cursu fatale.
Testimonìas chi sunu tesoro De s’esistenzia de Ulassa e deris Cun gradimentu total’e palese
De su terzu millenniu in s’annu trese Auguro a custu soziu e volonteris Fortuna impare a sa famiglia insoro.
s’impotente onnipotenzia (28 Nadale – 2003)
In festa fit sa sacra onnipotenzia Su vintighimb’e su mes’e Nadale De sa naschida ‘e Cristos ricurrenzia Narat Cristos gentile e ospitale A sos collegas:«Apprezzo e accetto Sa ostra cortesia solidale». Pro primu sinde pesat Maometto Nende: «Onore a s’eroe nazarenu Capu ‘e sos cristianos, chi rispetto». S’alzada Allah isbuffende che trenu Augurende e librende in sa dresta Unu boccale non pius pienu; Confuciu puru presente in sa festa Non hat lassadu un attimu sa mesa In preda a imbriaghera manifesta. B’est puru Budda in custa losca impresa Nota figura de occultu intrallazzu Murmuttende – imbriagu – a colca pesa. De duas una: sos chimb’e su mazzu O non esistin’in su firmamentu O esistin’e sun concas de cazzu. Ca in Iran – in su propriu momentu Chi onores rendian’a Gesusu Bi ad’istadu unu tragicu eventu: Tremendu terremotu si est diffusu Pius intensu ‘e precedentes boltas Ponzende sutta su chi fiat susu. Trinta mizza e pius personas moltas Sos volonteris in fossa comuna Piedosamente las ana regoltas. Su summu onnipotente pro isfortuna Los abbandonat – sa salvesa negada Chena dare assistenza peruna, però su Paba – annunziat – ca pregada ma ch’est andicappadu nos es notu e s’iscopu ‘e su pregu no ispiegada.
Ma forsis pregat chi torret de bottu Ogni cosa normale che a prima De suzzeder s’orrendu terremotu? Comente fagher a tenner’istima A custos parassitas ciarlatanos Chi solu cun sa “perda”… faghen rima E chi non giughen gallos in sas manos?
su presuntuosu (28 Nadale – 2003)
Intro ‘e unu impeccabile cumpletu Ciro – presuntuosu bellimbustu S’ispiad ammirendesi cun gustu Nende: «So chena neu unu soggettu
E naran celtos: “S’omine perfettu Non esistid” ma es narrer’ingiustu. Deo poto isfidare cuddu e custu Chi agatted a mie unu difettu».
Interpelladu unu parente sou Narad de Ciru: «Mancu si discuttada Ca no es bonu a si frier un’ou.
Sa mamma l’alimentad e lu curada Ma sas manos es che si non las giuttada Sola virtude sua est ca non furada».
Temperadura in calu (05/02/2004)
Sun settanta sonados – s’istrumentu Istad joghende a s’azzend’e istuda Ma si bella femina bided nuda Li signalad s’ispia in su momentu Cun puntas fin’a noranta pro chentu Iscattante che unu barracuda E si li dana facultade a s’ora Su dovereddu lu faghed’ancora.
a s’amigu giaGu pili (13/01/2004)
Onore a Giagu, nobile persone, Cun custos versos rendo ‘e bonu gradu De tottu rispettosu e rispettadu Currettu in modos e in espressione In patria che in anzena nazione Trabagliadore seriu e apprezzadu, Metodicu, prezisu e mesuradu Oe godid sa giusta pensione. De bell’e bonu amante in sa vida Però est forsis sa gara canora Tra custas cosas bellas preferida. Auguri, Giagu, e ti prego in cust’ora Custa dedica mia isbiadida A sos chent’annos t’ammentes ancora.
mastru randella (Nadale – 2003)
Appo a mastru Randella simpatia Ca sa partida faghed’ogni sera E de binchere faghet sa manera Barende ca lu tened a mania. Ma da un’implacabile giuria Rezid una sentenzia austera E cundannadu est da sa severa Legge de sa terribile “isciarìa”. Imbenujadu e frittidu su tzuffu Randella ad’a su retro che mandrillu Onzi truffadu cun s’attrezzu prontu Dende cursu a sa pena chen’iscontu Cantas boltas li s’at frigadu a “Lillu” Tantas boltas lu toccan de istantuffu.
