giovanni loddo
Dae s'intragna
“Istillas de lentore” (Gocce di rugiada)
Progetto culturale di riscoperta, valorizzazione e recupero della poesia dialettale ulassese
Giovanni Loddo
Comente sos vulcanos fumu e foghu Bogana dae sas visceras insoro De gai sos poetas dana isfogu De cantu sentini issoso in su coro
Salvatore Poddighe Dualchi
Sommario:
breve scheda biografica
Giovannino Loddo nasce ad Ulassai il 20/12/1930 da Vittorio ed Erminia Usai. Compie i primi studi nella scuole elementari e medie di Ulassai. Già dall’età di tredici anni coaudiuva il padre durante la semina del grano, la cura dei vigneti e degli orti di proprietà. A seguito dei danni causati dalla grande alluvione del 1951 viene assunto per un certo periodo nelle ferrovie ed è impegnato nella ricostruzione della strada ferrata che collegava i paesi di Ulassai, Gairo Scalo, Seui e Lanusei. Tra il 1952 ed il 1957 lavora in diversi cantieri forestali. Nel 1957 è tra coloro che tentano la via dell’emigrazione e, trovandosi in Francia tre suoi fratelli (Antonio, Luigi e Raffaele) si trasferisce anche lui nel paese transalpino dove risiederà per circa diciassette anni. Nel 1960, rientrato ad Ulassai, si fidanza con Assunta Chessa, a cui si unirà in matrimonio nel 1961. Da questa unione, durante la permanenza in Francia, nasceranno quattro figli (Erminia, Vittorio, Romano e Mariarosa). Nel 1974 l’intera famiglia fa rientro definitivamente ad Ulassai dove vedrà la luce, nel 1976, l’ultima nata Alessandra. Dal suo rientro in Sardegna, per sedici anni, Giovannino lavora presso il Cantiere forestale di Ulassai dove raggiunge l’età pensionabile. Attualmente vive ad Ulassai in via Roma, 18 ed è uno dei più raffinati e colti poeti dialettali locali.
Introduzione
“Istillas de lentore” Produzione letteraria minore ulassese
Colti dilettanti di poesia
L’associazione culturale “Sa perda e su entu” da tempo impegnata nel recupero, nella promozione e nella salvaguardia della cultura locale, non poteva, ovviamente, trascurare uno degli ambiti più significativi ed importanti della tradizione culturale ulassese e sarda: la poesia in limba. Si è pertanto attivato un progetto di ricerca e di riscoperta delle voci più autorevoli della poesia dialettale ulassese, “Istillas de lentore”, che ha visto l’impegno di un elevato numero di cultori ed appassionati che con impegno encomiabile, si sono prodigati nella ricerca e nel recupero di una mole enorme di documenti, testimonianza di una vivacità compositiva particolarmente sentita e viva ad Ulassai soprattutto nella seconda metà del secolo scorso. Vecchi componimenti, un tempo parte sostanziale del vissuto quotidiano del nostro paese, oggi sono pressoché scomparsi e solo grazie ad un intenso lavoro di scavo nella memoria collettiva e personale di pochi anziani è stato possibile recuperarli dall’oblio cui erano caduti. Questa breve raccolta di poesie, ovviamente, non ha pretesa di esaustività dell’ampio panorama poetico ulassese ma rappresenta un primo esempio, crediamo significativo, di cosa sia possibile recuperare dallo scrigno della memoria culturale e storica ulassese. Nelle prime due monografie, dedicate alle opere di Giovanni Loddo e Antonio Puddu, si è voluto presentare l’esempio di una produzione poetica importante cui a breve seguiranno altre raccolte nelle quali confluiranno componimenti che hanno segnato la storia recente di Ulassai ed accompagnato, per generazioni, la narrazione di fatti ed episodi significativi. La esperienza poetica degli autori presentati si inserisce nel filone, assai ricco in Sardegna, dei cantori popolari estemporanei di poesia dialettale in limba. Poeti in tono minore certo, sconosciuti al grande pubblico, estranei ai circuito letterari, ma spesso dotati di una vena artistica e compositiva autentica. Creatori di opere di indubbio valore letterario vivono e sentono la poesia nel fluire quotidiano delle piccole cose, come componente essenziale dei piccoli grandi eventi che segnano le loro esistenze di colti dilettanti di poesia, legati ad una visione poetica della realtà quotidiana che vivono senza contaminazioni letterarie e con limpida sincerità e sentimento. Senza le sottigliezze formali e le artificiosità dei poeti di professione hanno una visione semplice e sostanziale della poesia, intesa come legale intimo e arcaico con la memoria storica della nostra isola. Come i grandi poeti antichi non studiano