giovanni loddo

 

 

Dae s'intragna

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

http://www.saperdaesuentu.it

Associazione culturale

“Sa perda e su entu”

e-mail: saperdaesuentu@tiscali.it

Ulassai

 

 

 

“Istillas de lentore”

(Gocce di rugiada)

 

 Progetto culturale di riscoperta, valorizzazione e recupero della poesia dialettale ulassese

 

 

 

 

 

 

 

Giovanni Loddo

 

 

 

Comente sos vulcanos fumu e foghu

Bogana dae sas visceras insoro

De gai sos poetas dana isfogu

De cantu sentini issoso in su coro

 

Salvatore Poddighe

Dualchi

 

 

 

Sommario:

Breve scheda biografica …………………………..

11

Introduzione ………………………………………

13

Presentazione ……………………………………..

17

Sa tradizione ………………………………………

18

Poesia pro Ulassai ………………………………...

20

Risposta a unu ziu ………………………………...

21

Poesia pro Santa Barbara …………………………

23

A muzzere mea ….……………………...………...

26

Su cambiamentu …………………………………..

28

Nostalgia ‘e Sardigna ……………………………..

31

Partenza …………………………………………...

32

Emigradu ………………………………………….

34

A frade meu ……………………………………….

35

A dottor Soru ……...………………………………

36

Unu sonetu a Giagu ……………………………….

39

A s’amigu Serafinu ……………………………….

40

A Ulassai ………………………………………….

41

A Nerone ………………………………………….

44

A s’amigu Chichinu ………………………………

45

Sa piaga …………………………………………...

46

Su massaiu antigu ………………………………...

47

A s’amigu Mario Usala …………………………...

48

A Laura Boi ……………………………………….

51

Sa biblioteca ………………………………………

53

In onore de su caddu ……………………………...

54

A s’amigu Mario Usai …………………………….

55

S’istoria de Marosini ……………………………...

58

Su treninu antigu ………………………………….

59

Moda ……………………………………………...

60

S’antigu nuraghe ………………………………….

63

Su fruttu ‘e su sarmentu ………………………….

64

Su donu de su cantu ………………………………

65

Sa colada ‘e fogu allutta …….…………………….

66

Diciosa funtana …………………………………...

67

Una rosa de Santu Valentinu ……………………...

68

A Maria Lai ……………………………………….

69

A chent’annos …………………………………….

70

A sos isposos novellos ……………………………

71

A Rosmunda sa ballerina …………………………

72

Ringraziamentu …………………………………..

74

 

 

 

breve scheda biografica

 

Giovannino Loddo nasce ad Ulassai il 20/12/1930 da Vittorio ed Erminia Usai. Compie i primi studi nella scuole elementari e medie di Ulassai.

Già dall’età di tredici anni coaudiuva il padre durante la semina del grano, la cura dei vigneti e degli orti di proprietà.

A seguito dei danni causati dalla grande alluvione del 1951 viene assunto per un certo periodo nelle ferrovie ed è impegnato nella ricostruzione della strada ferrata che collegava i paesi di Ulassai, Gairo Scalo, Seui e Lanusei.

Tra il 1952 ed il 1957 lavora in diversi cantieri forestali.

Nel 1957 è tra coloro che tentano la via dell’emigrazione e, trovandosi in Francia tre suoi fratelli (Antonio, Luigi e Raffaele) si trasferisce anche lui nel paese transalpino dove risiederà per circa diciassette anni.

Nel 1960, rientrato ad Ulassai, si fidanza con Assunta Chessa, a cui si unirà in matrimonio nel 1961. Da questa unione, durante la permanenza in Francia, nasceranno quattro figli (Erminia, Vittorio, Romano e Mariarosa).

Nel 1974 l’intera famiglia fa rientro definitivamente ad Ulassai dove vedrà la luce, nel 1976, l’ultima nata Alessandra.

Dal suo rientro in Sardegna, per sedici anni, Giovannino lavora presso il Cantiere forestale di Ulassai dove raggiunge l’età pensionabile.

Attualmente vive ad Ulassai in via Roma, 18 ed è uno dei più raffinati e colti poeti dialettali locali.

 

 

 

 

Introduzione

 

 

 

“Istillas de lentore”

Produzione letteraria minore ulassese

 

Colti dilettanti di poesia

 

L’associazione culturale “Sa perda e su entu” da tempo impegnata nel recupero, nella promozione e nella salvaguardia della cultura locale, non poteva, ovviamente, trascurare uno degli ambiti più significativi ed importanti della tradizione culturale ulassese e sarda: la poesia in limba.

Si è pertanto attivato un progetto di ricerca e di riscoperta delle voci più autorevoli della poesia dialettale ulassese, “Istillas de lentore”, che ha visto l’impegno di un elevato numero di cultori ed appassionati che con impegno encomiabile, si sono prodigati nella ricerca e nel recupero di  una mole enorme di documenti, testimonianza di una vivacità compositiva particolarmente sentita e viva ad Ulassai soprattutto nella seconda metà del secolo scorso. 

           Vecchi componimenti, un tempo parte sostanziale del vissuto quotidiano del nostro paese, oggi sono pressoché scomparsi e solo grazie ad un intenso lavoro di scavo nella memoria collettiva e personale di pochi anziani è stato possibile recuperarli dall’oblio cui erano caduti.

Questa breve raccolta di poesie, ovviamente, non ha pretesa di esaustività dell’ampio panorama poetico ulassese ma rappresenta un primo esempio, crediamo significativo, di cosa sia possibile recuperare dallo scrigno della memoria culturale e storica ulassese.

          Nelle prime due monografie, dedicate alle opere di Giovanni Loddo e Antonio Puddu, si è voluto presentare l’esempio di una produzione poetica importante cui a breve seguiranno altre raccolte nelle quali confluiranno componimenti che hanno segnato la storia recente di Ulassai ed accompagnato, per generazioni, la narrazione di fatti ed episodi significativi. 

            La esperienza poetica degli autori presentati si inserisce nel filone, assai ricco in Sardegna, dei cantori popolari estemporanei di poesia dialettale in  limba. Poeti in tono minore certo, sconosciuti al grande pubblico, estranei ai circuito letterari, ma spesso dotati di una vena artistica e compositiva autentica. Creatori di opere di indubbio valore letterario vivono e sentono la poesia nel fluire quotidiano delle piccole cose, come componente essenziale dei piccoli grandi eventi che segnano le loro esistenze di colti dilettanti di poesia,  legati ad una visione poetica della realtà quotidiana che vivono senza contaminazioni letterarie e con limpida sincerità e sentimento. Senza le sottigliezze formali e le artificiosità dei poeti di professione hanno una visione semplice e sostanziale della poesia, intesa come legale intimo e arcaico con la memoria storica della nostra isola. Come i grandi poeti antichi non studiano composizione, sentono col cuore le melodie, avvertono i toni, i canti, i sentimenti in completa sintonia con i palpiti e le pulsazioni dei loro più intimi pensieri, in armonia con la realtà in cui vivono, con la semplicità e la naturalezza dei loro piccoli gesti quotidiani. Non hanno velleità letterarie si limitano a vivere ed a comporre, dove comporre ha per loro una intima ed assoluta equivalenza con il vivere e con l’essere.

