Antonio puddU

 

 

Comente la creo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

http://www.saperdaesuentu.it

Associazione culturale

“Sa perda e su entu”

e-mail: saperdaesuentu@tiscali.it

Ulassai

 

 

 

“Istillas de lentore”

(Gocce di rugiada)

 

 Progetto culturale di riscoperta, valorizzazione e recupero della poesia dialettale ulassese

 

 

 

 

 

 

 

Puddu Antonio

 

 

 

Comente sos vulcanos fumu e foghu

Bogana dae sas visceras insoro

De gai sos poetas dana isfogu

De cantu sentini issoso in su coro

 

Salvatore Poddighe

Dualchi

 

 

 

Sommario:

Breve biografia scritta da lui medesimo ………….

9

Introduzione ………………………………………

11

Merciantes de fumu …………………………….…

15

Su realista ……………………………………...….

17

S’inquisizione ………………………………….…

20

Su santon’e turnu …………………………………

21

Santu sende biu …………………………………...

22

Su credulone ………………………………………

23

Su parabentu ………………………………………

24

Su lustrascarpa ……………………………………

25

S’odiu costante ……………………………………

26

Su pulcinella ………………………………………

27

Avvicendamentu (Politiche 1987) ……………......

28

A s’Ozzastra ………………………………………

29

Dialugu ……………………………………………

30

Osini  - S. Giorgio 1981 …………………………..

31

S’interrogativu ……………………………………

32

Barigau – S.ta Barbara 1981 ……………………...

33

Festa S. Cristoforo – Ilbono 1981 ………………..

34

Onore a sas cascadas ……………………………...

35

S’arrastu ‘e Belzebu’ ……………………………..

36

Su molinu a bentu ………………………………..

37

De duos unu ………………………………………

38

Oe ch’est e non passada …………………………..

39

Motivu ‘e appetitu ………………………………..

40

Bassa pressione …………………………………..

41

Chistion’e gustos …………………………………

42

Generu amorosu ………………………………….

43

A Ulassa, bidda mia ………………………………

44

A Maria Lai ……………………………………….

45

A Egidiu Pilia e Franca …………………………...

45

A Luiginu …………………………………………

46

Misteriu ‘e unu nastru …………………………….

47

Su magu …………………………………………..

50

Cunvintos cretinos ………………………………..

52

Sas battor’istajones ……………………………….

53

Miraculos fasullos ………………………………..

55

A Cesarina ………………………………………..

56

Sa quadriglia ……………………………………..

57

Negativu finale 2003 ……………………………..

59

Onorevole…ma pagu …………………………….

60

Istoria ‘e Ulassa ………………………………….

61

S’impotente onnipotenzia ………………………..

62

Su presuntuosu ……………………………………

64

Temperatura in calu ………………………………

65

A s’amigu Giacu Pili ……………………………..

65

Mastru Randella …………………………………..

66

Illogicu iscenariu ………………………………….

67

Sonnu chi paret beru ……………………………...

69

S’invasa ‘e Belzebù ……………………………….

70

Comente la creo …………………………………..

71

Sa fiera ortolana …………………………………..

72

S’Orgogliu gay ……………………………………

73

Arriscu ‘e fallimentu ……………………………...

75

Fiorida edade addiu ……………………………….

76

Sa causale …………………………………………

77

Mastros furraios …………………………………..

79

Non ti lamentes… ………………………………...

80

Controconvincimentu ……………………………..

81

 

 

breve Biografia scritta da lui medesimo

Settimo di una famiglia di otto fratelli (cinque maschi e tre femmine), nacqui ad Ulassai il 1° novembre del 1933. Figlio di Puddu Raffaele, uno dei più noti poeti improvvisatori ulassesi di muttettos, frequentai le scuole elementari e con profitto direi se consideriamo le carenze, anche nel campo scolastico, dovute alla guerra (1940-’45).

A 19 anni partì militare come volontario nel’esercito. Arrivai al grado di sergente ma, alla scadenza della rafferma del quarto anno, fui messo in congedo.

Nel 1957 partì per la Francia, dove, da vari decenni, trovansi molti miei parenti e dove ho subito trovato lavoro come operaio edile. Sempre in Francia fui anche operaio specializzato in una fabbrica che produceva filo spinato.

Nel 1958 tornai in Italia per sposarmi con Maria Melis e, insieme, tornammo in Francia. Rientrato definitivamente in Italia, ad Ulassai, nel luglio del 1966, vista la situazione precaria dei trasporti pubblici, dal 1968 e fino al 1990, svolsi l’attività di autotrasportatore (noleggio da rimessa).

Sono gli anni in cui, senza contare sull’aiuto di nessuno, costruii la mia casetta, modesta ma comoda e pratica.

Nel piccolo dell’ambiente politico ulassese mi occupai anche dei problemi sociali, allora, forse, più vivi e sentiti di adesso. Ricoprii la carica di segretario di sezione dell’allora P.S.I. e fui anche consigliere comunale, presidente della caccia autogestita, capitano della compagnia barraccellare, etc. Ora faccio il pensionato, occupo il mio tempo facendo qualche lavoretto, qualche partita di carte con gli amici, e a volte vado a caccia

Ogni tanto scrivo qualche poesia prendendo spunto, talvolta, da qualche avvenimento di cronaca, tal’altro dai miei ricordi. Spero di non offendere nessuno dichiarando di essere contrario a religioni, maghi, santoni, oroscopi e quant’altro c’è di fasullo, ridicolo e dannoso nella nostra società.

 

 

 

 

Introduzione

 

 

 

“Istillas de lentore”

Produzione letteraria minore ulassese

 

Colti dilettanti di poesia

 

L’associazione culturale “Sa perda e su entu” da tempo impegnata nel recupero, nella promozione e nella salvaguardia della cultura locale, non poteva, ovviamente, trascurare uno degli ambiti più significativi ed importanti della tradizione culturale ulassese e sarda: la poesia in limba.

Si è pertanto attivato un progetto di ricerca e di riscoperta delle voci più autorevoli della poesia dialettale ulassese, “Istillas de lentore”, che ha visto l’impegno di un elevato numero di cultori ed appassionati che con impegno encomiabile, si sono prodigati nella ricerca e nel recupero di  una mole enorme di documenti, testimonianza di una vivacità compositiva particolarmente sentita e viva ad Ulassai soprattutto nella seconda metà del secolo scorso. 

           Vecchi componimenti, un tempo parte sostanziale del vissuto quotidiano del nostro paese, oggi sono pressoché scomparsi e solo grazie ad un intenso lavoro di scavo nella memoria collettiva e personale di pochi anziani è stato possibile recuperarli dall’oblio cui erano caduti.

Questa breve raccolta di poesie, ovviamente, non ha pretesa di esaustività dell’ampio panorama poetico ulassese ma rappresenta un primo esempio, crediamo significativo, di cosa sia possibile recuperare dallo scrigno della memoria culturale e storica ulassese.

          Nelle prime due monografie, dedicate alle opere di Giovanni Loddo e Antonio Puddu, si è voluto presentare l’esempio di una produzione poetica importante cui a breve seguiranno altre raccolte nelle quali confluiranno componimenti che hanno segnato la storia recente di Ulassai ed accompagnato, per generazioni, la narrazione di fatti ed episodi significativi. 

            La esperienza poetica degli autori presentati si inserisce nel filone, assai ricco in Sardegna, dei cantori popolari estemporanei di poesia dialettale in  limba. Poeti in tono minore certo, sconosciuti al grande pubblico, estranei ai circuito letterari, ma spesso dotati di una vena artistica e compositiva autentica. Creatori di opere di indubbio valore letterario vivono e sentono la poesia nel fluire quotidiano delle piccole cose, come componente essenziale dei piccoli grandi eventi che segnano le loro esistenze di colti dilettanti di poesia,  legati ad una visione poetica della realtà quotidiana che vivono senza contaminazioni letterarie e con limpida sincerità e sentimento. Senza le sottigliezze formali e le artificiosità dei poeti di professione hanno una visione semplice e sostanziale della poesia, intesa come legale intimo e arcaico con la memoria storica della nostra isola. Come i grandi poeti antichi non studiano composizione, sentono col cuore le melodie, avvertono i toni, i canti, i sentimenti in completa sintonia con i palpiti e le pulsazioni dei loro più intimi pensieri, in armonia con la realtà in cui vivono, con la semplicità e la naturalezza dei loro piccoli gesti quotidiani. Non hanno velleità letterarie si limitano a vivere ed a comporre, dove comporre ha per loro una intima ed assoluta equivalenza con il vivere e con l’essere.