composizione, sentono col cuore le melodie, avvertono i toni, i canti, i sentimenti in completa sintonia con i palpiti e le pulsazioni dei loro più intimi pensieri, in armonia con la realtà in cui vivono, con la semplicità e la naturalezza dei loro piccoli gesti quotidiani. Non hanno velleità letterarie si limitano a vivere ed a comporre, dove comporre ha per loro una intima ed assoluta equivalenza con il vivere e con l’essere. Nell’opera di Giovanni Loddo, come in quella di Antonio Puddu, la vita da emigrato ha influito profondamente nella loro esistenza tanto da condizionare e segnare in maniera indelebile la loro produzione poetica. Proprio nelle poesie legate alla vita da emigrante si possono cogliere, per entrambi, alcune composizioni di viva e sincera poesia, caratterizzati da un’intensità di sentimento e di dolore difficilmente riscontrabili in altri componimenti. Emerge prepotente il profondo legame con la propria terra e le proprie tradizioni, un lacerazione dolorosa in cui si avverte fortissimo il desiderio di tornare, l’intimo dissidio tra le angustie materiali ed il calore lontano del focolare domestico, il dramma dello sradicamento sociale e culturale che migliaia di sardi vissero nei tristi anni della grande emigrazione. Dramma umano che vorremmo fosse solo un lontano ricordo del passato e che, invece, purtroppo molti sardi, troppi, ancora continuano a vivere e sentire sopra la propria pelle. Nelle raccolte si dipanano le multiformi espressioni della poesia popolare ulassese più autentica: dalle caricature ironiche, alle dolci e tenere lettere d’amore, agli orgogliosi ed accorati richiami alla salvaguardia di un’identità linguistica e culturale minacciata, alle tenui melodie letterarie dedicate ad amici, parenti, compagni. Autentici rapsodi e cantori di una poesia popolareggiante e giocosa un tempo estremamente diffusa su tutto il territorio isolano oggi, emblema della attuale deriva culturale dei valori etnici di un popolo, pressoché scomparsa o limitata a circuiti minimi della società sarda. Ai complessi metri e ritmi de sas modas, si susseguono i più aristocratici sonetti, le popolari ottave, le terzine di dantesca memoria, fino ad arrivare ai fantasiosi e delicati acrostici, ad appassionati epistolari che narrano in poesia i sentimenti più autentici di una poesia sentita veramente come elemento imprescindibile della vita quotidiana e dei suoi rapporti sociali. Spesso si indulge un tantino troppo in espressioni particolarmente sarcastiche, mordaci, volutamente eccessive, fino talvolta a rasentare l’offesa urlata, espressione anch’essa di un sentire popolare che non ci siamo sentiti di limitare ma che presentiamo ai nostri lettori con la preghiera di voler cogliere non tanto i toni accesi e l’eccessiva enfasi di taluni componimenti quanto la loro schiettezza, la libertà di espressione, la totale mancanza di freni ed inibizioni in battute che, volgari o no, fanno parte indelebile ed imprescindibile di uno stile poetico popolare che non possiamo trascurare. Un ringraziamento particolare va a Mario Usai senza il cui impegno e dedizione questo lavoro non avrebbe mai visto la luce. Un ringraziamento ulteriore va poi tributato a tutti i soci dell’Associazione culturale che da anni, con impegno ed abnegazione, rendono possibile un lavoro di indagine e di valorizzazione senza precedenti in un paese ricchissimo di cultura e tradizione ma talvolta pigro e poco interessato alla promozione delle sue enormi potenzialità.
Giuseppe Cabizzosu Presidente Ass. Cult. “Sa perda e su entu” – Ulassai 30/03/2004
PRESENTAZIONE
Caru, lettore, chi sese in possessu De custu iscrittu meu imporovvisadu Solu ti prego d’essere iscusadu E non pretendo de aer successu. Iscopu non bind’ada de interessu Solu pro giogu es chi apo cantadu Si poi in calchi errore che imbattisi Spero c’as bonu coro e mi cumpatisi.
sa tradizione (Scritta pro mantenner sa tradizione - 1993)
In giovania in d’ogni buttighinu Fia sighida sa tradizione Nois non fimis de professione Ca fimis solu poetas de binu Però essiada bellu ogni festinu Improvvisende in sa sarda cantone E so seguru dilettantes gai No nde naschen piusu in Ulassai.
In d’ogni via in d’ogni contrada Impare a sa diletta compagnia Ma oe custa sarda poesia Ido chi s’este in tottu abbandonada Ca pius de cultura non bi ndada In custa noa e bella giovania Paren naschidos in terra lombarda Ca non faeddan mancu in limba sarda.