      Nell’opera di Giovanni Loddo, come in quella di Antonio Puddu, la vita da emigrato ha influito profondamente nella loro esistenza tanto da condizionare e segnare in maniera indelebile la loro produzione poetica. Proprio nelle poesie legate alla vita da emigrante si possono cogliere, per entrambi, alcune composizioni di viva e sincera poesia, caratterizzati da un’intensità di sentimento e di dolore difficilmente riscontrabili in altri componimenti. Emerge prepotente il profondo legame con la propria terra e le proprie tradizioni, un lacerazione dolorosa in cui si avverte fortissimo il desiderio di tornare, l’intimo dissidio tra le angustie materiali ed il calore lontano del focolare domestico, il dramma dello sradicamento sociale e culturale che migliaia di sardi vissero nei tristi anni della grande emigrazione. Dramma umano che vorremmo fosse solo un lontano ricordo del passato e che, invece, purtroppo molti sardi, troppi, ancora continuano a vivere e sentire sopra la propria pelle. 

Nelle raccolte si dipanano le multiformi espressioni della poesia popolare ulassese più autentica: dalle caricature ironiche, alle dolci e tenere lettere d’amore, agli orgogliosi ed accorati richiami alla salvaguardia di un’identità linguistica e culturale minacciata, alle tenui melodie letterarie dedicate ad amici, parenti, compagni.

Autentici rapsodi e cantori di una poesia popolareggiante e giocosa un tempo estremamente diffusa su tutto il territorio isolano oggi, emblema della attuale deriva culturale dei valori etnici di un popolo, pressoché scomparsa o limitata a circuiti minimi della società sarda.

      Ai complessi metri e ritmi de sas modas, si susseguono i più aristocratici sonetti, le popolari ottave, le terzine di dantesca memoria, fino ad arrivare ai fantasiosi e delicati acrostici, ad appassionati epistolari che narrano in poesia i sentimenti più autentici di una poesia sentita veramente come elemento imprescindibile della vita quotidiana e dei suoi rapporti sociali. Spesso si indulge un tantino troppo in espressioni particolarmente sarcastiche, mordaci, volutamente eccessive, fino talvolta a rasentare l’offesa urlata, espressione anch’essa di un sentire popolare che non ci siamo sentiti di limitare ma che presentiamo ai nostri lettori con la preghiera di voler cogliere non tanto i toni accesi e l’eccessiva enfasi di taluni componimenti quanto la loro schiettezza, la libertà di espressione, la totale mancanza di freni ed inibizioni in battute che, volgari o no, fanno parte indelebile ed imprescindibile di uno stile poetico popolare che non possiamo trascurare.

Un ringraziamento particolare va a Mario Usai senza il cui impegno e dedizione questo lavoro non avrebbe mai visto la luce. Un ringraziamento ulteriore va poi tributato a tutti i soci dell’Associazione culturale che da anni, con impegno ed abnegazione, rendono possibile un lavoro di indagine e di valorizzazione senza precedenti in un paese ricchissimo di cultura e tradizione ma talvolta pigro e poco interessato alla promozione delle sue enormi potenzialità.

 

 

Giuseppe Cabizzosu

Presidente Ass. Cult. “Sa perda e su entu” – Ulassai

30/03/2004

 

 

 

PRESENTAZIONE

 

Caru, lettore, chi sese in possessu

De custu iscrittu meu imporovvisadu

Solu ti prego d’essere iscusadu

E non pretendo de aer successu.

Iscopu non bind’ada de interessu

Solu pro giogu es chi apo cantadu

Si poi in calchi errore che imbattisi

Spero c’as bonu coro e mi cumpatisi.

 

 

 

 

 

sa tradizione

(Scritta pro mantenner sa tradizione - 1993)

 

In giovania in d’ogni buttighinu

Fia sighida sa tradizione

Nois non fimis de professione

Ca fimis solu poetas de binu

Però essiada bellu ogni festinu

Improvvisende in sa sarda cantone

E so seguru dilettantes gai

No nde naschen piusu in Ulassai.

 

In d’ogni via in d’ogni contrada

Impare a sa diletta compagnia

Ma oe custa sarda poesia

Ido chi s’este in tottu abbandonada

Ca pius de cultura non bi ndada

In custa noa e bella giovania

Paren naschidos in terra lombarda

Ca non faeddan mancu in limba sarda.

 

De veru sardu mancu unu faeddu

Naran ch’est limba bezza e arretrada

Sa limba de sa terra tantu amada

Ogniunu deve tennere in chelveddu

Pro chi l’apprendad’ogni giovaneddu

In s’iscola cheriad insegnada

Ch’est sa limba sa nostra testimonza

Nisciunu ‘e faeddare apped’irgonza.

 

Tradizione, valore e cultura

Tramandada de s’antighidade

Ed est custa sa nostra realtade

Chi nos at dadu sa madre natura

E ogniunu deviat tenner cura

Ca l’emus tenta in eredidade

E devimus cumprender su valore

Pro difendere su nostru folklore.

 

In s’isperanza de la tenner in vida

Naro a sa moderna gioventude

Issos ca sun pienos de salude

Calchid’unu chi fettada s’atrivida

E chie tene donu ch’in virtude

De non lassare sa vena drommida

E de cantare irgonza non tenzada

Chi limba e tradizione si mantenzada.

 

 

 

 

 

POESIA PRO ULASSAI

(Ulassai 3/4/2003)

 

Tue, gentile patria ulassesa,

Terra amena pro natura dotada

De superbas montagnas circundada

Riccas de donos de naturalesa

 

As’una grutta ch’este una ricchesa

Continu de turistas visitada

In Lequarci famosa sa cascada

Incantadora sa sua bellesa

 

De supra s’assa nde valad’a bolu

Spumeggiante su maestosu riu

Superbu candu at fattu sa piena

 

Scurrende custa esuberante vena

T’intonada unu raru murmuriu

Chi l’accumagnada finzas a Perdu Tolu.

 

 

 

 

 

RISPOSTA A UNU ZIU

(Scritta al caro zio Egidio Chessa - 6/10/2002)

 

 

Ziu Egidiu custu sou iscritu

Appo legidu cun attenzione

Una risposta li torro a s'invitu

Esprimendemi in Sardu paragone

Ispero chi m’agiude su talentu

E nde ogare discreta una cantone.

De su chi m’ada iscritu so cuntentu

Ma faeddende de  sa mia bravura

Non mi est mai passadu in pensamentu,

Troppu minore est su donu ‘e natura

Dende a sa poesia pagu indiziu.

Deo mi palzo pasculende a fura

E poi so mancante de eserciziu

Ca de cando paltidu so emigradu

Appo peldidu abitudine e viziu.

Cantu oltasa cun isse emus cantadu

Cand’in s’edade de sa giovania,

Ma como cussu tempusu ch’es passadu.

Tando immensa fit sa fantasia

Ma sos annos in presse an fuidu

Oe che semus in s'ansiania,

Cust’intelletu meu ses dormidu

Lassende su cantare in abbandonu

Tottu su chi tenia appo peldidu.

Oe non fatto musica e ne sonu

Spero in isse de mi dare imparu

E a d'ogni sbagliu dimando peldonu.

Mi piaghe su sou versu giaru

Ada restare imprimidu in sa mente

E nde só orgogliosu, ziu caru.

Lu prego de m’iscrier frequente

Dende a su cantu Sardu su saludu

In passadu futuru e in presente

Custu folklore cherede un’agiudu

E pro li dare meritu e valore

Deo li giuro chi non resto mudu

Isse puru ada bennere in favore

Pro sa tradizione tramandare

Chi pro sos Sardos est mannu s’onore

Sa poesia chelzo terminare

Sperende de m’iscrier fitianu

Como la fino pro non 1'infadare

E prego a su Deus Suberanu

De l’aggiudare in d’ogni momentu

Ch’impare a sa famiglia reste sanu

E de viver cuntentos ad annos chentu.

Saludende ringrazio cun dovere

Cuntentu cun immensu piaghere.