ILLOGICU ISCENARIU (04/01/2004)
Un’istoria antiga fatta male Imposta cando sa zente fit lega E chi non regged’in s’era attuale. “Ora et labora” na’ trabaglia e prega E l’ad impostu in numen’e Gesusu Sa clericale, immorale cungrega. Sa zente suttamissa a d’ogni abusu Fit da custos cun s’inquisizione S’obulu pagaian’in piusu; Obbligu fiad sa cunfessione E che minimu pro regola fissa Un’olt’a s’annu sa comunione, Comente puru a iscultare missa Obbligu fidi e cresima e battizzu: Trasgressione non nde fid’ammissa. Fid negadu a s’isposu su manizzu Sa prima notte – istoria est – creide Reprimind’e futtire su disizzu; Mentre in numen’e deu e de sa fide Sa prima notte cumposta e cumprida S’isposa si futtiad su preide. Cando un’essere umanu suicida La finiad pro esser disperadu Pro diversos problemas de sa vida Da su preide non fid’interradu Esent’e cristianos contributos Morzende asie fit grave peccadu. A sos infantes ch’in morte sun ruttos Non batizzados “su chelu si negada” Decretan sos suddettos farabuttos. E s’impressid sa mamma e si piegada Cresimad’a battizzu cunsighente E in brazzos insoro tottu intregada Provocat custa cosca prepotente Inoghe gherras, inoghe litigios Cun dogn’atera cosca cuncurrente. Da oscuros passados, tempos grigios, Fentomana miraculos non fattos Mortos risortos e atteros prodigios. Cun miraggios celestes e ricattos Faghene chi sos omines ridottos Pius masedos siana e barattos. Una olta imbrigliados sos bigottos Restan imboligados sempre asie Disponibiles, umiles, devotos. Parte manna, però, sun’oe in die Chi aman su reale, su cuncretu E tottu cantos custos che a mie Los mandan’affanculu in modu nettu.
SONNU CHI PARET BERU (06/02/2004)
Possedo in sonnu sas grazias tuas E a t’asare in tottue m’invitas Su caldu ricciu, sas roseas tittas Né sas solidas nadigas mi cuas
Sempre in creschende naras: «como suas Sas duas coloridas fragolittas E gai cun sa limba a sas brochittas Sa punta lis’allisgio ad ambas duas
In s’attu ‘e s’amorosa fusione Tottu, anima e corpus, est immersu In sa goduria e intimos umores
Appende netta sa sensazione De mi librare in altu in s’universu Ind’unu mistu ‘e musica e colores.
S’invasa ‘e belzebu’ (Nadale 2003)
Narad don Mattu: «Si ascultu mi dasa T’ad’esser toccasana custa oghe Su segretu s’imponed chi ti attroghe De Satana, Santina, ses invasa.
Como chen’isettare fin’a crasa sa este allenta e colcad’inoghe e pro chi cantu prima che lu oghe collabora convinta e persuasa».
In s’attu veru e liberatoriu Mattu palpad Santina ‘e conc’a pese Vibrende minettosu s’aspersoriu
Nende: «In possessu ‘e su nemigu ‘e Deus Sola, in Ulassa, Santina non sese Ma chend’ada una ghedda finas peus».
COMENTE La CREO (Lampadas 2003)
Sas religiones de su mundu intreu Cun sas superstissiones las cullego Deo non las irrocco e non las prego Ca lu ritenzo ridiculu e feu
In su chi creo giustu avasso reu Mai a sas frivulesas mi piego E comente la creo l’ispiego Coerente a su puntu ‘e vista meu.
Sos ch’in santoso crene e cartomantes Sa logica trascuran pro descoidu E ind’unu mundu irreale si frisciana;
a sos blandos bigottos si misciana a bucc’’aberta fissende su boidu che elveghes famidas e belantes.
sa fiera ortulana (Lampadas 2003)
Tia Rosa su mezz’e trasportu: Unu vispu molente bellu rassu, Poned’a puntu e si tuccad’a s’ortu Ma in Barigau rallentat su passu Ca una pattuglia s’andare l’impedidi E i s’appuntadu, cun aria ‘e gradassu, Cun severas domandas l’aggredidi Cun modu ‘e chie es pagu cavaglieri Su bullettinu ‘e s’ainu li pedidi. Risponde Rosa a su carabineri: «Non nde tenzo, ma fagher gai devede Pro identificare su someri: Diligente sa coa li sullevede E cun sa pinna chi at sutta in sa ussa Su numeru ‘e sa targa li rilevede, Una pinna zigante, bell’e russa Faghet bene su puntu – marca “Razzu” E i su verbale l’iscriet cun cussa». S’appuntadu, evidente in imbarazzu, Narad a Rosa: «Si ch’andet subitu, Si no sos ferros l’astringo a su brazzu». Rosa ringraziad’e varcat su situ.