De veru sardu mancu unu faeddu Naran ch’est limba bezza e arretrada Sa limba de sa terra tantu amada Ogniunu deve tennere in chelveddu Pro chi l’apprendad’ogni giovaneddu In s’iscola cheriad insegnada Ch’est sa limba sa nostra testimonza Nisciunu ‘e faeddare apped’irgonza.
Tradizione, valore e cultura Tramandada de s’antighidade Ed est custa sa nostra realtade Chi nos at dadu sa madre natura E ogniunu deviat tenner cura Ca l’emus tenta in eredidade E devimus cumprender su valore Pro difendere su nostru folklore.
In s’isperanza de la tenner in vida Naro a sa moderna gioventude Issos ca sun pienos de salude Calchid’unu chi fettada s’atrivida E chie tene donu ch’in virtude De non lassare sa vena drommida E de cantare irgonza non tenzada Chi limba e tradizione si mantenzada.
POESIA PRO ULASSAI(Ulassai 3/4/2003)
Tue, gentile patria ulassesa, Terra amena pro natura dotada De superbas montagnas circundada Riccas de donos de naturalesa
As’una grutta ch’este una ricchesa Continu de turistas visitada In Lequarci famosa sa cascada Incantadora sa sua bellesa
De supra s’assa nde valad’a bolu Spumeggiante su maestosu riu Superbu candu at fattu sa piena
Scurrende custa esuberante vena T’intonada unu raru murmuriu Chi l’accumagnada finzas a Perdu Tolu.
RISPOSTA A UNU ZIU(Scritta al caro zio Egidio Chessa - 6/10/2002)
Ziu Egidiu custu sou iscritu Appo legidu cun attenzione Una risposta li torro a s'invitu Esprimendemi in Sardu paragone Ispero chi m’agiude su talentu E nde ogare discreta una cantone. De su chi m’ada iscritu so cuntentu Ma faeddende de sa mia bravura Non mi est mai passadu in pensamentu, Troppu minore est su donu ‘e natura Dende a sa poesia pagu indiziu. Deo mi palzo pasculende a fura E poi so mancante de eserciziu Ca de cando paltidu so emigradu Appo peldidu abitudine e viziu. Cantu oltasa cun isse emus cantadu Cand’in s’edade de sa giovania, Ma como cussu tempusu ch’es passadu. Tando immensa fit sa fantasia Ma sos annos in presse an fuidu Oe che semus in s'ansiania, Cust’intelletu meu ses dormidu Lassende su cantare in abbandonu Tottu su chi tenia appo peldidu. Oe non fatto musica e ne sonu Spero in isse de mi dare imparu E a d'ogni sbagliu dimando peldonu. Mi piaghe su sou versu giaru Ada restare imprimidu in sa mente E nde só orgogliosu, ziu caru. Lu prego de m’iscrier frequente Dende a su cantu Sardu su saludu In passadu futuru e in presente Custu folklore cherede un’agiudu E pro li dare meritu e valore Deo li giuro chi non resto mudu Isse puru ada bennere in favore Pro sa tradizione tramandare Chi pro sos Sardos est mannu s’onore Sa poesia chelzo terminare Sperende de m’iscrier fitianu Como la fino pro non 1'infadare E prego a su Deus Suberanu De l’aggiudare in d’ogni momentu Ch’impare a sa famiglia reste sanu E de viver cuntentos ad annos chentu. Saludende ringrazio cun dovere Cuntentu cun immensu piaghere.
Poesia pro Santa Barbara (1978)
In sa famosa antiga Nicomedia, Cittadella de s'Asia Minore, Barbara, in su dughentos ses naschida.
Non pensaiasa a sa celeste sedia Ca vis promissa a unu paganu amore, Sola cun Babbu tou de guida.
In mesu e tantu bene in custa vida Ma candu as'incontradu a Origene E s’evangelu t’ada illustradu E sa dottrina pro su Regnu Santu In custa vida in mesu e bene tantu Ma candu asa incontradu a Origene In custa vida in mesu a tantu bene Ma candu a Origene asa incontradu E s’evangelu t’ada illustradu E de su Regnu Santu sa dottrina Tantu amore e grazia Divina In custu coro tou este intrada
De nascostu ti sese Battizzada Pritte cun veru amore in Deus crese Babbu tou, crudele, cun rancore Ti cheret pagana a ogni costu Battizada ti sese de nascostu Pritte cun veru amore in Deus crese De nascostu Battizada ti sese Pritte in Deus cres cun veru. amore Babbu tou, crudele, cun rancore A ogni costu ti cheret Pagana Ma tue che Ulmina Cristiana Ti ses calzada e postu sa veste.