 

 

 

 

 

Poesia pro Santa Barbara

(1978)

 

 

In sa famosa antiga Nicomedia,

Cittadella de s'Asia Minore,

Barbara, in su dughentos ses naschida.

 

Non pensaiasa a sa celeste sedia

Ca vis promissa a unu paganu amore,

Sola cun Babbu tou de guida.

 

In mesu e tantu bene in custa vida

Ma candu as'incontradu a Origene

E s’evangelu t’ada illustradu

E sa dottrina pro su Regnu Santu

In custa vida in mesu e bene tantu

Ma candu asa incontradu a Origene

In custa vida in mesu a tantu bene

Ma candu a Origene asa incontradu

E s’evangelu t’ada illustradu

E de su Regnu Santu sa dottrina

Tantu amore e grazia Divina

In custu coro tou este intrada

 

De nascostu ti sese Battizzada

Pritte cun veru amore in Deus crese

Babbu tou, crudele, cun rancore

Ti cheret pagana a ogni costu

Battizada ti sese de nascostu

Pritte cun veru amore in Deus crese

De nascostu Battizada ti sese

Pritte in Deus cres cun veru. amore

Babbu tou, crudele, cun rancore

A ogni costu ti cheret Pagana

Ma tue che Ulmina Cristiana

Ti ses calzada e postu sa veste.

 

Tant'amore e grazia Divina

In custu coro tou intrada este.

 

In Tribunale de sa corte terreste

Su destinu tracciadu t’at sa sorte

Babbu tou che vile assassinu

Tottu in d’una ad estradu su pugnale

In sa terreste corte in Tribunale

Su destinu tracciadu t’at sa sorte

In tribunale de sa terreste corte

Sa sorte t’at tracciadu su destinu

Babbu tou che vile assassinu.

Tott' in d’una su pugnale ad’estradu

Cun tanta ira t’ada pugnaladu

E domandas perdonu in contu sou.

 

Tant'amore e grazia divina

Este intrada in custu coro tou.

 

Ulassa in'omaggiu ogni annu a nou

Cun ballos e folklore in sa piassa

Est festa manna in su tou onore

In data tres dominigas de maggiu

Ogni annu a nou Ulassa in omaggiu

Cun ballos e folklore in sa piassa

Ogni annu a nou in omaggiu Ulassa

In sa piassa cun ballos e folklore

Est festa manna in su tou onore

De maggiu tres dominigas in data.

 

T’an preghiera e novena fatta

Tott’in fila preghende in cantilena

 

T’an preghiera fatta e novena

Tott’in fila in cantilena preghende

A sa Capella inue ses regnende

Tue Barbara Santa verginella

Inue ses regnende in sa Capella

 

Barbara Santa verginella tue.

 

Dae su chelu ue ses in que

Pensa pro s'ulassesa residensia

Impare a sa Divina Onnipotensia

Protegge su pastore e bestiamene

E su poveritu chi at famene

Impare a su chi este afflittu pensa

Deo e parte mia in recumpensa

Ti fatto devota preghiera

Tue Barbara faghe sa manera

Non nde lessas mancunu ismentigadu

Ca sempre ses istada ‘e bonu coro

Protegge s'ulassesu populadu

Chi continu devotu t‘at pregadu

Martire fizza ona de Dioscoro.

 

 

 

 

 

A MUZZERE MEA

(1998)

 

Dega t’apo incontradu

Tue, Assunta cara,

Mi sese istada sempre de guida

A mie as cambiadu

In d’una vide rara

E amare sos donos de sa vida

A su tou fiancu

Mai mi sento istancu

E ogni cosa in bene resessida

In passadu e presente

Sa vida affronto armoniosamente

 

Ei su sacrifiziu

Ch’in sa vida terrena

Emus tentu in calchi occasione

Cun coraggiu e giudiziu

Senza faghere iscena

Lu semus superados a cumone

Nessi in attera terra

In tanta cuntierra

Vivende in d’un’anzena nazione

Cun orgolgiu e coragiu

Cun tie app’affrontadu ogni disagiu.

 

Un’esemplare mamma

Chi pro tottu sos fizos

Ses istada una bona educadora

Cun amore e cun brama

I sos bonos consizzos

Dadu lis asa a issoso a d’ogn’ora

De candu a manu tenta

Finzas a mannos attenta

Ses’istada s’insoro protettora

E ancora oe in die

 

Ogni consizu dimandana a tie

 

De sa tua bontade

Issoso ana cumpresu

E ti rendene meritu e onore

De s’amabilidade

Chi tue li sas resu

A issoso e de coro tantu amore

As fattu s’impossibile

Continu disponibile

Affatigada e sempre ‘e bon’umore

E de tantos turmentos

Creo chi ti merites complimentos.

 

Sia notte o die

Cun amore sinzeru

Continu a tie tenzo in pensamentu

Sa vida rie rie

Orgogliosu e fieru

La so passende felice e cuntentu

Tue fidele isposa

Sinzera e amorosa

Mi sese istada in d’ogni momentu

Custa sinzeridade

At dadu a mie sa felicidade

 

A su Deus divinu

Devo ringraziare

Pro sa tua fidele cumpagnia

Ringrazio su destinu

Chi m’at fattu incontrare

Tanta felicidade e armonia

De sa ch’appo incontradu

Cuntentu soe istadu

E cunvintu chi fortunadu sia

 

E non bi at tesoro

Chi bale cantu sa chi tenzo in coro.

 

 

 

 

SU CAMBIAMENTU

(1991)

 

Ulassa unu tempus fis famosa

De prestigiu, richesa e pro valores

E onorada in sa zona ozastrina

 

Ma oe ses torrada a pagu cosa

Non bad pius massaios e ne pastores

Sa zente es totta ganta zittadina

 

Peldidu as’ogni donu d’e raighina

Lassende sa campagnia in abbandonu

E a sa bella vida ti ses dende

Cun su rimboschimentu chi es bessidu

De raighina ogni donu as peldidu

Lassende sa campagna in abbandonu

De raighina peldidu asa ogni donu

Sa campagna in abbandonu lassende

E a sa bella vida ti ses dende

De ghel bessidu su rimboschimentu

Custu Demaniale censimentu

Una parte ‘e sas terras ana invasu.

 

Oe lamentas cara es petta e casu

Sa cosa genuina es meda rara

Manca su binu onu in sa cantina

Pro chi tenese unu pagu ‘e moneta

Oe lamentas cara casu e petta

Sa cosa genuina es meda rara

Oe lamentas casu e petta cara

Meda rara es sa cosa genuina

Manca su binu onu in sa cantina

Pro chi unu pagu ‘e moneta tenes

De cosa pagu ona ti mantenes

Chi mancu a mandigare faghed gana.

 

Custu Demaniale censimentu

Una parte e sas terras invasu ana.

 

Illusione cun boria vana

Parene aer toccadu sa gloria

Sa inza e i s’ortu incoltivadu

Mancu an de trattare in paragone

Boria vana cun illusione

Parene aer tocadu sa gloria

E cun illusione e vana boria

Paren aer sa gloria tocadu

Sa inza e i s’ortu incoltivadu

In paragone mancu an de trattare

Pastores e massaios impare

Lassadu an tottu s’utile a disparte.