      Nell’opera di Giovanni Loddo, come in quella di Antonio Puddu, la vita da emigrato ha influito profondamente nella loro esistenza tanto da condizionare e segnare in maniera indelebile la loro produzione poetica. Proprio nelle poesie legate alla vita da emigrante si possono cogliere, per entrambi, alcune composizioni di viva e sincera poesia, caratterizzati da un’intensità di sentimento e di dolore difficilmente riscontrabili in altri componimenti. Emerge prepotente il profondo legame con la propria terra e le proprie tradizioni, un lacerazione dolorosa in cui si avverte fortissimo il desiderio di tornare, l’intimo dissidio tra le angustie materiali ed il calore lontano del focolare domestico, il dramma dello sradicamento sociale e culturale che migliaia di sardi vissero nei tristi anni della grande emigrazione. Dramma umano che vorremmo fosse solo un lontano ricordo del passato e che, invece, purtroppo molti sardi, troppi, ancora continuano a vivere e sentire sopra la propria pelle. 

Nelle raccolte si dipanano le multiformi espressioni della poesia popolare ulassese più autentica: dalle caricature ironiche, alle dolci e tenere lettere d’amore, agli orgogliosi ed accorati richiami alla salvaguardia di un’identità linguistica e culturale minacciata, alle tenui melodie letterarie dedicate ad amici, parenti, compagni.

Autentici rapsodi e cantori di una poesia popolareggiante e giocosa un tempo estremamente diffusa su tutto il territorio isolano oggi, emblema della attuale deriva culturale dei valori etnici di un popolo, pressoché scomparsa o limitata a circuiti minimi della società sarda.

      Ai complessi metri e ritmi de sas modas, si susseguono i più aristocratici sonetti, le popolari ottave, le terzine di dantesca memoria, fino ad arrivare ai fantasiosi e delicati acrostici, ad appassionati epistolari che narrano in poesia i sentimenti più autentici di una poesia sentita veramente come elemento imprescindibile della vita quotidiana e dei suoi rapporti sociali. Spesso si indulge un tantino troppo in espressioni particolarmente sarcastiche, mordaci, volutamente eccessive, fino talvolta a rasentare l’offesa urlata, espressione anch’essa di un sentire popolare che non ci siamo sentiti di limitare ma che presentiamo ai nostri lettori con la preghiera di voler cogliere non tanto i toni accesi e l’eccessiva enfasi di taluni componimenti quanto la loro schiettezza, la libertà di espressione, la totale mancanza di freni ed inibizioni in battute che, volgari o no, fanno parte indelebile ed imprescindibile di uno stile poetico popolare che non possiamo trascurare.

Un ringraziamento particolare va a Mario Usai senza il cui impegno e dedizione questo lavoro non avrebbe mai visto la luce. Un ringraziamento ulteriore va poi tributato a tutti i soci dell’Associazione culturale che da anni, con impegno ed abnegazione, rendono possibile un lavoro di indagine e di valorizzazione senza precedenti in un paese ricchissimo di cultura e tradizione ma talvolta pigro e poco interessato alla promozione delle sue enormi potenzialità.

 

 

Giuseppe Cabizzosu

Presidente Ass. Cult. “Sa perda e su entu” – Ulassai

30/03/2004

 

 

 

Merciantes de fumu

 

Pensade chejas, tempios, santuarios

Basilicas, duomos cattedralese

Sun tottu sedes de industrialese

Eredes de s’occultu e de s’ignotu

Sun de industriales sedes tottu

De s’occultu e de s’ignotu eredese

Sun de industriales tottu sedes

Eredes de s’ignotu e de s’occultu.

Tramana e tottu in numen’e su cultu

E intantu s’irrichin cantu bramana        

In numen’e su cultu e tottu tramana

E cantu bramana s’irrichin’intantu

Ogni die t’aggiunghene unu santu

A s’ischiera ‘e su summu Deus.

Una olta pro isventura peus

Che fit sa dittatura pius tolta

Pro isventura peus’una olta

Che vid sa pius tolta dittatura

Una olta pro peus isventura

Sa dittatura pius tolta che fiada

Su miscredente a fogu brusciaiada

Pustis d’unu sommariu interrogu

Su miscredente brusciaiada a fogu

Pustis de unu interrogu sommariu

Ordine de su Paba, altu vicariu,

Capu indiscussu ‘e sos chi enden fumu.

 

Pensade chejas tempios santuarios

……………………………………

A s’ischiera ‘e su Deus summu.

 

De morte cantilena ana e profumu

Mala sorte lis mined sa carena

An de morte profumu e cantilena

Lis mined sa carena mala sorte

 

Profumu e cantilena ana ‘e morte

Lis mined sa carena sorte mala

Cun sacramentos e cantu ana a pala

 

Lis mined sa carena mala sorte

Profumu e cantilena ana ‘e morte

Lis mined sa carena sorte mala

Cun sacramentos e cantu ana a pala

 

Raiu los sicched sutta sa suttana

Cun sacramentos e cantu a pala ana

Raiu los sicched de sa suttana sutta

Sa razza ‘e parassitas pius brutta

C’ada infestadu sa terrestre isfera

 

Pensade chejas tempios santuarios

…………………………………..

Dae su summu Deus a s’ischiera.

 

Torturados e postos in galera

Sian custos depravados faccitostos

Torturados e in galera postos

Sian sos faccitostos depravados

E postos in galera e torturados

Sos faccitostos depravados siana

Pro chi pius iscandalu non diana

De truffadores in numen’e deu

Sos chi ana intzegadu a Galileu

A tempus de s’Inquisizione

Dae sos santones de sa religione

Cun pastorale e mitera in zucca

Chi sa zente ignorante e mamalucca

Inturlupinan cun truccos e conios

E in culu ch’isforran’in dimonios

Sas ostias ch’ingullin dae ucca.

 

Su mes’e Nadale 2002

 

 

 

 

Su realista

 

Eo so pro su reale, su concretu

Pro su chi s’idet, s’intendet, si toccada

Chi epat forma e colore su soggettu

 

            Mentre s’astrattu dubbios provocada

            Falsos cunzettos e confusionese

            E in su misteriosu si collocada

 

Inue campu an sas religionese

Sas cales cun settariu ordinamentu

Miran’a imbaucare sas personese

 

            In su mundu chend’at pius de chentu

            Promittin chelos minettan’abissoso

            Cun su matessi metudu e intentu

 

Sa cattolica cun sos crocifissoso

Cun missas, santos in processione

Pro fagher crere su chi non creen’issoso

 

            A cabu b’es su Paba, su santone

            Chi de s’altu ‘e s’imperu vaticanu

            Ordines dada e disposizione

 

Custu capu istregone cristianu

Es possessore ‘e ingentes capitalese

Da s’isfruttare su genere umanu

 

            Progettistasa sun sos cardinales

            Coltos, espertos e connoschidorese

De tottu sos problemas mondialese

 

Sutt’a issoro sun sos munsegnorese

Tott’indorados de modos gentilese

Nan chi sun de su populu pastorese

 

Tottas sas direttivas vescovilese

Sos preides osservana cun cura

Sempre a cuntattu ‘e sos pius umilese.

 

Custa cricca s’umana creatura

Totta vida si lean’a passizzu

Dae sa naschida a sa sepoltura

 

Abba fritta l’ischizzan’a su chizzu

Frases’e rughes in su rituale

Rezzit su sacramentu e su batizzu

 

Pius innanti in confessionale

A reverendo giustos contos dada

De cantu fin’a tando at fattu ‘e male.

 

Su die fattu s’ostia sagrada

Rezzit cun cristianu sentimentu

“Prima comunione” enid giamada

 

Poi su cresimale sacramentu

Rezzid ancora sende giovaneddu

Su padrinu es garante in cuss’eventu.

 

Sa die de s’iscambiu ‘e s’aneddu

Sa coppia istad’umile e devota

Iscultend’e don Ichis su faeddu.

 

Pro sorte s’era non l’amus connotta

Cando s’isposa pro sa prima notte

Da su preide beniad sedotta

 

E tando es giustu chi cun ira annote

Cantu ana fattu e faghene de tortu

Sa gerarchia de su sacerdote,

 

L’isfruttan sende biu e poi a mortu

Li dedican’in numen’e Gesusu

Ritos settarios missas de supportu

 

Pro chi s’anima pighet pius susu

Ma cun sa bona offerta ‘e su parente

Chi de cretinu subbid cuss’abbusu.