Tant'amore e grazia Divina In custu coro tou intrada este.
In Tribunale de sa corte terreste Su destinu tracciadu t’at sa sorte Babbu tou che vile assassinu Tottu in d’una ad estradu su pugnale In sa terreste corte in Tribunale Su destinu tracciadu t’at sa sorte In tribunale de sa terreste corte Sa sorte t’at tracciadu su destinu Babbu tou che vile assassinu. Tott' in d’una su pugnale ad’estradu Cun tanta ira t’ada pugnaladu E domandas perdonu in contu sou.
Tant'amore e grazia divina Este intrada in custu coro tou.
Ulassa in'omaggiu ogni annu a nou Cun ballos e folklore in sa piassa Est festa manna in su tou onore In data tres dominigas de maggiu Ogni annu a nou Ulassa in omaggiu Cun ballos e folklore in sa piassa Ogni annu a nou in omaggiu Ulassa In sa piassa cun ballos e folklore Est festa manna in su tou onore De maggiu tres dominigas in data.
T’an preghiera e novena fatta Tott’in fila preghende in cantilena
T’an preghiera fatta e novena Tott’in fila in cantilena preghende A sa Capella inue ses regnende Tue Barbara Santa verginella Inue ses regnende in sa Capella
Barbara Santa verginella tue.
Dae su chelu ue ses in que Pensa pro s'ulassesa residensia Impare a sa Divina Onnipotensia Protegge su pastore e bestiamene E su poveritu chi at famene Impare a su chi este afflittu pensa Deo e parte mia in recumpensa Ti fatto devota preghiera Tue Barbara faghe sa manera Non nde lessas mancunu ismentigadu Ca sempre ses istada ‘e bonu coro Protegge s'ulassesu populadu Chi continu devotu t‘at pregadu Martire fizza ona de Dioscoro.
A MUZZERE MEA (1998)
Dega t’apo incontradu Tue, Assunta cara, Mi sese istada sempre de guida A mie as cambiadu In d’una vide rara E amare sos donos de sa vida A su tou fiancu Mai mi sento istancu E ogni cosa in bene resessida In passadu e presente Sa vida affronto armoniosamente
Ei su sacrifiziu Ch’in sa vida terrena Emus tentu in calchi occasione Cun coraggiu e giudiziu Senza faghere iscena Lu semus superados a cumone Nessi in attera terra In tanta cuntierra Vivende in d’un’anzena nazione Cun orgolgiu e coragiu Cun tie app’affrontadu ogni disagiu.
Un’esemplare mamma Chi pro tottu sos fizos Ses istada una bona educadora Cun amore e cun brama I sos bonos consizzos Dadu lis asa a issoso a d’ogn’ora De candu a manu tenta Finzas a mannos attenta Ses’istada s’insoro protettora E ancora oe in die
Ogni consizu dimandana a tie
De sa tua bontade Issoso ana cumpresu E ti rendene meritu e onore De s’amabilidade Chi tue li sas resu A issoso e de coro tantu amore As fattu s’impossibile Continu disponibile Affatigada e sempre ‘e bon’umore E de tantos turmentos Creo chi ti merites complimentos.
Sia notte o die Cun amore sinzeru Continu a tie tenzo in pensamentu Sa vida rie rie Orgogliosu e fieru La so passende felice e cuntentu Tue fidele isposa Sinzera e amorosa Mi sese istada in d’ogni momentu Custa sinzeridade At dadu a mie sa felicidade
A su Deus divinu Devo ringraziare Pro sa tua fidele cumpagnia Ringrazio su destinu Chi m’at fattu incontrare Tanta felicidade e armonia De sa ch’appo incontradu Cuntentu soe istadu E cunvintu chi fortunadu sia
E non bi at tesoro Chi bale cantu sa chi tenzo in coro.
SU CAMBIAMENTU (1991)
Ulassa unu tempus fis famosa De prestigiu, richesa e pro valores E onorada in sa zona ozastrina
Ma oe ses torrada a pagu cosa Non bad pius massaios e ne pastores Sa zente es totta ganta zittadina
Peldidu as’ogni donu d’e raighina Lassende sa campagnia in abbandonu E a sa bella vida ti ses dende Cun su rimboschimentu chi es bessidu De raighina ogni donu as peldidu Lassende sa campagna in abbandonu De raighina peldidu asa ogni donu Sa campagna in abbandonu lassende E a sa bella vida ti ses dende De ghel bessidu su rimboschimentu Custu Demaniale censimentu Una parte ‘e sas terras ana invasu.