 

Custu Demaniale censimentu

De sas terras invasu ana una parte,

 

E s’artigianu abbandonadu at s’arte

De intrare in su buscu at pensadu

Una vida serena pro passare

E viver tranquillu allegru e sanu

S’arte abbandonadu at s’artigianu

De  intrare  in  su buscu at pensadu

S’arte at s’artigianu abbandonadu

At pensadu in su buscu de intrare

Una vida serena pro passare

E viver sanu, allegru e tranquillu

E a s’artigianadu ogni sigillu

An postu ca a su buscu sun pensende

 

Sos chi sunu in sa grutta tribagliende

Si la passan continu in bona muta

Chie pro isposaliziu o ispuntinu

Este in Barbara Santa su radunu

Sos ch’in sa grutta tribagliende sunu

Si la passan continu in bona muta

 

 

Tribagliende sos chi sunu in sa grutta

In bona muta si la passan continu

 

Chie pro isposaliziu o ispuntinu

Su radunu est in Barbara Santa

Ma este abbandonada ogni pianta

E su terrinu es diventadu areste

Manca solu ‘e li ponner su luminu

E gai sa sienda est sistemada

Ma este ogni pianta abbandonada

E su terrinu es diventadu areste

Ogni pianta abbandonada este

Areste es diventadu su terrinu

manca solu ‘e li ponner su luminu

E gai es sistemada sa sienda.

 

Abbandonadu ana ogni faccenda

E su matessi es pro su bestiamene.

Pare chi su fiagu ‘e su ledamene

A sa zente moderna agrada pagu

Pare de su ladamene su fiagu

Agrada pagu a sa zente moderna

Custa vida non durada in eterna

Sensa faghere nisciuna fatiga

Este a torrare unu pagu a s’antiga

E a bi coltivare cosa ona

Comente es sempre istada custa zona

Es solu unu consizu e la concludo

E si apo unu pagu esageradu

Bos prego de essere iscusadu

E cordialemente bos saludo.

 

 

 

 

NOSTALGIA ‘E SARDIGNA

(Inviato dalla Francia al Messaggero Sardo -

1962)

 

Tue Sardigna mia tantu amada

Chi continu in sa mente ti tenia

Custu coro pienu ‘e nostalgia

D’ogni die pro te i palpitada

Sempre pensende a s’epoca passada

Ue passadu esi sa giovania

Cun tantas oras bellas de allegria

Chi mai non t’aia ismentigada

 

Deo torrare cheria ‘e nou

Pro restare continu patria cara

Ca tenzo brama e meda disizu

 

Pro mi torrare su sorrisu a prou

Custa vida lontanu es troppu amara

Piena ‘e tantas penas e fastizu.

 

 

 

 

PARTENZA

(Scritta per la mia partenza in Francia - 1974)

 

S’annu chimbantasette so paltidu

Abbandonende sa terra natia

Che puzone c’abbandonat su nidu

Lassende cudda cara Mamma mia

Chin su momentu de sa dispedida

I pianghia cun tanta angustia

Laia nadu «Es gai sa vida,

Coraggiu e non piangas, Mamma cara,

Non siasa in cust’ora addolorida.

Sa vida es contraria e avara,

Giuro chi cantu prestu app’a torrare

Però non verses sa lagrima amara.

Dega torro continu apo a restare

Ma pro como i m’iseta sa partenzia,

Es su momentu de ti saludare,

Faghe coraggiu e tene passenzia

Sende lontanu apo a pensare a tie

Comente chi m’esserasa in presenzia.

Parto in s’ispera de torrare unu die

A tribagliare de pane un’incone

Ca sa vida nos obligat gasie,

Andare in d’una anzena nazione

Ca inoghe tribagliu non bin dada,

In su momentu in custa occasione

Sa vida es gai ed es tribuliada

Obbligadu a lassare sa dimora

Sa cumpagnia e i sa terra amada

In s’ispera de una noa aurora

E ogniunu de torrare a logu sou

Non poded’essere lontana cuss’ora.

In attesa chi unu guvernu nou

Chi de colore cambie s’insigna

e su tribagliu i enzada a prou,

Gai tottus de torrare in Sardigna

E sos ch’an guvernadu tantos’annos

Che los bogare che razza maligna

Augurende a minores e mannos

Sos de fora ‘e torrare a logu insoro

Ch’an sunfridu dolores e ingannos

Sa nostalgia e sa Sardigna in coro».

Su ammentare de cando i via lontanu

Cando bi penso ancora i m’addoloro

Pro custu a d’ogni Sardu paesanu

Deo auguro in custa sarda musa

De torrare in Sardigna allegru e sanu

In custu lidu amadu ‘e s’Ichinusa.

 

 

 

 

 

 

EMIGRADU

(Scritta al mio rientro dalla Francia - 1974)

 

Emigradu in terra istraniera

Pro deghessette annos so istadu

Chi de su mundu paria olvidadu

Sempre pensende de manzanu a sera

 

Si unu die torrare i podia

A custa terra ‘e provincia ‘e Nuoro

Terra sa chi tenia sempre in coro

De s’ulassesa patria natia

Sa chi sempre tenia in pensamentu.

 

A Deus e a Maria apo pregadu

Pro chi ‘e nou essera torradu

E ca nde so torradu so cuntentu

 

D’e cussu logu lontanu e anzenu

Pienu de tristesa e amargura

Chi mi paria in d’una sepoltura

In cunfrontu ‘e su sardu lidu amenu

 

E unu die cun sentidu sanu

Apo decisu impare cun sa prole

 

De torrare a su logu ue su sole

 

Ispuntada calorosu ogni manzanu.

 

 

 

 

 

A FRADE MEU

(Scritta a mio fratello Gino

residente in Francia da un anno - 1988)

 

Cando asa rezzire sa presente

Spero chi t’agates forte e sanu

Non naro che cando fis giovanu

Chi sia sa salude sufficiente

 

A tie, caru Ginu, tenzo in mente

E ti penso continu fitianu

E prego a su Deus Suberanu

De s’isfortuna i sias assente

 

E sempre riservadu de ogni male

E sa felicidade in su futuru

T’accumpagned cun gioia e allegria

 

Intantu rezzi dae parte mia

fraternu e cordiale unu auguru

In ricurrenzia de su Santu Nadale.

 

 

 

 

 

A DOTTOR SORU

(Moda dedicata al gentilissimo Dottor Soru - 1992)

 

Est arrivadu in sos annos chimbanta

Dae Gavoi, patria natale,

Pro destinazione Ulassai

 

Cun premura e devozione tanta

Sempre prontu a curare su male

Ca sa professione sua es gai.

 

Podede Ulassa ismentigare mai

Oe in omaggiu a isse rende lode

Pro s’operadu e su sou coraggiu

De custu bravu duttore esemplare

Pode mai Ulassa ismentigare

Oe in omaggiu a isse i rende lode

Ulassa ismentigare mai pode

Rende lode oe a isse in omaggiu

Pro s’operadu e su sou coraggiu

De custu bravu esemplare duttore

Chi cun devozione e cun amore

At calmadu s’anzena sufferenzia.

 

Dae s’iniziu cu tanta passenzia

Ad’affrontadu ogni sacrifiziu

Sa idda de Ulassa isse at curadu

Coment ‘esserad una manu santa

Dae s’iniziu cun passienza tanta

Ad’affrontadu ogni sacrifiziu

Cun tanta passenzia dae s’iniziu

Ad ogni sacrifiziu affrontadu

Sa idda de Ulassa isse at curadu

Coment’esserad una santa manu

Pensa s'infirmu ‘e lu torrare sanu

Scultende ogni parte ‘e sa carena.

 

Chi cun devozione e cun amore

 

At calmadu sa sufferenzia anzena

 

E a su sufferente in dolu e pena

Isse li da coraggiu cun consolu

De mestieri e che omine saggiu

Sa vida at dedicadu totalmente

In dolu e pena e a su sufferente

Isse li da coraggiu cun consolu

E a su sufferente in pena e dolu

Isse li da consolu cun coraggiu

De mestieri e che omine saggiu

Totalmente dedicadu as sa vida

E Ulassa cun boghe e alta grida

Su sou benemeritu l’at mustradu

 

Chi cun devozione e cun amore

S’anzena sufferenzia at calmadu.