 

A miraculos troppu frequente

Su clero dat risaltu e dat risonu

Chi offendet sa persona intelligente

 

Invece sa madonna o su patronu

De piangher’inue los ant fissoso

Dian’a fagher calchi cosa ‘e bonu

 

Ca interventos bi cheret massissoso

Ue morin de famine e de males

Chi non si curan cun sos crocifissoso

 

Bene paschidos sun sos clericalese

Ca in bona domo ana bona padedda

Los dia a cherrer bider verticalese

Cun su tuju tirende sa funedda.

 

 Annu nou 2003

 

 

 

 

S’inquisizione

 

Fiat sa santa inquisizione

Un’ispeci’e setta disumana

Istituida da sa religione

Cattolica, apostolica e romana.

 

Mai s’at bidu un’associazione

Tantu sanguinaria e tirana

Capeggiad’e su Paba, su santone.

Sa disonesta cricca cristiana

 

Cuddos capaces de bider’intreu

Poniad’in prisone e in disaggioso

O brugiaiada in numen’e gesusu

 

Cuddos chi cumprendian de piusu

Utiles e famosos personaggioso

Tra sos cales b’idimos Galileu.

 

Bennalzu 2003

 

 

 

Su santon’e turnu

 

Milingu e settaria zenia

Cardinale cattolicu metzanu

Fingit chi su soggettu pagu sanu

Curat cun s’usu e s’istregoneria

 

S’isposad’e s’ispassat cun Maria

Contraponendesi a su vaticanu

Lu convocat su capu cristianu

Ma unu refacciu li faghed’ebbia.

 

Milingu s’imbenuggiad’a su Paba

Su Paba serrad’un’oggiu pro issu

E zessat tramontana e temporale.

 

Su direttivu e su covu papale

Lead’attu e s’oscenu compromissu

E salvan gai caulu cun craba.

 

Su mes’e Nadale 2002

 

 

 

 

Santu sende biu

 

San Gennaru, pilastru cristianu,

Ogni annu in puntu mese, die e ora

Mustrad su samben sou e corpus fora

Diluendesi pianu pianu

 

E tottu custu in manos de Giordanu,

Su cardinale santu in vida ancora,

Chi beneighed fauna cun flora

E zent’e logu in su napoletanu.

 

Abberid su poltone a chie zoccada

Sa sua alta assistenzia non negada

Sempre altruista in su sou filonzu.

 

Dad puru inari a chie nd’ad bisonzu

Gai pro custu santu b’est chi pregada

Chi unu colpu ‘e balla non lu occada.

 

Bennalzu 2003

 

 

 

Su credulone

 

Pensa cant’est’ingenua una persone

Chi credet in s’occultu e in s’irreale

In sas ciarras de magu e de santone

Dimustrende carenzia mentale.

 

Si presu puru est de sa religione

Est duas boltas tontu cussu tale

E che i cussu in dogni nazione

Bind’at alta una percentuale.

 

Cando unidos invocan sos supremos

Murmutende che pegos de iscaltu

Domandende sa grascia a su divinu

 

A chizzu in basciu faghene s’inchinu

O a manos giuntas mirendes’in altu

Mi paret sa fiera ‘e sos iscemos.

 

 

Bennalzu 2003

 

 

 

Su parabentu

 

Su Paba, carismatica figura,

Capu ‘e sa cristiana gerarchia

Però non hat sa mia simpatia

Ma, anzis, lu cuntesto addirittura.

 

Li rendet s’esistenzia pius dura

S’alta cardinalizia iscuderia,

A pese a tira e perdinde salia

Che un’andicappadu chena cura.

 

De vaticanu parabentu fissu,

Pagos poderes decisionalese

Li dana in s’altu imperu cristianu.

 

In segretu in su covu vaticanu

Decidin sos bentrudos cardinalese

Chi sun’espertos atteru che issu.

 

Frealzu 2003

 

 

 

Su lustrascarpa

 

Tottus an’a Bin Laden cundannadu

Pro s’ignobile istrage americana

Comente puru a Bush tortu dana

In sa gherra pro s’essere impuntadu.

 

Berlusca, tracomosu incipriadu

Disponibile che una puttana

A Bush saludende a sa romana

Narat: «Ti so fidele un’alleadu»

 

Su lustrascarpas de su caoboi

Incoraggiat sa bellica avventura

Ignorende sa oghe ‘e sa piatta

 

Mustrende cun Saddam de fagher patta

Però sos musulmanos fattu han giura

Chi li segan su culu prima o poi.

 

 

Frealzu 2003

 

 

 

S’odiu costante

 

Sos eredes de s’Inquisizione

Mi faghen’un’effettu rivoltante

Cantu cumpresu est’in sa religione

Pro me es motivu ‘e odiu costante.

 

In d’ogni passu ‘e sa vida durante

T’imponen issos sa condizione

Una ‘e sas tantas: sa cunfessione.

Sa bascesa pius umiliante

 

Eo fatto sempre in modu chi non perda

Però giogo leale sa partida

Sempre cun onestade e bona fide

 

E ignoro in su tottu su preide

Ca sos errores chi fatto in sa vida

Non los assolved’unu petzu ‘e “prenda”.

 

 

Bennalzu 2003-03-16

 

 

 

Su pulcinella

 

Vasta piazza addobbos imponentese

Palcu frunzosu ‘e Woitila  est susu

Beneighet comente l’ad’a usu

Zent’e logu ‘e sos chimbe continentese,

 

Pronunziat su discursu a sos presentes

In chentu limbas si non de piusu

In mondovisione enit diffusu

Su monolugu in limbas differentes.

 

Iscena e finzione est tottu cussu

Usan custu bambassu esser’umanu

Sos coltos segretarios papales

 

Su robot de sos furbos cardinales

Murmutat pagu e male italianu

E faeddat cinesu, arabu e russu?

 

 Bennalzu 2003-03-16

 

 

 

 

avvicendamentu

(politiche 1987)

 

«Sa mia presidenzia filad dritta,

Tott’est’andende bene» at nadu Crassu,

«i sos ministros, cun seguru passu

sun tirende che canes da islitta».

 

Ma airadu Ciriculu De Mita

Si li parat dananti che unu massu

Gridende:  «Basta gai, conchi rassu,

boga sas manos dae sa marmitta».

 

Poi chi cun sos suos at discussu

In sintonia cun s’altu vicariu

Asie s’est’ispresa s’assemblea:

 

«A Crassu cheret posta sa trobea»

e leadu robustu unu rosariu

trobeidu a Bettinu ana cun cussu.

 

 

 

a s’ozzastra

 

Immortale Parnasu, amigu caru,

Esaudi sa mia raccumanda

Non lassese s’Ozzastra a una banda

Ue hat poetas chi meritan laru

Sa bella rima e i su versu raru

Faghe in Ozzastra chi ch’eppat locanda

E tue Gennargentu, eternu faru,

da oe pius lughe a Ozzastra manda

Si ses’incoronadu che Augustu

E i sa fronte chinta as de alloro

Cantu t’isto preghende bene attua

Pensa a s’Ozzastra ca es puru tua

Non penses solu a su Logudoro

E gai imparziale ses’e giusta

E a sos giovanos lis lasso in cunsigna

Chi su cantu non ponza’a un’ala

E anzis chi nd’arrichen sos valorese

Un’evviva a sos organizzadorese,

evviva evviva a sos chi sun’in sala,

Viva s’Ozzastra e viva sa Sardigna.

 

Lanusei – cinema “primavera” 31/01/1981

 

 

 

dialugu

 

Mare crudele pius non t’ostinese

Contra de chie non ti dad’importu

Tremenda tumba de tropus ominese

Mancu tu’isches’e cantos nd’as mortu

 

E i su mare : «Omine no cumbinese

Similes dannos faeddende a tortu,

As’oltraggiadu sos mios confinese

In altu, in lidos e non solu in portu,

 

Mentr’eo ti do benes tue lua

mi lanzas’in sa superficie intera

Usendemi onzi gener’e oltraggiu,

 

Però t’avverto rezzi su messagiu

Pius non procedas de custa manera

O ad’essere sa fine mia e tua»

 

 

 

 osini

s. giorgio 1981

 

Eo puru a modu meu so credente

Puru chi non lu sia praticante

Ma so cunvintu chi ugualmente

Giolzi ses iscultende in cust’istante,

Ti raccumando totta custa zente

Chi lis cunzedas grascia abbundante

A chie inoghe es nadu e residente

E a sos de sa zona circostante.