Oe lamentas cara es petta e casu Sa cosa genuina es meda rara Manca su binu onu in sa cantina Pro chi tenese unu pagu ‘e moneta Oe lamentas cara casu e petta Sa cosa genuina es meda rara Oe lamentas casu e petta cara Meda rara es sa cosa genuina Manca su binu onu in sa cantina Pro chi unu pagu ‘e moneta tenes De cosa pagu ona ti mantenes Chi mancu a mandigare faghed gana.
Custu Demaniale censimentu Una parte e sas terras invasu ana.
Illusione cun boria vana Parene aer toccadu sa gloria Sa inza e i s’ortu incoltivadu Mancu an de trattare in paragone Boria vana cun illusione Parene aer tocadu sa gloria E cun illusione e vana boria Paren aer sa gloria tocadu Sa inza e i s’ortu incoltivadu In paragone mancu an de trattare Pastores e massaios impare Lassadu an tottu s’utile a disparte.
Custu Demaniale censimentu De sas terras invasu ana una parte,
E s’artigianu abbandonadu at s’arte De intrare in su buscu at pensadu Una vida serena pro passare E viver tranquillu allegru e sanu S’arte abbandonadu at s’artigianu De intrare in su buscu at pensadu S’arte at s’artigianu abbandonadu At pensadu in su buscu de intrare Una vida serena pro passare E viver sanu, allegru e tranquillu E a s’artigianadu ogni sigillu An postu ca a su buscu sun pensende
Sos chi sunu in sa grutta tribagliende Si la passan continu in bona muta Chie pro isposaliziu o ispuntinu Este in Barbara Santa su radunu Sos ch’in sa grutta tribagliende sunu Si la passan continu in bona muta
Tribagliende sos chi sunu in sa grutta In bona muta si la passan continu
Chie pro isposaliziu o ispuntinu Su radunu est in Barbara Santa Ma este abbandonada ogni pianta E su terrinu es diventadu areste Manca solu ‘e li ponner su luminu E gai sa sienda est sistemada Ma este ogni pianta abbandonada E su terrinu es diventadu areste Ogni pianta abbandonada este Areste es diventadu su terrinu manca solu ‘e li ponner su luminu E gai es sistemada sa sienda.
Abbandonadu ana ogni faccenda E su matessi es pro su bestiamene. Pare chi su fiagu ‘e su ledamene A sa zente moderna agrada pagu Pare de su ladamene su fiagu Agrada pagu a sa zente moderna Custa vida non durada in eterna Sensa faghere nisciuna fatiga Este a torrare unu pagu a s’antiga E a bi coltivare cosa ona Comente es sempre istada custa zona Es solu unu consizu e la concludo E si apo unu pagu esageradu Bos prego de essere iscusadu E cordialemente bos saludo.
NOSTALGIA ‘E SARDIGNA (Inviato dalla Francia al Messaggero Sardo - 1962)
Tue Sardigna mia tantu amada Chi continu in sa mente ti tenia Custu coro pienu ‘e nostalgia D’ogni die pro te i palpitada Sempre pensende a s’epoca passada Ue passadu esi sa giovania Cun tantas oras bellas de allegria Chi mai non t’aia ismentigada
Deo torrare cheria ‘e nou Pro restare continu patria cara Ca tenzo brama e meda disizu
Pro mi torrare su sorrisu a prou Custa vida lontanu es troppu amara Piena ‘e tantas penas e fastizu.
PARTENZA (Scritta per la mia partenza in Francia - 1974)
S’annu chimbantasette so paltidu Abbandonende sa terra natia Che puzone c’abbandonat su nidu Lassende cudda cara Mamma mia Chin su momentu de sa dispedida I pianghia cun tanta angustia Laia nadu «Es gai sa vida, Coraggiu e non piangas, Mamma cara, Non siasa in cust’ora addolorida. Sa vida es contraria e avara, Giuro chi cantu prestu app’a torrare Però non verses sa lagrima amara. Dega torro continu apo a restare Ma pro como i m’iseta sa partenzia, Es su momentu de ti saludare, Faghe coraggiu e tene passenzia Sende lontanu apo a pensare a tie Comente chi m’esserasa in presenzia. Parto in s’ispera de torrare unu die A tribagliare de pane un’incone Ca sa vida nos obligat gasie, Andare in d’una anzena nazione Ca inoghe tribagliu non bin dada, In su momentu in custa occasione Sa vida es gai ed es tribuliada Obbligadu a lassare sa dimora Sa cumpagnia e i sa terra amada In s’ispera de una noa aurora E ogniunu de torrare a logu sou Non poded’essere lontana cuss’ora. In attesa chi unu guvernu nou Chi de colore cambie s’insigna e su tribagliu i enzada a prou, Gai tottus de torrare in Sardigna E sos ch’an guvernadu tantos’annos Che los bogare che razza maligna Augurende a minores e mannos Sos de fora ‘e torrare a logu insoro Ch’an sunfridu dolores e ingannos Sa nostalgia e sa Sardigna in coro». Su ammentare de cando i via lontanu Cando bi penso ancora i m’addoloro Pro custu a d’ogni Sardu paesanu Deo auguro in custa sarda musa De torrare in Sardigna allegru e sanu In custu lidu amadu ‘e s’Ichinusa.