 

Si b’at mortu presente es sempre istadu

Pienu de costanza e de cunfortu

Non manca mai pro sa condoglianza

Pensada ‘e cunfortare ogni parente

Si b’at mortu sempr’istadu es presente

Pienu de costanza e de cunfortu

Sempre istadu es presente si b’at mortu

Pienu de cunfortu e de costanza

Non manca mai pro sa condoglianza

Pensada ogni parente ‘e cunfortare.

 

Bona cultura cun valore impare

E i su bonu coro pro natura

Valore impare cun bona cultura

Pro natura e i su bonu coro

Ch’esserada nadu in sa idda insoro

Sos ulassesos si l’ana adottadu

Ch’esserada in sa idda insoro nadu

Sos ulassesos adottadu l’ana

 

E pregiu e onore a isse dana

E su valore che omine egregiu

E a isse onore dana e pregiu

Egregiu e che omine su valore

E tottu Ulassa li rendede onore

E deo puru pro sa parte mia

Tant’ffetu sinzeru e simpatia

Sempre l’apo mustradu prima e poi

E auguro in sarda poesia

Custu gentile duttore ‘e Gavoi.

 

 

 

 

 

unu sonettU a Giagu

(Dedicadu a s’amigu Giacu Pili - 10/11/2002)

 

Giagu, amigu fidele istimadu

Continu cordiale e sinzeru

De ti tennere amigu so fieru

Ca lealmente mi l’as dimustradu

In presente comente in su passadu

Ti tenia e ti tenzo in cunsideru

Che chi m’esseras unu frade veru

Ca sempre affettuosu sese istadu

 

Mi dispiaghede, Giagu, in veridade

E nde cumprendo su tou disagiu

Ca ses cun zeltos malese a cumbattere

 

Ti prego ‘e tenner forte su carattere

E affrontare ogni calamidade

E prosighire sa vida cun coraggiu.

 

Rezzi un’auguriu genuinu

De parte de s’amigu Giovanninu.

 

 

 

 

 

A S’AMIGU SERAFINU

(Scritta nell’ospedale Tommasini di Jerzu all’amico Serafino Floris di Barisardo - 1994)

 

Intru su Tomasini in s’ispidale

A tie apo incontradu, Seraffinu,

Cando t’apidu de nante vicinu

I topu ch’a unu pe aias male

E cun d’unu saludu geniale

Mas nadu «Coment’istas, Giovanninu».

Dae su die ammento continu

Su carattere tou cordiale

 

Prima de mi che andare a Ulassai

De  t’iscriere magato in  obbligu

Cust amenu sonette in cantu sardu.

 

Giuro de non t’ismentigare mai,

De ti tennere in coro che un’amigu

Cun affettu sinzeru e riguardu.

 

 

 

 

 

 

A ULASSAI

(1953)

 

Oe in mente mia appo pensadu

De dedicare unu sardu cantu

A sa terra natia ue so nadu

Sa chi tenia in coro e amo tantu

 

In mesu ‘e sas montagnas che matrona

Ulassai, famosa bidda mia,

Vigilada ‘e Masseu e Sassa Bella

 

Notte e die ti vaghen sentinella

De vigilare a tie ana in dotte

Ti faghen sentinella die e notte

Ana in dotte de vigilare a tie

Sentinella ti faghen notte e die

Messes e annu e seculu intreu

 

In mesu ‘e sas montagnas che matrona

Ulassai famosa bidda mia

Vigilada de Sassa Bella e Masseu

 

As de bellesa casta ogni recreu

De donos de grandesa meda vasta

Ogni recreu as de bellesa casta

Meda vasta de donos de grandesa

Ogni recreu as de casta bellesa

Chi d'ogn’unu ti narada «imbiada!»

 

In mesu ‘e sas montagnas che matrona

Ulassai famosa bidda mia

De Sassa Bella e Masseu vigilada

 

In sa Sardigna intera ses vantada

Digna dae natura andas fiera

Ses vantada in sa Sardigna intera

Dae natura andas fiera e digna

 

Ses vantada in s’intera Sardigna

Pro donos de virtude e maestria.

 

In mesu ‘e sas montagnas che matrona

De Sassa Bella e Masseu vigilada

Ulassai famosa bidda mia.

 

As'un’arcana grutta ch’es nodia

De epoca lontana senza dutta

As’un’arcana ch’es nodia grutta

Senza dutta de epoca lontana

Chi es nodia as'una grutta arcana

Piena de misteru e buiosa.

 

In mesu ‘e sas montagnas che matrona

Vigilada ‘e Masseu e Sassa Bella

Ulassai bidda mia famosa.

 

As dadu vida a zente virtuosa

Calchi fizzu eccellente as'allevadu

A zente virtuosa vida as dadu

As'allevadu calchi fizzu eccellente

As dadu vida a virtuosa zente

Chi tant'onore t’ana resu assai.

 

In mesu ‘e sas montagnas che matrona

Vigilada ‘e Masseu e Sassa Bella

Famosa bidda mia Ulassai

 

A non ti dare vantu candumai

Deo unu cantu ti chelzo intonare

E candu mai vantu a non ti dare

Deo ti chelzo intonare unu cantu

E candu mai a non ti dare vantu

Che fizzu ‘e sa natia Mamma ona.

 

Vigilada ‘e Masseu e Sassa Bella

Ulassai famosa bidda mia

In mesu ‘e sas montagnas che matrona.

 

Invidiada in s'ozzastrina zona

Che una Fada o Signora Divina

Invidiada in sa zona Ozzastrina

Che Signora Divina o una Fada

In sa zona ozastrina invidiada

De abba bona e pura non ti lagnas.

 

Vigilada ‘e Masseu e Sassa Bella

Ulassai famosa bidda mia

Che Matrona in mesu e sas montagnas.

 

Spaziosas sas tuas campagnas

E sas cascadas duas ispumosas

Sas campagnas tuas ispaziosas

E spumosas sas cascadas duas

Spaziosas sas campagnas tuas

Pienas de Nuraghes de ogni pesu.

 

Vigilada ‘e Masseu e Sassa Bella

Ulassai famosa bidda mia

De sas montagnas che Matrona in mesu.

 

Si calchi isbagliu in sa musa agatades

I bos prego de coro ‘e mi scusades.

 

 

 

 

 

A NERONE

(Dedicada a su cane meu Nerone - 2000)

 

Su cane meu si narat Nerone

Intelligente e meda distintu

Peccadu ch’este a sa cadena istrintu

Ch’este a fagher cun isse attenzione

Connosche de lontanu su ladrone

Ca es dotadu dae bonu istintu

De tanta fedeltade i m’at cunvintu

Sempre prontu in difesa ‘e su padrone.

 

Comente guardianu es meda dignu

Pritte at fattu continu bona proa

Vigilende in su nostru podere.

 

Candu intendede arrivare su mere

Meda cuntentu i faghet sa coa

Isettende a li dare unu carignu.

 

 

 

 

 

 

A S’AMIGU CHICHINU

(Sonettu dedicadu a s’amigu Chichinu Lobina - 16/07/2003)

 

Chichinu dae s’edade ‘e s’infanzia

Semus amigos veros diventados

Pius de sessant’annos sun passados

Tra nois mai istadu b’at mancanzia,

 

Amigos de antiga costumanzia

Che frades chi si sunu cunsacrados

In piena armonia sempre istados

Cun fide e sincera fratellanzia.

 

No isco custu cantu in sarda rima

Chi resessidu siada a dovere

De pagu esperiensia in sa musa

 

Pro custu prima ti dimando scusa

Sperende de ti faghere piaghere

E ti saludo cun sinzera istima.