Salude, amore e paghe lis imbiese

E de numeru puru moltiplichene

Orgogliu ‘e totta sa zona montana,

Faghe chi Osini restet sempre sana

E tottu allegramente ti dedichene

Ancora chentu e custas bellas diese

Mentre Giolzi cunfortada e aggiuada

Antoni Puddu a tottu bos saludada.

 

 

 

s’interrogativu

 

Ogni die a campagna parto chitto

Serenu canta canta e rie rie

Cun volontade trabagliende inie

Totta sas energias be’inpitto

 

Cantu pius de faghere approfitto

Tottu tempus chi lughe dat sa die

Sas umbras falan prima chi m’avvie

A sa modesta dimora c’abito

 

Su sero riposende naro: creo

Chi oe puru su massimu appo resu

E cras puru che oe m’incumando

 

Ma meda zente - a boltas mi domando –

Chi de me non fadigan mancu mesu

Comente campan menzus chi non deo?

 

 

 

 

barigau

s.ta barbara

23/05/1981

 

Barbara pius sabios rendasa

Sos chi sas legges si lean’a giogu

In Ulassa, in Ozzastra, in d’ogni logu

Sos indifesos ti prego difendasa.

 

Causana tragedias tremendasa,

Esplosiones e armas de fogu,

Terremotos vulcanos dana isfogu,

S’attividade insoro nde suspendasa.

 

Muda in tottue in gioia sos affannos

Chi motivu non ch’eppad’e lamenta

Regnet sa paghe in chelu, terra e mare.

 

Aggiua a Ulassa in particolare

Chi custa zente felice e cuntenta

Ti rinnovet sa festa a largos annos

 

E inpare a tie e a tottu sos santos

Saludo sos presentes tottu cantos.

 

 

 

  

festa s. cristoforo       

ilbono 1981

 

Cristolu de Ilbono ses in vista

Esaudi sa mia preghiera

Faghe in Ilbono e in Ozzastra intera

Chi non ch’eppat pius anima trista,

 

Frena sa manu de su terrorista

E s’innozente nd’oga dae galera,

Sa gioventude gagliarda e fiera

De sa droga allontanala ‘e sa pista.

 

Torra, santu, a inoghe ti trattennere

Ue preghende a tie si cummovene

E deo cun issos onores t’intono,

 

M’inchino a tie e saludo a Ilbono

Sa bella festa tua chi rinnovene

Ancora in tantos seculos a bennere.

 

 

  

Onore a sas cascadas

 

Sezis, Lecorci e Lequarci, in giaru

Massissos monumentos naturales,

Cascadas d’attrativas geniales

In tempu pioosu e non avaru

Da sempre puntu ‘e ristoru e reparu

De varias ispecies de animales

De passados biddaios fieros

Custodes de segretos e misteros.

 

 

 

  

S’ARRASTU ‘E BELZEBU’

 

Onz’annu a die ‘e oe a Sant’Irpinu

Su popul’ogad in processione

Giuanne in furcas de su pantalone

Si grattad’airadu che mastinu

 

Giradu ‘e palas lis faghet s’inchinu

Murmutende un’oscena orazione

E non lu faghet pro devozione

Ma pro ch’ogare s’aria ‘e s’intestinu.

 

In chejia isfogad su fele regressu

Tronende Don Pisellu «azzis cumpresu

Proite sa ostra fide rezet pagu

 

In parte bos hat Satana in possessu

Ca in mesu idda giaru si est’intesu

Del Belzebù murrunzu cun fiagu».

 

 

 

 

SU MULINU A BENTU

 

In su bar de Tonino ista cuntentu

Cliente ch’intro ti ses’introdottu

Pro turbinas e ventolas connottu

Friscu in s’ijerru che in Serr’e Argentu

 

E soddisfattu ca sou est s’inventu

Onzi mes’ora las poned’in motu

Gai Tonino in custa zona est notu

Che direttor’e su mulin’a bentu.

 

In s’istiu s’ingegn’usad’ancora

Pro mantenner cun metudu e cun truccu

Temperaduras de cura termale

 

E dettad’ordine a su personale

Chi sizzilladu siada onzi bucu

Pro chi non ch’essat sa calur’a fora.

 

 

 

  

DE DUOS UNU

 

Juto su ricciu in fogu, infriscamilu,

Gai etad boghe, implorende, Susanna,

Boiccu, lestru, usende sa minnanna

Su ricciu infriscad’in mesu ‘e su pilu

 

E non flessibil’est che unu filu

Ma rigida che sezion’e canna,

Est che brazzittu de lattante manna

De pesu,a colpu ‘e oju, est mesuchilu

 

Boiccu a s’acquaticu bucolu

Puntad su missile interplanetariu

Ca issu pro infriscare non bentulada

 

Cando Boiccu s’attrezzu reculada

In s’impiantu idricu e fumariu

Restad de duos’unu bucu solu.

 

 

 

  

OE CH’EST E NON PASSADA

 

De Pippu, giornalaiu ‘e su viale,

Onzi manzanu – fettad bellu o feu –

Girolamu si lead su giornale

E unu respiru tirad de recreu

 

Nende «manc’oe bi so’- mancu male»

Tra sos chi resu ana s’anima’a Deu

E ispero chi cras puru puntuale

Non ch’eppad chizzu ne numene meu.

 

Pippu s’incrasa su giornale lassada

A Girolamu e mentre lu preparada

Dad’un’ojada in varios puntos

 

Sa pagina leggind’e sos defuntos

Bidendebi s’amigu Pippu narada

«Oe ga ch’est» Girolamu non passada.

 

Maiu 2003

 

 

 

 

 

MOTIVU ‘E APPETITU (1)

 

Faghet benner sa gana

Cando ides, in banca

Prosciuttu, pett’arrustu e caviale

 

Gai de Fabiana

In sa bentre bianca

Su pulsante bucolu ombelicale

 

Provocad’appetitu

Bidende su buschitu

A ornamentu ‘e s’umidu canale

 

E si t’enid’offerta

Sa vista ‘e su riccinu a bucc’aberta.

 

Maju 2003

 

 

 

 

 

 BASSA PRESSIONE (2)

 

Esser’in calu sento

Sa viril’energia,

Dia ch’errer che in passadu ancora

 

Suffro cando m’ammento

Ch’ischintiddas faghia

A cuntattu ‘e una simile signora

 

Ca tando in furcas suas

Nd’ischizzaia duas

Chena nd’ogare s’istrumentu a fora.

 

Como poi ‘e una

Sinde faeddad’a s’attera luna.

 

 

 

 

 

CHISTION’E GUSTOS (3)

 

Sessu e mandigu sunu

Materia chi favoridi

Bon’umore ignorende sos affannos

 

Ha nadu calecunu:

«Chie pro sa patria moridi

A s’istoria passat tra sos mannos»,

 

Eroe non mi ghelzo

E morrere prefelzo

Bruncu a bruncu a una pupa ‘e vint’annos

 

Passende a eterna vida

A man’in titta e ispina inserida.

 

 

 

 

 

 

GENERU AMOROSU

 

Puru essende un’amabile persona

Si tened’a sa sogra disaffettu

Ginu a sa sua li tened rispettu

E li riservat sa menzu poltrona.

 

Nad’a Lisetta, muzzere e padrona,

«Mamma tua est un’ottimu soggettu,

Dividimus cun issa mesa e lettu

Ch’es pulida, garbada, bella e “bona”»

 

A Lisetta piaghet su cumbinu

Ca dedicare si podet asie

De insegnante a su sou programma

 

Tranquilla ca in domo b’est sa mamma

Ch’in zona notte che in zona die

De sa domo s’occupad e de Ginu.

 

 Maiu 2003

 

 

 

 

 

 

A ulassa, bidda mia,

 

Ulassa, bidda mia,

Da s’altu dominante

Che da sa trona nobile sovrana

Ispiras poesia

Mirendedi a levante

De centr’Ozzastra in sa zona montana

Tisiddu e S’assa bella

Ti faghen sentinella

E de difesa un’aspettu ti dana

E t’onoran’ancora

Gruttas, sorgentes, fauna cun flora.

 

Maiu 2003

 

 

 

 

A Maria lai

 

Tenelu a mente, Ulassa maestosa,

Es fizza tua, a orgogliu l’eppas gai

Una minuda istella luminosa:

Maria Lai

 

Nadale ‘92

 

 

 

 

 

 

 

A egidiu pilia e franca

 

Dae su regnu ‘e sa summa giustizia

A dresta alzada e a manca in su coro

Babbu e mamma sorrien e Letizia

In mesu insoro.