s’orgogliu gay (Austu 2003)
Invece ‘e s’impiccare – sos guastos – Si dichiaran’orgogliosos puru. Sos ch’an de culattones su difettu Si sun’unidos in categoria. In passadu s’insoro anomalia Supportaiana in modu discretu Oe pius non sufrin’in segretu Dende pubblicu iscandalu seguru. Invece ‘e s’impiccare – sos guastos – Si dichiaran’orgogliosos puru. De unu sindacadu sunu socios Ca de loscos dirittos an pretesa Gai an puru legale sa difesa Sas lesbicas coment’e i sos frocios E si gioban’in intimos approcios A lugh’e sole e non solu a s’iscuru. Invece ‘e s’impiccare – sos guastos – Si dichiaran’orgogliosos puru. A richiesta ‘e certos cumpromissos In parlamentu rispostu ana chei Est evidete ca ministros ghey Bi ndat pius de unu in mes’e issos Cunsapevoles ca los votan fissos Sos ch’an su culu che bors’e canguru. Invece ‘e s’impiccare – sos guastos – Si dichiaran’orgogliosos puru. Tra duos mascios s’oscena combina Si bi pensas ti provocat rigettu De s’isposare puru an’in progettu Masciu e masciu, femina cun femina, Inquinende costas e marina S’immorale e pestiferu misturu. Invece ‘e s’impiccare – sos guastos – Si dichiaran’orgogliosos puru. Non solu ‘e s’isposare an’in programma Accampende ‘e giuridicu valore Ma s’adotazione ‘e unu minore Chi es restadu chena babbu e mamma Ma contras, pro fortuna, a tale dramma Finas su Vaticanu faghet muru. Invece ‘e s’impiccare – sos guastos – Si dichiaran’orgogliosos puru. Sos froscios, siat femmina o omine Cheren mustrare pro bellu su feu Isculettende isfilan’in corteu Leende pro virtude su macchine Ca mentre an titta e culu e pedde fine Ana sa faccia ‘e pedd’e tamburu. Invece ‘e s’impiccare – sos guastos – Si dichiaran’orgogliosos puru. Sos froscios non den’aere suzzessu Appo evidenziadu su proite E tottu sos affettos de “culite” Pro legge sian postos ‘in arressu. Pro garantire isviluppu e progressu Zente sana abbisonzada in futuru. Invece ‘e s’impiccare – sos guastos – Si dichiaran’orgogliosos puru.
arriscu ‘e fallimentu (11/02/2004)
In paradisu s’altu parlamentu Dichiarada unu futuru incertu Rischende addirittura fallimentu. Sempre pius isquallidu e desertu E sempre pius pagos sos ammissos Est tott’in donu ‘e lu tenner’abertu. Naran sos santos: «Sutta in sos abissos Sos tiaulos usan d’onzi jogu E si divertin clientes e issos». In su mundu sa zent’e donzi logu Cumpresu hat sos mendaces iscenarios E non timen tiaulos ne fogu; Pius non pigan’a chelu sos vicarios Ne munsegnores’e ne cardinales S’annoveran tra cussos immissarios. Naschidos in bonora cussos tales Godin’in terra sos menzus favores Cun lussos, viscios de bentr’e carnales In calu es sa morale e sos valores E de tantu disordin’e abusu Su peusu lu suffrin sos minores. Su direttivu celeste hat diffusu «Pro tottu custas ragiones trattadas anima a chelu non pigat piusu, su paradisu abertu est’in debadas».
fiorida edade, addiu
Irde istajone, addiu Subbintrad’est sa fritta Chi truncat, brusciat, siccad’e isbiadidi Calad vigor’e briu In sa neula fitta Su coro, istraccu, sa tristura invadidi De natura est sentenzia Chi s’umana esistenzia Che dogn’atera cosa in mundu iscadidi E si gai est sa vida Ben’ennida bezzesa, ben’ennida.