 

 

 

 

 

 

SA PIAGA

(Sonettu scrittu pro s’emigrazione - 1992)

 

Sa piaga ‘e s’emigrazione

Esistidi ancora e b’este istada

Custa Sardigna mia sconsolada

Cun sos disoccupados a muntone.

 

Andare in nd’un’anzena nazione

Sa zente ancora oe este obbligada

Ca inoghe tribagliu non bind’ada

Culpas de sos chi sunu in sa Regione.

 

Promittini mares e casteddos

E sa Sardigna, sa nostra dimora,

Es diventada cosa ‘e fagher pena.

 

Su sardu a tribagliare in terra anzena

Est’obbligadu a si che andare fora

E sa Sardigna es piena ‘e nieddos.

 

 

 

 

 

 

SU MASSAIU ANTIGU

(Sonettu scrittu pro sa tradizione

de su massaiu antigu -

su mese ‘e triulas 2003)

 

Tradiziones dae s’era antiga

A sos giovanos las sunu illustrende,

Su massaiu in su campu seminende

Cun sos boes arende tottu in riga.

 

Arriva su messonzu, itte fadiga,

cantu suore in sa fronte versende

e poi in s’arzola triulende

pro nd’ogare su ranu dae s’ispiga.

 

E a fine lu devede ispazzare

Armadu de trebuttu e pala in manu;

Sperende de arrivare in su momentu

 

Pro podere in s’aera bentulare

E separare sa pazza dae su ranu

Este isettende a tirare su entu.

 

 

 

 

 

 

A S’AMIGU MARIU USALA

(Trintasese - Ulassai 10/2/2003)

 

In sardu cantu custu trintasese

Modellu dae antigu documentu

De t’scrier, Mariu, apo pensadu

 

Continu amantiosu sese istadu

Virtuosu in su cantu e genuinu

Amantiosu stadu ses continu

Genuinu e in su cantu virtuosu

Continu ses istadu amantiosu

In custu ramu poeticu variu.

 

In sardu cantu custu trintasese

Modellu dae antigu documentu

Pensadu apo de t’iscrier, Mariu.

 

Legidu as de istoria ogni diariu

E in mente imprimidu a memoria

Legidu ogni diariu as de istoria

E in mente a memoria imprimidu

De istoria ogni diariu as legidu

Chin poesia lu podes descriere.

 

In sardu cantu custu trintasese

Modellu dae antigu documentu

Apo pensadu, Mariu, de t’iscriere.

 

Spero leginde non ti feta riere

Ca deo che poeta so unu zero

Leginde non ti fetta riere spero

Ca deo so unu zero che poeta

Leginde spero riere non ti fetta

Solu cheria ‘e ti fagher cutentu.

 

Mariu, de t’iscriere apo pensadu

In cantu sardu custu trintasese

Modellu de antigu documentu.

 

Si tenia onore in s’argomentu

Comente una Talia o Terpsicore

In s’argumentu si tenia onore

Comente Terpsicore o una Talia

Onore in s’argomentu si tenia

Ma nde soe sprovvistu, caru amigu.

 

De t’iscriere, Mariu, apo pensadu

In sardu cantu custu trintasese

Modellu dae documentu antigu.

 

Zeltu non m’as’a ponnere in castigu

Si soe pagu espeltu in su cumponnere

Zeltu in castigu non mi as’a ponnere

S’in su cumponnere soe pagu espeltu

Non mi asa ponnere in castigu zeltu

O mi serrare in tottu su cancellu.

 

Mariu, de t’iscriere apo pensadu

In sardu cantu custu trintasese

Documentu de antigu modellu.

 

De pagu rima e ne cantare bellu

Pro custu prego prima ‘e mi scusare

De pagu rima e ne bellu in cantare

Prego pro custu ‘e mi scusare prima

In cantare ne bellu e pagu rima

Mancante de talentu si mi crese.

 

Modellu dae antigu documentu

De t’iscriere, Mariu, apo pensadu

In cantu sardu custu trintasese.

 

De Marianu pro Barbara in su mese

De Milanu t’isetto pro sa gara

In su mese Marianu pro Barbara

Pro sa gara t’isetto de Milanu

Pro Barbara in su mese Marianu

Spero ch’asa arrivare in tempus giustu.

 

Modellu dae antigu documentu,

Mariu, de t’iscriere apo pensadu

Trintasese in sardu cantu custu.

 

Un’auguru in armonia e gustu

In su futuru a tie e famiglia

Un’auguru e gustu in armonia

A tie e famiglia in su futuru

In armonia e gustu un’auguru

Bos invio in terrinu lombardu.

 

De t’iscriere, Mariu, apo pensadu

Modellu dae antigu documentu

Custu trintasese in cantu sardu.

 

Ca tenes estru ti prego de m’iscriere

E bos saludo a prestu a nos i biere.

 

 

 

 

 

 

 

A LAURA BOI

(Terzine - Ulassai 28/1/2003)

 

Laura una viola delicata

Fisi in mesu ‘e fiores in giardinu

Deliziosa amena e profumada

De poi accumpagnada a Costantinu

E de custa unione cun amore

As dadu vida a unu bellu bambinu.

Faghe chi custu teneru fiore

Chi mai issu intenda sa mancanzia

Dalli su sinu e tottu su calore

Pro chi l’aggiuded in sa sua infanzia

Cand’intended s’amore de sa mamma

Cust’est sa menzus cosa de importanzia.

Tue pro isse sese una fiama

Cantali puru calchi poesia

Ca de sa oghe tua tened brama

In su barsolu sa dulche ninnia

Cun d’una oghe bella armoniosa

Che candu i m’at cantadu mamma mia.

Tue che mamma ona affettuosa

Chi sa vida t’at dadu unu tesoro

Li sias vigilante e amorosa;

Dalli tottu s’amore chi as’in coro

Che una mamma ona ed esemplare

Ch’as’essere onorada e minde onoro.

Deo de coro bos chelzo augurare

Impare a su tou caru isposu

Una vida armoniosa e bos amare

Chi Francesco i crescada orgogliosu

Cutentu de sos suos genitores

Pro chi sa vida li selvada ‘e gosu

In mesu de carignos e amores

Crescada allegru fin’a esser mannu

E continu lontanu ‘e sos dolores.

Mai in sa vida li suzzeda dannu

Es s’auguru de nonna e de nonnu

D’essere in custa vida fortunados

Nois cuntentos d’essere diventados

De nonna e nonnu bisnonna e bisnonnu.

 

 

 

 

 

 

SA BIBLIOTECA

(Ulassai 10/12/2003)

 

Ancora prima de Roma Pagana

Chi sa biblioteca este esistente

Sa civiltade greca a su mittente

E poi dopo sa zente romana.

 

In tempus nostru modernada l’ana

Cun d’unu cervellone intelligente

Chi tottu memorizzada in sa mente

Su de recente e de s’era lontana.

 

Sa de Ulassa de onore es digna

Sempre comunichende es custa rete

Su conduttore es bravu e virtuosu,

 

Non solu trasmittidi in Sardigna

Navigada in tottue su internete.

Un’omaggiu a Giuseppe Cabizzosu.

 

 

 

 

IN ONORE DE SU CADDU

(Ulassai 20/01/2004)

 

Su caddu pius de unu mestieri

At fattu e laoradu in sas siendas

Est vantadu in s’istoria e leggendas

De sa vida che veru artificieri.

 

Accumpagnadu ad’ogni gherrieri

In battaglias e lottas distruendas

E cursasa a ostaculu stupendas

Sempre at brincadu cun passu lezzeri.

 

Cust’esemplare de grande valore

Chi a ogni trabagliu an’addestradu

Puru ligadu a fune o tentu a frenu.