 

Ottobre ‘92

 

 

 

 

 

A luiginu

 

Lu aera ismentidu sutt’a giura

Ch’essed a culzu a morrer Luiginu,

Onestu e operosu cittadinu,

De Ulassai nobile figura,

Finamente offuscadu at sa tristura

Su bellu ammentu e s’ultimu festinu

Ca su fatale e perfidu destinu

Oe l’at fatta fora ‘e mesura.

            A Ulassai non torras piusu

            A ue ses naschidu e ammannitadu

            E i s’assenzia tua si lamentada

Ulassa ti pianghed’e t’ammentada.

Ma s’es beru chi b’at regnu beadu

Lu goses’in eternu igue susu.

 

 

 

 

 

misteriu ‘e unu nastru

 

Ulassesos sa nostra residenza  (ritornello)

A centru es de interessu e simpatia

Che mai prima pro sa ricurrenzia

In onor’e sa mamma ‘e su messia

Cun fide in s’avvenire ed energia

Che dae su lagu emissariu riu

Cun forte islanciu e rinnovadu briu

Avanzemus tenendenos pro manos

Pro raggiunghere lidos pius lontanos

A fama senza ambire né a dinarisi

E gai, o paesanu, tottu parisi

Vivimos custu istoricu momentu.

 

Unimos fantasia a su talentu

Pro mezz’orare su nostru futuru

 

Su suzzessu non mancad’e siguru

Si idea a volontade si affiancada

Ca garanzia es de sa libertade

Su vivere civile e su progressu

Non mancad’e siguru su suzzessu

Si idea a volontade si affiancada

de siguru su suzzessu non mancada

si s’affiancad’idea a volontade

ca garanzia es de sa libertade

su progressu e su vivere civile

dezisos ma cun garbu e cun istile

truncamos s’odiosu isolamentu.

 

Ulassesos, sa nostra residenzia (ritornello)

…………………………………………...

vivimos cust’istoricu momentu.

 

 Su nastru chi vibrend’est’a su entu

Postu at coros in ansia e in cunflittu.

Passad’a palt’e fora in dogni abitu

 

Ma non nos serrad’intro ‘e sa dimora

Si su cunzettu bene si afferrada

Menzus de prima liberos nos lassada

In dogni abitu a palt’e fora passada

Ma non nos serrad’intro ‘e sa dimora

Passad’in dogni abitu a palt’e fora

Ma intro ‘e sa dimora non nos serrada

Si su cunzettu bene si afferrada

Nos lassad menzus liberos de prima

Ch’es sa guida chi nos giughed’a chima

Abbandonadu s’infidu apposentu.

 

Ulassesos, sa nostra residenzia (ritornello)

…………………………………………...

vivimos cust’istoricu momentu.

 

Famosos personaggios brama an tentu

De visitare cust’amena altura

 

Un’undada de arte e de cultura

Benid’e custa festa a fagher parte

Maria Lai de cuss’unda in cresta

Totta sa passione postu b’ada

De arte e de cultura una undada

Benid’e custa festa a fagher parte

Una undada ‘e cultura e de arte

Benid’a fagher part’e custa festa

Maria Lai de cuss’unda in cresta

Posta totta bi ad sa passione

E sa idda natia cun resone

Pro s’esistenzia nd’ad’a tenner’ammentu.

 

 Ulassesos, sa nostra residenzia (ritornello)

…………………………………………...

vivimos cust’istoricu momentu.

 

Do concludende ringraziamentu

 

A cantos attenzione mi an prestadu

A cantos an sa festa organizzadu

E a cantos bi an contribuidu

A cantos su programma ana gradidu

Tra cantos ana inoghe sa dimora

E a cantos benidos sun d’e fora

A ammirare ‘e Ulassa sos incantos

Intanto bos abbrazzo tottu cantos

Augurende chi a sos annos chentu

Si rivivad s’istoricu momentu.

 

Settembre 1981.

 

 

 

 

 

 

su magu

(Luglio – 2003)

 

Custu contittu de sos annos trinta

Es de su seculu appena coladu

De Ulassa una pagine distinta

            Che fit miseria e i s’abigeadu

            Colpiat su masone e frequente

            Iscumpariad su pegus domadu

Ma pro fortuna – unu “magu veggente”

Su donu aiada de ischire tottu

Inue, cando, proit’e comente

            Fit Giuannicu Epussu cussu dottu

            Sos derubados de su circondariu

            Si lu consultaian’a fiottu

Tantu - ‘e s’illustre magu - s’onorariu 

I consistiad’in calchi alimentu

Pro poder’isbarcare su lunariu

            Antiogu, accusende peldimentu,

            tzoccad’e tiu Eppussu in sa dimora

            pro implorare unu sou interventu.

«Accanta fis de bennere a disora»

narad su magu cun aria segura

«ma pro fortuna s’ebba es bia ancora.

Es ligada ma tenta in bona cura

Lean sabadu sa decisione

De la endere o passare in cottura».

Antiogu, tremende in sa persone,

Meravigliadu ‘e tottu su cumplessu

Paranormale de cust’istregone,

            Narad’a Giuannicu «app’interessu»

            Chi mi riveles tottu ‘e su chi trattasa

            Pro chi de s’ebba torra enza in possessu

E Giuannicu «intr’oe mi attasa

Chimbe formas de casu ‘e duos chilos

Poi ti naro inue s’ebba agattasa

E pro t’agevolare in certos filos

Ca possedis masone» nat su magu

«chimbe chilos de fiscidu attimilos».

Puru leende Antiogu su fiagu

Chi calchi truccu bi tened’in mesu

Narat «de perder tottu menzus pagu»

E giughed’a su magu su pretesu.

 

 

 

 

 

 

 

Cunvintos cretinos

(Sant’Andria – 2003)

 

Unu tiru a sa fune as bidu ancora

Ue ogni gruppu tirad pro a issu

E su chi cedid benid fattu fora,

            Gai sun fattende cun su crocifissu

            Una parte lu chered sempre tale

            S’atera parte lu chered dismissu.

Da sas iscolas, da su tribunale

Da pubblicos locales de comunu

Che da ogni caserma e ispidale

            Sa cheja est su logu ‘e su radunu

            De addobbos sacrales’e rughittas

            E finament’in cue troppu sunu.

Cussu est su logu ‘e sos gesuitas

Cussu ‘e rughittas est logu seguru

Cussa est sa sede de sos parassitas.

            In cudd’iscola fid’appesu puru

            Su crocefissu cando ind’un’iscutta

            Subr’a issu crolladu est dogni muru.

Comente mai s’iscola nd’es rutta

Subra ‘e pizzinnos in minor’edade

E una trentina bind’at mortu sutta?

            Emerget sa evidente veridade

            Ca fid su simbulu ‘e su sommu prode

            De assoluta inutilidade.

Nan chi dogn’unu at s’anghelu custode

Che assolutu garante dipintu

Ma nudd’at fattu e non meritad lode

            Ma su bigottu mancu nd’at distintu

            S’evidente cuntrastu e su cumbinu

            E si proclamat credente cunvintu

Deo lu giamo cunvintu cretinu.

 

 

 

 

sas battor’istajones

(Cabudanni – 2003)

 

Descrio cun amore

E si poto cun cura

Su tempus bonu – mediu e tirannu

            De differente umore

            Tres meses ant de dura

            Sas istajiones in s’arcu ‘e s’annu

Bind’at chi attin rosasa

Siccagnas caldanosasa

Abba e nie chi faghen bene e dannu

            Custu est cantu ana a manu

            Attunzu, ijerru, istiu e beranu.

 

Cabidanni est chi a fine

Giughet sa caristia

De sa longa siccagna istadiale.

            Friscu est Santu Aine,

            Severu est Sant’Andria

            E rigorosu est su mes’e Nadale.

Pioet pius boltasa

Riccas sun sas regoltasa

Cust’est s’attunzu – friscu e geniale

            Da chi s’incunza abbrazzada

            S’ijerru, prepotente, che lu cazzada

           

Dae Nadale a Maltu

Su tempus feu impedidi

Su campestre passizzu e i s’appentu.

            Mastru Ijerru, in risaltu

Poned cantu possedidi

Cun tempestas de nie, d’abba e bentu

Un’istajone pia

Ca nasched su messia

Tra sos mazzores – su divinu eventu. 

            Poi enid s’annu nou

            Attera festa manna a bantu sou.