EMIGRADU (Scritta al mio rientro dalla Francia - 1974)
Emigradu in terra istraniera Pro deghessette annos so istadu Chi de su mundu paria olvidadu Sempre pensende de manzanu a sera
Si unu die torrare i podia A custa terra ‘e provincia ‘e Nuoro Terra sa chi tenia sempre in coro De s’ulassesa patria natia Sa chi sempre tenia in pensamentu.
A Deus e a Maria apo pregadu Pro chi ‘e nou essera torradu E ca nde so torradu so cuntentu
D’e cussu logu lontanu e anzenu Pienu de tristesa e amargura Chi mi paria in d’una sepoltura In cunfrontu ‘e su sardu lidu amenu
E unu die cun sentidu sanu Apo decisu impare cun sa prole
De torrare a su logu ue su sole
Ispuntada calorosu ogni manzanu.
A FRADE MEU (Scritta a mio fratello Gino residente in Francia da un anno - 1988)
Cando asa rezzire sa presente Spero chi t’agates forte e sanu Non naro che cando fis giovanu Chi sia sa salude sufficiente
A tie, caru Ginu, tenzo in mente E ti penso continu fitianu E prego a su Deus Suberanu De s’isfortuna i sias assente
E sempre riservadu de ogni male E sa felicidade in su futuru T’accumpagned cun gioia e allegria
Intantu rezzi dae parte mia fraternu e cordiale unu auguru In ricurrenzia de su Santu Nadale.
A DOTTOR SORU (Moda dedicata al gentilissimo Dottor Soru - 1992)
Est arrivadu in sos annos chimbanta Dae Gavoi, patria natale, Pro destinazione Ulassai
Cun premura e devozione tanta Sempre prontu a curare su male Ca sa professione sua es gai.
Podede Ulassa ismentigare mai Oe in omaggiu a isse rende lode Pro s’operadu e su sou coraggiu De custu bravu duttore esemplare Pode mai Ulassa ismentigare Oe in omaggiu a isse i rende lode Ulassa ismentigare mai pode Rende lode oe a isse in omaggiu Pro s’operadu e su sou coraggiu De custu bravu esemplare duttore Chi cun devozione e cun amore At calmadu s’anzena sufferenzia.
Dae s’iniziu cu tanta passenzia Ad’affrontadu ogni sacrifiziu Sa idda de Ulassa isse at curadu Coment ‘esserad una manu santa Dae s’iniziu cun passienza tanta Ad’affrontadu ogni sacrifiziu Cun tanta passenzia dae s’iniziu Ad ogni sacrifiziu affrontadu Sa idda de Ulassa isse at curadu Coment’esserad una santa manu Pensa s'infirmu ‘e lu torrare sanu Scultende ogni parte ‘e sa carena.
Chi cun devozione e cun amore
At calmadu sa sufferenzia anzena
E a su sufferente in dolu e pena Isse li da coraggiu cun consolu De mestieri e che omine saggiu Sa vida at dedicadu totalmente In dolu e pena e a su sufferente Isse li da coraggiu cun consolu E a su sufferente in pena e dolu Isse li da consolu cun coraggiu De mestieri e che omine saggiu Totalmente dedicadu as sa vida E Ulassa cun boghe e alta grida Su sou benemeritu l’at mustradu
Chi cun devozione e cun amore S’anzena sufferenzia at calmadu.
Si b’at mortu presente es sempre istadu Pienu de costanza e de cunfortu Non manca mai pro sa condoglianza Pensada ‘e cunfortare ogni parente Si b’at mortu sempr’istadu es presente Pienu de costanza e de cunfortu Sempre istadu es presente si b’at mortu Pienu de cunfortu e de costanza Non manca mai pro sa condoglianza Pensada ogni parente ‘e cunfortare.