 

Bravu e veru collaboratore

Chi sempre ‘e continu azzudu dadu

In custa vida a s’omine terrenu.

 

 

 

 

 

 

A S’AMIGU MARIU USAI

(Ulassai 23/12/2003)

 

Mariu, dedico a tie un’argumentu

Che veru amigu e compaesanu

Cun s’isperanza ‘e ti fagher cuntentu.

 

Si fia istadu Dante, su toscanu,

T’aia dedicadu rimas d’oro

Ma custu donu non lu tenzo a manu

 

Però es dedicada ‘e veru coro

Custa mia sinzera poesia

Imitada in limba ‘e Logudoro.

 

Poliminia, Euterpe e Talia

Spero ch’a mie enzana in favore

Cun Clio, Galliope e Urania,

 

Erato, Melpomene e Terpsicore

Sas ancellas ch’in su Parnasu monte

Regnana cun’Omero, su cantore.

 

Sonende es cun sa lira Anacreonte

Musica bella chi faghet recreu

A un’Apollo ch’est sezidu ‘e fronte.

 

Cun s’arpa faghet musica un’Orfeu

E cantad puru Petrarca e Lucanu

Cun veru donu predilettu ‘e Deu.

 

B’est su mastru Virgiliu mantovanu

Su chi at dadu istruzione a Dante

E onoradu ad’ogni italianu

 

Ma custa musa mia diletante

No este a cunfrontu in paragone

Deo pro custu mi tenzo a distante

 

A boltas no mi leed illusione

Ma si comente es sanu su chelveddu

Non potto ruere in tentazione

 

Sigo custa cultura e minoreddu

Ca sempre amantiosu so continu

A cumponnere calchi versigheddu

 

Cantu oltas in logu ‘e magasinu

In gioventude istadu so a cantare

In calchi sposaliziu o ispuntinu

 

Poi ischis so devidu emigrare

Cun medas annos de allontananza

Appo devidu in tottu abbandonare

 

Lassadu in poesia ogn’impoltanza

E i sa limba sarda in abbandonu

Appo postu e sento sa mancanza.

 

Mariu, ca in su cantu tenes donu

Si m’iscriese tenzo piaghere

In poesia unu tou arregionu

 

No est’obbligu ma unu dovere

E non creo de mi lasasare assente

De sos versos chi tenes in podere.

 

Tenes estru e una bona mente

Pared ch’in Ippocrene apes bibidu

Dae cuss’abba ona frequente

 

Sa fonte ch’at Pegasu scaturidu

De s’immortale poetica vena

A mie mai fattu ana cumbidu

 

Si bibidu ndaia a pena pena

Taia cuntentadu in custa musa

Ma non potto resessere in s’iscena

 

Giutto unu pagu sa mente confusa

La fino e ti chelzo augurare

A tie e famiglia impare

Ti saludo e ogni sbagliu scusa.

 

 

 

 

 

S’ISTORIA DE MAROSINI

(2003)

 

Istoria de lontana parentella

Chi mai podet tennere termine

Una leggenda chi non tenet fine

Creo non siada una bagattella.

Custu situ vicinu a S’Assa Bella

Ue Ulassa i faghet confine

Dae tempus Maria de Osine

Est’istada ininque pastorella

 

Presonera in su monte congiuntu

Impare a sa crabita sunu inie

E de s’insoro eterna dimora

 

Oe sa zente ind’unu zeltu puntu

Giamada Marosini ogni die

E Marosini respundidi ancora.

 

 

 

 

 

 

 

SU TRENINU ANTIGU

(2003)

 

Ammento ancor’e cando in pizinnia

Dae Jerzu partende continu

Unu bellu fantasticu Treninu

Direttu in sa bezza ferrovia

 

Lassend ‘e segusu un’enorme iscia

De fumu annebbiadu su terrinu

Puru si oe non passed vicinu

Deo sempre presente lu tenia.

 

Custu bellu treninu leggendariu

Alimentadu a linna e calvone

Chi de tirare non fit mai stufu

 

Tiraiada subra ‘e su binariu

Trasportende ogni spezie de vagone

Continu cun su sou ciufu-ciufu.

 

 

 

 

 

 

 

MODA

(Dedicata a Dina Carta e Renato Loddo

per il loro matrimonio. 1990)

 

O Renato, pro te sento in coro

S’affettu cordiale pius sinzeru

Oe ti chelzo allegru, armoniosu

 

As’affiancu unu veru tesoro

La dese amare cun amore veru

Che prediletu un esemplare isposu.

 

Tanta felicidade e meda gosu

De guida sa Santa Trinidade

Bol siada in sos passos de sa vida

Chi regnet s’allegria totta ganta

Gosu meda, felicidade tanta

De guida sa Santa Trinidade

Gosu meda, tanta felicidade

Sa Trinidade Santa de guida

Bol siada in sos passos de sa vida

Chi totta ganta s’allegria regnede

E s’amore reciprocu s’impegnede

In’intesa armonia e cuncordia

 

Ca pro tenner lontanu sa discordia

Est ’os amare cun sentidu sanu

Che duos columbinos in su nidu

Continu in bon’umore a bos mantennere

Sa discordia pro lontanu tennere

Est’os amare cun sentidu sanu

Sa discordia pro tenner lontanu

Est’os amare cun sanu sentidu

 

Che duos columbinos in su nidu

Bos mantenner continu in bonumore

E ogni cosa ‘os andede in favore

E in sa vida meritu e grandesa

 

E s’amore reciprocu s’impegnede

In cuncordia armonia e intesa

 

Prima in gioventude e a sa ezzesa

Bol sia sorridente sa salude

‘Os amare cun d’un’amore ardente

Mai manched s’affettu cun s’istima

A sa ezzesa e in gioventude prima

Bol siada sorridente sa salude

A sa ezzesa e prima in gioventude

Bol siada sa salude sorridente

‘Os amare cund’un’amore ardente

S’affettu cun s’istima mai manchede

E in sa vida nisciunu s’istanchede

Pro la passare cun tant’allegria

 

E s’amore reciprocu s’impegnede

In intesa cuncordia e armonia

 

Sa mamma ‘e Dina impare cun Milia

In custa die de gioia e brama

Pro chi tenza fortuna custa coia

Si sunu inbenuidadas in s’altare

Sa mamma ‘e Dina cun Milia impare

In custa die de gioia e brama

Milia impare e de Dina sa mamma

In custa die de brama e de gioia

 

Pro chi tenza fortuna custa coia

In s’altare si sunu imbenuiadas

 

Ei sas preghieras rezitadas

A sos Santos de sa celeste corte

Chi sos isposos tenzan bona sorte

E in sa vida sorrisos e gosos

Chi bona sorte tenzan sos isposos

E in sa vida gosos e sorrisos

Sempre unidos e mai divisos

E chi Deu bol mandede ogni agiudu

E sa vida passedas cun recreu

Augurende de nou bol saludu

Ed est finidu custu cantu meu.

 

Sunu battromiz’annos a cust’era

Chi sos Nuraghes tentu an’esistenzia

Costruidos cun’omines de potenzia

De forza e manuale arte vera

 

Oe sunu amirados che chimera

Cun cust’insoro arcanica presenzia

Pero sa manu ‘e sa delinquenzia

Lus’an ridottos in mala manera

 

Custa zente illusa e vanitosa

In chirca ‘e tesoros delirantes

An frugadu sa terra in varios trettos

 

Non solu an profanadu ogni Losa

An distruttu sas Tumbas de Gigantes

In chirca de tesoros e bronzettos.