 

Poi ‘e Maltu, Abrile,

Maiu e Lampadas saldana

Pattu ‘e produer lughes’e colores

            S’aera beranile

            Profumana e iscaldana

            E i sa terra ammantan’e fiores.

Tottu ana in disizzu

De bessire a passizzu

In s’elva cabriolan sos minores.

            Troneggiad puntuale

            Sa Pasca, festa manna, universale.

 

Triulas e Austu

Cun cabidanni – Istiu,

Su re de sas caldanas e siccagnas

            Est su momentu giustu

            Chi si diad s’avviu

            A sas gitas de mare e de montagnas

Chie in mare s’istallada

Chie sonad’e ballada

Chie preferii sa paghe in sas campagnas.

            Rimediu annuale

Riposu e cura, fisica e mentale.

 

Gai su tempus prosighid’e jogada

Un’istajone s’atera che ogada.

           

 

 

 

 

Miraculos fasullos

(Nadale – 2003)

 

A padre Piu – amadu e riveridu

L’an dedicadu pintos e isculturas

Li an’un’effigie imbrattadu ‘e luduras

E a miraculu l’ana attribuidu

 

Ca sos chi sunu bascios de sentidu

Sunu pettegolantes de basciuras

Apped s’omin’e oe pius curas

De su reale ch’at toccadu e bidu.

 

Padre Piu fit bonu, certamente,

veru altruista, nde leamus attu,

c’amaiad su mundu e i sa zente

 

ma in s’esser generosu fit comunu

e miraculos mai nde at fattu

e mai nd’ad’a faghere nisciunu.

 

 

 

 

 

a cesarina

(Nadale – 2003)

 

Cesarina, sa meta

Chi t’aias prefissa

Oe d’aer raggiuntu ses felice

Tocchende s’alta vetta

Has bintu s’iscommissa

Mustrende dotes de iscalatrice.

Onorat cussu votu

Su parentadu tottu

Ultras che genitor’e genitrice

De oe cun sa montagna

Chi sa fortuna ti siat cumpagna.

 

 

 

 

sa quadriglia

(Nadale – 2003)

 

De su terzu millenniu in su terz’annu

Cazzadu ch’an s’alteru bellimbustu

Saddam Husseim, de Irak tirannu.

            Bush es su promotor’e tottu custu

            Cun Blair – un’atter’unu maccu inglesu.

            Como a bider – però – cantu fit giustu.

Puru Aznar, s’ispagnolu, bi es cumpresu

Chi cun Berlusca nostru in s’intrallazzu

De s’iscuru conflittu intran’in mesu.

            Custos sos battor’assos de su mazzu

            Gai figuran d’esser su chi aspirana

            Sa quadriglia ‘e sos concas de cazzu.

Finalmente sos populos s’airana

De sos batturu maccos occupantes

Si sas truppas d’Irak non ritirana

            Sas perditas sun già troppu pesantes

            A partire da sos americanos

            Ma puru tra civiles abitantes.

Poi es sa strage ‘e sos italianos

Morin bindigh’ind’unu colpu solu

Cun sa famiglia in coro e s’arma in manos.

            S’inculpevole populu ispagnolu

            A otto valorosos faghet luttu

            Pro sos bios restende in oriolu.

Como in modu dezisu e assolutu

De narrer’a Berlusca s’es fatt’ora

Chi non perdas piu unu minutu

            Pro chi non rischen de morrer’ancora

            Deved lassare cussa zente in pasu

E chi de cussu fogu nd’essad fora.

Isbagliad’at, si fettad persuasu,

cando at gridadu – “Alalà” e “A noi”.

Bidente pagu e nudda ultr’a su nasu.

            Ponzende fattu a su caoboy

            De un’ingiusta gherra in su derulu

            Senza pensare tando – prima o poi –

Chi lis aeran segadu su culu.

 

 

 

 

 

negativu finale 2003

(Nadale – 2003)

 

Poi ‘e Santu Aine

Coladu est Sant’Andria

E s’ind’est giuttu su mes’e Nadale

            Mustrad su canu crine

            Che bezzu in agonia

            S’attunzu – de s’annada a sa finale.

De s’annu – a su tramontu

Ponimos a cunfrontu

Cantu bene b’at tentu e cantu male

            In su mundu e s’avverada

            Ch’in su bene su male est chi superada.

 

 

 

 

 

 

Onorevole…ma pagu

(Nadale – 2003)

 

Li an’imbrattadu ‘e ludu gobba e corra

Dende a s’Italia motivu ‘e gosu

Cundennadu coment’e mafiosu

Che garante de mafia e camorra

Ma riabilitadu l’ana torra

Cun giudiziu – pro pagu – iscandalosu

E sinde faghet mannu su gobbosu

Mustrend’e sas maliscias sa zavorra.

            Immaginades, bois, ite roba

            Occupad’unu postu tra sos bonos

            Puzzende feu inue at zente onesta,

Ma immaginade puru canta festa

Dian’a fagher cun cantos e sonos

Si unu cras li bucheran sa gobba.

 

 

 

 

Istoria ‘e ulassa

(Nadale – 2003)

 

Una biblioteca comunale

Inglobad‘e Ulassa larga istoria

Fotos, testos, de tennere a memoria

De su passadu sa zente attuale.

 

Curada ‘e unu soziu culturale

Cust’opera altamente meritoria

Trattad’epocas de magra e de gloria

De s’esistenzia in su cursu fatale.

 

Testimonìas chi sunu tesoro

De s’esistenzia de Ulassa e deris

Cun gradimentu total’e palese

 

De su terzu millenniu in s’annu trese

Auguro a custu soziu e volonteris

Fortuna impare a sa famiglia insoro.

 

 

 

 

s’impotente onnipotenzia

(28 Nadale – 2003)

 

In festa fit sa sacra onnipotenzia

Su vintighimb’e su mes’e Nadale

De sa naschida ‘e Cristos ricurrenzia

            Narat Cristos gentile e ospitale

            A sos collegas:«Apprezzo e accetto

Sa ostra cortesia solidale».

Pro primu sinde pesat Maometto

Nende: «Onore a s’eroe nazarenu

Capu ‘e sos cristianos, chi rispetto».

            S’alzada Allah isbuffende che trenu

            Augurende e librende in sa dresta

Unu boccale non pius pienu;

Confuciu puru presente in sa festa

Non hat lassadu un attimu sa mesa

In preda a imbriaghera manifesta.

            B’est puru Budda in custa losca impresa

            Nota figura de occultu intrallazzu

            Murmuttende – imbriagu – a colca pesa.

De duas una: sos chimb’e su mazzu

O non esistin’in su firmamentu

O esistin’e sun concas de cazzu.

            Ca in Iran – in su propriu momentu

            Chi onores rendian’a Gesusu

            Bi ad’istadu unu tragicu eventu:

Tremendu terremotu si est diffusu

Pius intensu ‘e precedentes boltas

Ponzende sutta su chi fiat susu.

            Trinta mizza e pius personas moltas

            Sos volonteris in fossa comuna

            Piedosamente las ana regoltas.

Su summu onnipotente pro isfortuna

Los abbandonat – sa salvesa negada

Chena dare assistenza peruna,

però su Paba – annunziat – ca pregada

ma ch’est andicappadu nos es notu

e s’iscopu ‘e su pregu no ispiegada.

 

Ma forsis pregat chi torret de bottu

Ogni cosa normale che a prima

De suzzeder s’orrendu terremotu?

            Comente fagher a tenner’istima

            A custos parassitas ciarlatanos

            Chi solu cun sa “perda”… faghen rima

            E chi non giughen gallos in sas manos?

 

 

 

 

 

 

su presuntuosu

(28 Nadale – 2003)

 

Intro ‘e unu impeccabile cumpletu

Ciro – presuntuosu bellimbustu

S’ispiad ammirendesi cun gustu

Nende: «So chena neu unu soggettu

 

E naran celtos: “S’omine perfettu

Non esistid” ma es narrer’ingiustu.

Deo poto isfidare cuddu e custu

Chi agatted a mie unu difettu».

 

Interpelladu unu parente sou

Narad de Ciru: «Mancu si discuttada

Ca no es bonu a si frier un’ou.

 

Sa mamma l’alimentad e lu curada

Ma sas manos es che si non las giuttada

Sola virtude sua est ca non furada».