Bona cultura cun valore impare E i su bonu coro pro natura Valore impare cun bona cultura Pro natura e i su bonu coro Ch’esserada nadu in sa idda insoro Sos ulassesos si l’ana adottadu Ch’esserada in sa idda insoro nadu Sos ulassesos adottadu l’ana
E pregiu e onore a isse dana E su valore che omine egregiu E a isse onore dana e pregiu Egregiu e che omine su valore E tottu Ulassa li rendede onore E deo puru pro sa parte mia Tant’ffetu sinzeru e simpatia Sempre l’apo mustradu prima e poi E auguro in sarda poesia Custu gentile duttore ‘e Gavoi.
unu sonettU a Giagu (Dedicadu a s’amigu Giacu Pili - 10/11/2002)
Giagu, amigu fidele istimadu Continu cordiale e sinzeru De ti tennere amigu so fieru Ca lealmente mi l’as dimustradu In presente comente in su passadu Ti tenia e ti tenzo in cunsideru Che chi m’esseras unu frade veru Ca sempre affettuosu sese istadu
Mi dispiaghede, Giagu, in veridade E nde cumprendo su tou disagiu Ca ses cun zeltos malese a cumbattere
Ti prego ‘e tenner forte su carattere E affrontare ogni calamidade E prosighire sa vida cun coraggiu.
Rezzi un’auguriu genuinu De parte de s’amigu Giovanninu.
A S’AMIGU SERAFINU (Scritta nell’ospedale Tommasini di Jerzu all’amico Serafino Floris di Barisardo - 1994)
Intru su Tomasini in s’ispidale A tie apo incontradu, Seraffinu, Cando t’apidu de nante vicinu I topu ch’a unu pe aias male E cun d’unu saludu geniale Mas nadu «Coment’istas, Giovanninu». Dae su die ammento continu Su carattere tou cordiale
Prima de mi che andare a Ulassai De t’iscriere magato in obbligu Cust amenu sonette in cantu sardu.
Giuro de non t’ismentigare mai, De ti tennere in coro che un’amigu Cun affettu sinzeru e riguardu.
A ULASSAI (1953)
Oe in mente mia appo pensadu De dedicare unu sardu cantu A sa terra natia ue so nadu Sa chi tenia in coro e amo tantu
In mesu ‘e sas montagnas che matrona Ulassai, famosa bidda mia, Vigilada ‘e Masseu e Sassa Bella
Notte e die ti vaghen sentinella De vigilare a tie ana in dotte Ti faghen sentinella die e notte Ana in dotte de vigilare a tie Sentinella ti faghen notte e die Messes e annu e seculu intreu
In mesu ‘e sas montagnas che matrona Ulassai famosa bidda mia Vigilada de Sassa Bella e Masseu
As de bellesa casta ogni recreu De donos de grandesa meda vasta Ogni recreu as de bellesa casta Meda vasta de donos de grandesa Ogni recreu as de casta bellesa Chi d'ogn’unu ti narada «imbiada!»
In mesu ‘e sas montagnas che matrona Ulassai famosa bidda mia De Sassa Bella e Masseu vigilada
In sa Sardigna intera ses vantada Digna dae natura andas fiera Ses vantada in sa Sardigna intera Dae natura andas fiera e digna
Ses vantada in s’intera Sardigna Pro donos de virtude e maestria.
In mesu ‘e sas montagnas che matrona De Sassa Bella e Masseu vigilada Ulassai famosa bidda mia.
As'un’arcana grutta ch’es nodia De epoca lontana senza dutta As’un’arcana ch’es nodia grutta Senza dutta de epoca lontana Chi es nodia as'una grutta arcana Piena de misteru e buiosa.
In mesu ‘e sas montagnas che matrona Vigilada ‘e Masseu e Sassa Bella Ulassai bidda mia famosa.
As dadu vida a zente virtuosa Calchi fizzu eccellente as'allevadu A zente virtuosa vida as dadu As'allevadu calchi fizzu eccellente As dadu vida a virtuosa zente Chi tant'onore t’ana resu assai.
In mesu ‘e sas montagnas che matrona Vigilada ‘e Masseu e Sassa Bella Famosa bidda mia Ulassai
A non ti dare vantu candumai Deo unu cantu ti chelzo intonare E candu mai vantu a non ti dare Deo ti chelzo intonare unu cantu E candu mai a non ti dare vantu Che fizzu ‘e sa natia Mamma ona.
Vigilada ‘e Masseu e Sassa Bella Ulassai famosa bidda mia In mesu ‘e sas montagnas che matrona.
Invidiada in s'ozzastrina zona Che una Fada o Signora Divina Invidiada in sa zona Ozzastrina Che Signora Divina o una Fada In sa zona ozastrina invidiada De abba bona e pura non ti lagnas.
Vigilada ‘e Masseu e Sassa Bella Ulassai famosa bidda mia Che Matrona in mesu e sas montagnas.