 

 

 

 

 

 

 

SU FRUTTU ‘E SU SARMENTU

(2003)

 

Su sarmentu es pianta agradessida

Dae su Deus Bacu immortalada

Sempre gelosamente enit curada

Dae s’omine in su cursu ‘e sa vida

 

Sa’ Ua, frutta bona e preferida,

Ch’in’parte enidi in binu trasformada

Dae tempos remotos renomada

Custa sacra bevanda beneida

 

Chi sempre at tentu s’omine a cumpanzu

E tribagliada cun delicadesa

Pro fagher  custu brou ‘e meraviglia

 

Si bellu preparades unu pranzu

Pro chi bene arrichida siat sa mesa

Chi non manche de inu sa bottiglia.

 

 

 

 

 

SU DONU DE SU CANTU

(Ulassai - 03/09/2003)

 

 

Su cantu rended gioia e allegria

Donu chi sa natura at predilettu

In d’ogni logu e festa in d’ogni trettu

Pone tottu sa zente in armonia

 

Pro cantare una bella poesia

Cheret sa mutta ch’andede a derettu

E si es predispostu s’intellettu

Tocca su chelu cun sa fantasia.

 

Su cantu est’unu e sas virtudes bellas

Chi bene est’inseridu in su folklore

Solu deve cantare chie at dotte.

 

Est bellu si esibidu est in sa notte

Candu brilla de luna su lugore

O sutta ‘e s’isplendore ‘e sas istellas.

 

 

 

 

 

 

 

Sa  colada ‘e fogu allutta

(Ulassai 30/01/2004)

 

 

Permittide chi deo bos racconte

De su tribagliu in epoca passada

In Franza ind’una fabbrica famada

Fio manovradore in d’unu ponte

 

Ue su fogu alluttu sempre ‘e fronte;

Giughia ogni die in sa colada

Sa zente totta canta illuminada,

Mi paria in s’inferru chin Caronte.

 

Deo subra su ponte e chie sutta

Preparados cun mestieri e arte

Ca cheret sa colada sacrificios

 

De amiantu bestidos in tuta

Ca scintiddas de fogu a d’ogni parte

Bolaian che fogos d’artificios.

 

 

 

 

 

DICIOSA FUNTANA

(Ulassai - 10/05/1998)

 

 

De sutta sa montagna zampillante

I nd’essis fritta fritta, sana e pura

T’at fatta fritta gai sa natura

Ca passasa in roca penetrante

 

Visitas non ti mancad un’istante

S’abba po prelevare cun premura

Puru a custos annos de ‘suttura

As resistidu galana e pimpante.

 

Ses perenne funtana melodiosa

Vantada in Ulassai e in sa zona

Po pregiu donos de ogni manera

 

Che funtana ti naran sa diciosa.

Si cherides abberu abba ona

Andades tottu a funtana ‘e Sera.

 

 

 

 

UNA ROSA PRO SANTU VALENTINU

(Ulassai - 14/02/2001)

 

 

Dae su tou caru Giovanninu

Rezi, o prenda amada, gioiosa

Chi continu sincera e amorosa

Pro barant’annos mi sese a vicinu

 

E oe pro sa festa ‘e Valentinu

Offro a tie custa amena rosa

E impare a issa, cara isposa,

cun sa rosa unu asu genuinu.

 

Rezila dae coro custu die

Ca deo ti la offro ‘e bonu coro

Sa rosa chi as tantu preferida

 

Su pensamentu meu sempre a tie

Es rivoltu, o amabile tesoro,

vera cumpanza de totta sa vida.

 

Poesia dedicada a muzere mia Assunta Chessa

Pro Santu Valentinu.

 

 

 

 

 

 

A MARIA LAI

(Ulassai - 01/04/2004)

 

 

Maria Lai cun arte prodigiosa

In sa pittura de altu livellu

Ogni dipintu at modelladu bellu

Cun geniu e decoro maestosa,

 

In Roma an bidu chi fit virtuosa

Candu in manu leadu at su pinzellu

Digna collega de unu Raffaellu

Chi s’est distinta in sa tela famosa.

 

Custa pitrice de vantu e valore

Ch’in tottue lassadu at s’insigna

Cun sa sua pittura sua originale.

 

Sos ulassesos li rendene onore

A custa cima rara, illustre e digna

Chi tentu in Ulassai at su nadale.

 

 

 

 

 

 

A CHENT’ANNOS

 

 

Oe apo cumpridu settant’annos

E ch’est passada sa giovedade,

Sa vida est gai pro s’umanidade

Chi su tempus nos portad in ingannos

 

Ma como fizzos mios sunt mannos

E mila passo cun serenidade.

Sa vida apo passadu in umiltade

Tra gosos, sacrificios e ingannos

 

Ancora non m’intendene lamentu

Puru de gioventura sia fora;

Si como morzo so cuntentu

 

Si comente m’agato forte ancora

Ispero de arrivare fin’a chentu

Prim’e lassare sa terrena dimora.

 

 

 

 

 

 

 

A SOS ISPOSOS NOVELLOS

(Ulassai, 24 agosto 2002)

 

 

Dedico cust’amena poesia

A sos isposinos in persone

Pro ch’ana fattu sa santa unione

Vito e Assunta, sa figlioccia mia,

 

passedas custa vida in allegria

e gosu meda in d’ogni occasione

Deu bos diada sa benedizione

Impare cun sa vergine Maria

 

Custa vida passedas cun recreu

Sempre allegros e de bonumore

Mai tenzedas maladia alcuna

 

E bos’assistada sa bona fortuna

Sempre os’amare cun sinzeru amore

Cust’est de coro s’auguru meu.

 

 

 

 

 

A ROSMUNDA SA BALLERINA

(Ulassai, 3 maggio 2004)

 

Deo a Rosmunda candu in gioventude

L’apo connota in terra Lorena

Fit de bellesa e grazia piena

Teniad pro sa danza sa virtude

 

Fit sa bellesa sua meda rara

E de incantu su sou sorrisu

Pariada un’Anghela ‘e paradisu

Che una rosa vellutada in cara

 

Ogni ballu faghiada in s’iscena

Tangu, valzer, mazurca e marcetta

E cun istile sa danza perfetta

Comente ballaida Maddalena

 

Ballaia puru in punta ‘e pe’

Cun romanticismu e funàmbola

Si giraiada comente una bambola

Ch’esserad un’erede ‘e Salome’

 

Tottu gantos teniana in bidea

Invitare a Rosmunda pro su tangu

A custa ballerina ‘e primu rangu

Chi ballende pariada una dea

 

Ma deo puru ca unu pagu ‘e dotte

Teniat pro su ballu bos i giuru

Cun issa una olta deo puru

Balladu apo su valzer a mesu notte

 

E de poi Rosmunda est’isparida

Sa brava ballerina tantu amena

Si comente fit bella che a Elena

Penso chi calchi d’unu l’at rapida

 

I sos pilos dorados e biunda

Giughiada e fit bella che s’aurora

In d’ogni festa o ballu iseto ancora

Ider de nou apparire Rosmunda.

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTU

(Dedicada a s’Associazione

“Sa perda e su entu”

Ulassai, 7 maggio 2004)

 

 

Como es finida sa mia cantone

Pro chi non sia bella a cumplimentu

Ringrazio deo s’Associassione

Chi l’an giamada “Sa Perda E Su Entu”

 

De parte insoro nde soe cuntentu

Ca dadu m’ana custa occasione

Si no non nde tenia intenzione

De dare isfogu a su meu talentu.

 

A isso est chi devo ringraziare

Pro sa capazidade ‘e parte insoro

In su formadu ‘e custa poesia

 

A sas famiglias cun issoso impare

Mando unu auguru de veru coro

E fino saludende ‘e parte mia.