 

 

 

 

Temperadura in calu

(05/02/2004)

 

Sun settanta sonados – s’istrumentu

Istad joghende a s’azzend’e istuda

Ma si bella femina bided nuda

Li signalad s’ispia in su momentu

Cun puntas fin’a noranta pro chentu

Iscattante che unu barracuda

E si li dana facultade a s’ora

Su dovereddu lu faghed’ancora.

 

 

 

a s’amigu giaGu pili

(13/01/2004)

 

Onore a Giagu, nobile persone,

Cun custos versos rendo ‘e bonu gradu

            De tottu rispettosu e rispettadu

            Currettu in modos e in espressione

In patria che in anzena nazione

Trabagliadore seriu e apprezzadu,

            Metodicu, prezisu e mesuradu

            Oe godid sa giusta pensione.

De bell’e bonu amante in sa vida

Però est forsis sa gara canora

Tra custas cosas bellas preferida.

            Auguri, Giagu, e ti prego in cust’ora

            Custa dedica mia isbiadida

            A sos chent’annos t’ammentes ancora.

 

 

 

mastru randella

(Nadale – 2003)

 

Appo a mastru Randella simpatia

Ca sa partida faghed’ogni sera

E de binchere faghet sa manera

Barende ca lu tened a mania.

            Ma da un’implacabile giuria

            Rezid una sentenzia austera

E cundannadu est da sa severa

Legge de sa terribile “isciarìa”.

Imbenujadu e frittidu su tzuffu

Randella ad’a su retro che mandrillu

Onzi truffadu cun s’attrezzu prontu

            Dende cursu a sa pena chen’iscontu

            Cantas boltas li s’at frigadu a “Lillu”

            Tantas boltas lu toccan de istantuffu.

 

 

 

ILLOGICU ISCENARIU

(04/01/2004)

 

Un’istoria antiga fatta male

Imposta cando sa zente fit lega

E chi non regged’in s’era attuale.

            “Ora et labora” na’ trabaglia e prega

            E l’ad impostu in numen’e Gesusu

            Sa clericale, immorale cungrega.

Sa zente suttamissa a d’ogni abusu

Fit da custos cun s’inquisizione

S’obulu pagaian’in piusu;

            Obbligu fiad sa cunfessione

            E che minimu pro regola fissa

            Un’olt’a s’annu sa comunione,

Comente puru a iscultare missa

Obbligu fidi e cresima e battizzu:

Trasgressione non nde fid’ammissa.

            Fid negadu a s’isposu su manizzu

            Sa prima notte – istoria est – creide

            Reprimind’e futtire su disizzu;

Mentre in numen’e deu e de sa fide

Sa prima notte cumposta e cumprida

S’isposa si futtiad su preide.

            Cando un’essere umanu suicida

            La finiad pro esser disperadu

            Pro diversos problemas de sa vida

Da su preide non fid’interradu

Esent’e cristianos contributos

Morzende asie fit grave peccadu.

            A sos infantes ch’in morte sun ruttos

            Non batizzados “su chelu si negada”

            Decretan sos suddettos farabuttos.

E s’impressid sa mamma e si piegada

Cresimad’a battizzu cunsighente

E in brazzos insoro tottu intregada 

            Provocat custa cosca prepotente

            Inoghe gherras, inoghe litigios

            Cun dogn’atera cosca cuncurrente.

Da oscuros passados, tempos grigios,

Fentomana miraculos non fattos

Mortos risortos e atteros prodigios.

            Cun miraggios celestes e ricattos

            Faghene chi sos omines ridottos

            Pius masedos siana e barattos.

Una olta imbrigliados sos bigottos

Restan imboligados sempre asie

Disponibiles, umiles, devotos.

            Parte manna, però, sun’oe in die

            Chi aman su reale, su cuncretu

            E tottu cantos custos che a mie

            Los mandan’affanculu in modu nettu.

 

 

 

 SONNU CHI PARET BERU

(06/02/2004)

 

Possedo in sonnu sas grazias tuas

E a t’asare in tottue m’invitas

Su caldu ricciu, sas roseas tittas

Né sas solidas nadigas mi cuas

 

Sempre in creschende naras: «como suas

Sas duas coloridas fragolittas

E gai cun sa limba a sas brochittas

Sa punta lis’allisgio ad ambas duas

 

In s’attu ‘e s’amorosa fusione

Tottu, anima e corpus, est immersu

In sa goduria e intimos umores

 

Appende netta sa sensazione

De mi librare in altu in s’universu

Ind’unu mistu ‘e musica e colores.

 

 

 

S’invasa ‘e belzebu’

(Nadale 2003)

 

Narad don Mattu: «Si ascultu mi dasa

T’ad’esser toccasana custa oghe

Su segretu s’imponed chi ti attroghe

De Satana, Santina, ses invasa.

 

Como chen’isettare fin’a crasa

sa este allenta e colcad’inoghe

e pro chi cantu prima che lu oghe

collabora convinta e persuasa».

 

In s’attu veru e liberatoriu

Mattu palpad Santina ‘e conc’a pese

Vibrende minettosu s’aspersoriu

 

Nende: «In possessu ‘e su nemigu ‘e Deus

Sola, in Ulassa, Santina non sese

Ma chend’ada una ghedda finas peus».

 

 

 

COMENTE La CREO

(Lampadas 2003)

 

Sas religiones de su mundu intreu

Cun sas superstissiones las cullego

Deo non las irrocco e non las prego

Ca lu ritenzo ridiculu e feu

 

In su chi creo giustu avasso reu

Mai a sas frivulesas mi piego

E comente la creo l’ispiego

Coerente a su puntu ‘e vista meu.

 

Sos ch’in santoso crene e cartomantes

Sa logica trascuran pro descoidu

E ind’unu mundu irreale si frisciana;

 

a sos blandos bigottos si misciana

a bucc’’aberta fissende su boidu

che elveghes famidas e belantes.

 

 

  

sa fiera ortulana

(Lampadas 2003)

 

Tia Rosa su mezz’e trasportu:

Unu vispu molente bellu rassu,

Poned’a puntu e si tuccad’a s’ortu

            Ma in Barigau rallentat su passu

            Ca una pattuglia s’andare l’impedidi

            E i s’appuntadu, cun aria ‘e gradassu,

Cun severas domandas l’aggredidi

Cun modu ‘e chie es pagu cavaglieri

Su bullettinu ‘e s’ainu li pedidi.

            Risponde Rosa a su carabineri:

            «Non nde tenzo, ma fagher gai devede

Pro identificare su someri:

Diligente sa coa li sullevede

E cun sa pinna chi at sutta in sa ussa

Su numeru ‘e sa targa li rilevede,

Una pinna zigante, bell’e russa

Faghet bene su puntu – marca “Razzu”

E i su verbale l’iscriet cun cussa».

S’appuntadu, evidente in imbarazzu,

Narad a Rosa: «Si ch’andet subitu,

Si no sos ferros l’astringo a su brazzu».

            Rosa ringraziad’e varcat su situ.

  

  

 

s’orgogliu gay

(Austu 2003)

 

Invece ‘e s’impiccare – sos guastos –

Si dichiaran’orgogliosos puru.

            Sos ch’an de culattones su difettu

            Si sun’unidos in categoria.

            In passadu s’insoro anomalia

            Supportaiana in modu discretu

            Oe pius non sufrin’in segretu

            Dende pubblicu iscandalu seguru.

Invece ‘e s’impiccare – sos guastos –

Si dichiaran’orgogliosos puru.

            De unu sindacadu sunu socios

            Ca de loscos dirittos an pretesa

            Gai an puru legale sa difesa

            Sas lesbicas coment’e i sos frocios

            E si gioban’in intimos approcios

            A lugh’e sole e non solu a s’iscuru.

Invece ‘e s’impiccare – sos guastos –

Si dichiaran’orgogliosos puru.

            A richiesta ‘e certos cumpromissos

            In parlamentu rispostu ana chei

            Est evidete ca ministros ghey

            Bi ndat pius de unu in mes’e issos

            Cunsapevoles ca los votan fissos

            Sos ch’an su culu che bors’e canguru.

Invece ‘e s’impiccare – sos guastos –

Si dichiaran’orgogliosos puru.

            Tra duos mascios s’oscena combina

            Si bi pensas ti provocat rigettu

            De s’isposare puru an’in progettu

            Masciu e masciu, femina cun femina,

            Inquinende costas e marina

            S’immorale e pestiferu misturu.

Invece ‘e s’impiccare – sos guastos –

Si dichiaran’orgogliosos puru.