S’8 ‘e cabidanni
SA CAUSALE
Pienas de vida, maestosas, bellas De New Jork in s’urbanu isplendore Si eregian sas turres gemellas Ma terroristas privos de onore Arabos, camicazzes musulmanos, Segundu unu piano ‘e terrore, Han dirottadu duos aeroplanos A d’ogni turre puntadu nd’han’unu Ambos carrigos d’esseres umanos. Tremendu impattu, penetrados sunu Provochende ispontaneu su rogu Da su cale iscampadu no es nisciunu. Su boidu s’est fattu in cussu logu Varias mizzas in su crollu totale Sun mortos pro sa rutta e pro su fogu. Ma faeddamus de sa causale A poi ‘e cussa tragedia umana Certamente a sa bas’e tantu male; S’arrogante politica Bushiana Cun prepotenzia e ambizione Propria ‘e sa nazione americana Chi chered fagher su padre-padrone Subra ‘e tottus elevendesi a tempiu Finament’in sa nostra nazione. Pius de una olta hat fattu iscempiu Cun buconestes velados de mele Sa tragedia ‘e Ustica est d’esempiu, O protegged comente Israele Non parendeli ne ungias ne murros Cun su ighinu pro esser crudele. Non sind’ammentan no cussos buzzurros Cando los han salvados dae s’ingiusta Morte pro asfissia intro ‘e sos furros, Contr’a sa Palestina usan sa frusta In ambas partes morzende che musca E no est giusta ne cudda ne custa. Ultras de Bush han s’appoggiu e Berlusca In politica una vera babbuccia De truccos e imbroglios sembre in busca Da no istare seriu e a s’accuccia Ma puntigliosu e testardu che mulu Es ruttu subra e un’infida buccia E li han segadu sa buccia ‘e su culu.
Sant’Andria 2003
MASTROS FURRAIOS
O amada istranzia Ch’in Ulassa colades Bravos mastros furraios renden notu: Una panetteria Sa ditta “Piras frades” Produin pan’e trigu bene cottu Impastan cun vibbrantes Frullinos penetrantes Pesad’essid e ruiu su prodottu Inue tottu giras Intendes numerare “Frades Piras”. Pienan furru e conios Cun pastosa zavorra Frades Piras cun ritmu costante Usana che dimonios Sa “pala” a s’and’e torra Intro su bucu “ozonicu” fumante Usan su frullatore Su tubu ischizzadore Pro amalgamare sa pasta fragrante A trabagliu conclusu Su “paninu” e Tonello enid diffusu. Sa turista baresa A negoziu andada A comporare pane puntuale Cun garbu e gentilesa De li dare domandada S’e frades Piras bonu e naturale E mentre custu annunziada Sa «e» pro «a» pronunziada In su preferrer su “pene” locale «Il pene di Antonello si scioglie in bocca preferisco quello».
non ti lamentes…
Tua es sa domo ch’asa in residenza Sa cantina frunid’asa e sa mesa Redditu as tou o mensil’e impresa Godis de sanitaria assistenza Si prodiga est cun te sa provvidenzia Pius de tantu no epas pretesa Milionese sun ch’in poberesa Cunduin una misera esistenzia Cantos pizzinnos famidos e nudos De materias mancantes o carentes Da nd’aer troppu sos riccos bentrudos Podian viver menzus tottu cantos Si fin pius onestos sos potentes Chen’armas, perrighias né pregantos.
Maju 2004
controconvincimentu
Narat Peppinu «oramai in sa vida Pius no apo ne gustu ne briu Tantu aled’a la fagher finida». Unu bigliette iscried de addiu Poi cun passu dezisu e costante Si tuccad lestru a su pont’e su riu E notad prontamente unu passante Chi Peppinu sos brazzos ad’ispaltu Pro si tuffare in s’abba suttastante Appena prima ‘e ispiccare su saltu Peppinu es presu ‘e cust’omine onu E affacc’a issu depostu in s’asfaltu E custu salvadore in su ragionu Narad «Deus sa fida nos at dadu E de nos la leare iss’es padronu Unu a s’ateru istende affiancadu A s’inversu fatende su caminu Giompene a sa piatta ‘e s’abitadu Como t’ispieg’eu na’ Peppinu Pruite s0 pensende in onzi istante A mi che frangher de tantu casinu Nota sa malavita dilagante Ch’es diffusa in s’intera nazione E nisciunu ‘e sa legge est osservante. Drogas, rapinas, prostituzione Diffusa puru es sa pedofilia Fina in sos covos de sa religione Si a difesa ‘e sa pizzinnia Si a s’assistenzia ‘e sos anzianos Non che tened peruna garanzia Signu es ca mancan principios sanos E tando es menzus finire a sa brusca In custu mundu de falsos umanos E ancora ite narrer ‘e Berlusca Sa politica leende a disaogu In fattos de prò sou sempre in busca Avventuradu ind’unu oscuru jogu Riscad Berlusca de restare cottu Da ch’iss’e tottu ad’alluttu su fogu Custu e ateru chi resu ad a notu Cun parlantina franca e ischietta Su “salvadore” giustu at riconnottu E de nou lu lead’a brazzetta A chentu metros su riu an de fronte E chi non costitued pius minetta Su parapettu giampan de su ponte Abbrazzados ind’un’unicu fasciu Sas disauras lassendesi a monte Si tuffan in su riu a conch’in basciu. Maju 2004
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