Non solu ‘e s’isposare an’in programma

Accampende ‘e giuridicu valore

Ma s’adotazione ‘e unu minore

Chi es restadu chena babbu e mamma

            Ma contras, pro fortuna, a tale dramma

Finas su Vaticanu faghet muru.

Invece ‘e s’impiccare – sos guastos –

Si dichiaran’orgogliosos puru.

            Sos froscios, siat femmina o omine

            Cheren mustrare pro bellu su feu

            Isculettende isfilan’in corteu

            Leende pro virtude su macchine

            Ca mentre an titta e culu e pedde fine

            Ana sa faccia ‘e pedd’e tamburu.

Invece ‘e s’impiccare – sos guastos –

Si dichiaran’orgogliosos puru.

            Sos froscios non den’aere suzzessu

            Appo evidenziadu su proite

            E tottu sos affettos de “culite”

            Pro legge sian postos ‘in arressu.

            Pro garantire isviluppu e progressu

            Zente sana abbisonzada in futuru.

Invece ‘e s’impiccare – sos guastos –

Si dichiaran’orgogliosos puru.

 

 

 

arriscu ‘e fallimentu

(11/02/2004)

 

In paradisu s’altu parlamentu

Dichiarada unu futuru incertu

Rischende addirittura fallimentu.

            Sempre pius isquallidu e desertu

            E sempre pius pagos sos ammissos

            Est tott’in donu ‘e lu tenner’abertu.

Naran sos santos:  «Sutta in sos abissos

Sos tiaulos usan d’onzi jogu

E si divertin clientes e issos».

            In su mundu sa zent’e donzi logu

            Cumpresu hat sos mendaces iscenarios

            E non timen tiaulos ne fogu;

Pius non pigan’a chelu sos vicarios

Ne munsegnores’e ne cardinales

S’annoveran  tra cussos immissarios.

            Naschidos in bonora cussos tales

            Godin’in terra sos menzus favores

            Cun lussos, viscios de bentr’e carnales

In calu es sa morale e sos valores

E de tantu disordin’e abusu

Su peusu lu suffrin sos minores.

            Su direttivu celeste hat diffusu

            «Pro tottu custas ragiones trattadas

anima a chelu non pigat piusu,

su paradisu abertu est’in debadas».

 

 

 

fiorida edade, addiu

 

Irde istajone, addiu

Subbintrad’est sa fritta

Chi truncat, brusciat, siccad’e isbiadidi

Calad vigor’e briu

In sa neula fitta

Su coro, istraccu, sa tristura invadidi

De natura est sentenzia

Chi s’umana esistenzia

Che dogn’atera cosa in mundu iscadidi

E si gai est sa vida

Ben’ennida bezzesa, ben’ennida.

 

S’8 ‘e cabidanni

 

 

 

SA CAUSALE

 

Pienas de vida, maestosas, bellas

De New Jork in s’urbanu isplendore

Si eregian sas turres gemellas

            Ma terroristas privos de onore

            Arabos, camicazzes musulmanos,

            Segundu unu piano ‘e terrore,

Han dirottadu duos aeroplanos

A d’ogni turre puntadu nd’han’unu

Ambos carrigos d’esseres umanos.

            Tremendu impattu, penetrados sunu

            Provochende ispontaneu su rogu

            Da su cale iscampadu no es nisciunu.

Su boidu s’est fattu in cussu logu

Varias mizzas in su crollu totale

Sun mortos pro sa rutta e pro su fogu.

            Ma faeddamus de sa causale

A poi ‘e cussa tragedia umana

Certamente a sa bas’e tantu male;

S’arrogante politica Bushiana

Cun prepotenzia e ambizione

Propria ‘e sa nazione americana

            Chi chered fagher su padre-padrone

            Subra ‘e tottus elevendesi a tempiu

            Finament’in sa nostra nazione.

Pius de una olta hat fattu iscempiu

Cun buconestes velados de mele

Sa tragedia ‘e Ustica est d’esempiu,

            O protegged comente Israele

            Non parendeli ne ungias ne murros

            Cun su ighinu pro esser crudele.

Non sind’ammentan no cussos buzzurros

Cando los han salvados dae s’ingiusta

Morte pro asfissia intro ‘e sos furros,

            Contr’a sa Palestina usan sa frusta

 In ambas partes morzende che musca

E no est giusta ne cudda ne custa.

Ultras de Bush han s’appoggiu e Berlusca

In politica una vera babbuccia

De truccos e imbroglios sembre in busca

            Da no istare seriu e a s’accuccia

Ma puntigliosu e testardu che mulu

Es ruttu subra e un’infida buccia

E li han segadu sa buccia ‘e su culu.

 

 Sant’Andria 2003

           

 

 

 MASTROS FURRAIOS

 

O amada istranzia

Ch’in Ulassa colades

Bravos mastros furraios renden notu:

            Una panetteria

            Sa ditta “Piras frades”

            Produin pan’e trigu bene cottu

Impastan cun vibbrantes

Frullinos penetrantes

Pesad’essid e ruiu su prodottu

            Inue tottu giras

            Intendes numerare “Frades Piras”.

Pienan furru e conios

Cun pastosa zavorra

Frades Piras cun ritmu costante

            Usana che dimonios

            Sa “pala” a s’and’e torra

            Intro su bucu “ozonicu” fumante

Usan su frullatore

Su tubu ischizzadore

Pro amalgamare sa pasta fragrante

            A trabagliu conclusu

            Su “paninu” e Tonello enid diffusu.

Sa turista baresa

A negoziu andada

A comporare pane puntuale

            Cun garbu e gentilesa

            De li dare domandada

            S’e frades Piras bonu e naturale

E mentre custu annunziada

Sa «e» pro «a» pronunziada

In su preferrer su “pene” locale

            «Il pene di Antonello

            si scioglie in bocca preferisco quello».

 

 

non ti lamentes…

 

Tua es sa domo ch’asa in residenza

Sa cantina frunid’asa e sa mesa

Redditu as tou o mensil’e impresa

Godis de sanitaria assistenza

            Si prodiga est cun te sa provvidenzia

            Pius de tantu no epas pretesa

            Milionese sun ch’in poberesa

Cunduin una misera esistenzia  

Cantos pizzinnos famidos e nudos

De materias mancantes o carentes

Da nd’aer troppu sos riccos bentrudos

            Podian viver menzus tottu cantos

            Si fin pius onestos sos potentes

            Chen’armas, perrighias né pregantos.

 

Maju 2004

 

 

controconvincimentu

 

Narat Peppinu «oramai in sa vida

Pius no apo ne gustu ne briu

Tantu aled’a la fagher finida».

            Unu bigliette iscried de addiu

            Poi cun passu dezisu e costante

            Si tuccad lestru a su pont’e su riu

E notad prontamente unu passante

Chi Peppinu sos brazzos ad’ispaltu

Pro si tuffare in s’abba suttastante

            Appena prima ‘e ispiccare su saltu

            Peppinu es presu ‘e cust’omine onu

            E affacc’a issu depostu in s’asfaltu

E custu salvadore in su ragionu

Narad «Deus sa fida nos at dadu

E de nos la leare iss’es padronu

            Unu a s’ateru istende affiancadu

            A s’inversu fatende su caminu

            Giompene a sa piatta ‘e s’abitadu

Como t’ispieg’eu na’ Peppinu

Pruite s0 pensende in onzi istante

A mi che frangher de tantu casinu

            Nota sa malavita dilagante

            Ch’es diffusa in s’intera nazione

            E nisciunu ‘e sa legge est osservante.

Drogas, rapinas, prostituzione

Diffusa puru es sa pedofilia

Fina in sos covos de sa religione

            Si a difesa ‘e sa pizzinnia

            Si a s’assistenzia ‘e sos anzianos

            Non che tened peruna garanzia

Signu es ca mancan principios sanos

E tando es menzus finire a sa brusca

In custu mundu de falsos umanos

E ancora ite narrer ‘e Berlusca

Sa politica leende a disaogu

In fattos de prò sou sempre in busca

Avventuradu ind’unu oscuru jogu

Riscad Berlusca de restare cottu

Da ch’iss’e tottu ad’alluttu su fogu

            Custu e ateru chi resu ad a notu

            Cun parlantina franca e ischietta 

Su “salvadore” giustu at riconnottu

 E de nou lu lead’a brazzetta

A chentu  metros su riu an de fronte

E chi non costitued pius minetta

            Su parapettu giampan de su ponte

Abbrazzados ind’un’unicu fasciu

Sas disauras lassendesi a monte

Si tuffan in su riu a conch’in basciu.

Maju 2004