Spaziosas sas tuas campagnas E sas cascadas duas ispumosas Sas campagnas tuas ispaziosas E spumosas sas cascadas duas Spaziosas sas campagnas tuas Pienas de Nuraghes de ogni pesu.
Vigilada ‘e Masseu e Sassa Bella Ulassai famosa bidda mia De sas montagnas che Matrona in mesu.
Si calchi isbagliu in sa musa agatades I bos prego de coro ‘e mi scusades.
A NERONE (Dedicada a su cane meu Nerone - 2000)
Su cane meu si narat Nerone Intelligente e meda distintu Peccadu ch’este a sa cadena istrintu Ch’este a fagher cun isse attenzione Connosche de lontanu su ladrone Ca es dotadu dae bonu istintu De tanta fedeltade i m’at cunvintu Sempre prontu in difesa ‘e su padrone.
Comente guardianu es meda dignu Pritte at fattu continu bona proa Vigilende in su nostru podere.
Candu intendede arrivare su mere Meda cuntentu i faghet sa coa Isettende a li dare unu carignu.
A S’AMIGU CHICHINU (Sonettu dedicadu a s’amigu Chichinu Lobina - 16/07/2003)
Chichinu dae s’edade ‘e s’infanzia Semus amigos veros diventados Pius de sessant’annos sun passados Tra nois mai istadu b’at mancanzia,
Amigos de antiga costumanzia Che frades chi si sunu cunsacrados In piena armonia sempre istados Cun fide e sincera fratellanzia.
No isco custu cantu in sarda rima Chi resessidu siada a dovere De pagu esperiensia in sa musa
Pro custu prima ti dimando scusa Sperende de ti faghere piaghere E ti saludo cun sinzera istima.
SA PIAGA (Sonettu scrittu pro s’emigrazione - 1992)
Sa piaga ‘e s’emigrazione Esistidi ancora e b’este istada Custa Sardigna mia sconsolada Cun sos disoccupados a muntone.
Andare in nd’un’anzena nazione Sa zente ancora oe este obbligada Ca inoghe tribagliu non bind’ada Culpas de sos chi sunu in sa Regione.
Promittini mares e casteddos E sa Sardigna, sa nostra dimora, Es diventada cosa ‘e fagher pena.
Su sardu a tribagliare in terra anzena Est’obbligadu a si che andare fora E sa Sardigna es piena ‘e nieddos.
SU MASSAIU ANTIGU (Sonettu scrittu pro sa tradizione de su massaiu antigu - su mese ‘e triulas 2003)
Tradiziones dae s’era antiga A sos giovanos las sunu illustrende, Su massaiu in su campu seminende Cun sos boes arende tottu in riga.
Arriva su messonzu, itte fadiga, cantu suore in sa fronte versende e poi in s’arzola triulende pro nd’ogare su ranu dae s’ispiga.
E a fine lu devede ispazzare Armadu de trebuttu e pala in manu; Sperende de arrivare in su momentu
Pro podere in s’aera bentulare E separare sa pazza dae su ranu Este isettende a tirare su entu.
A S’AMIGU MARIU USALA(Trintasese - Ulassai 10/2/2003)
In sardu cantu custu trintasese Modellu dae antigu documentu De t’scrier, Mariu, apo pensadu
Continu amantiosu sese istadu Virtuosu in su cantu e genuinu Amantiosu stadu ses continu Genuinu e in su cantu virtuosu Continu ses istadu amantiosu In custu ramu poeticu variu.
In sardu cantu custu trintasese Modellu dae antigu documentu Pensadu apo de t’iscrier, Mariu.
Legidu as de istoria ogni diariu E in mente imprimidu a memoria Legidu ogni diariu as de istoria E in mente a memoria imprimidu De istoria ogni diariu as legidu Chin poesia lu podes descriere.
In sardu cantu custu trintasese Modellu dae antigu documentu Apo pensadu, Mariu, de t’iscriere.
Spero leginde non ti feta riere Ca deo che poeta so unu zero Leginde non ti fetta riere spero Ca deo so unu zero che poeta Leginde spero riere non ti fetta Solu cheria ‘e ti fagher cutentu.
Mariu, de t’iscriere apo pensadu In cantu sardu custu trintasese Modellu de antigu documentu.
Si tenia onore in s’argomentu Comente una Talia o Terpsicore In s’argumentu si tenia onore Comente Terpsicore o una Talia Onore in s’argomentu si tenia Ma nde soe sprovvistu, caru amigu.
De t’iscriere, Mariu, apo pensadu In sardu cantu custu trintasese Modellu dae documentu antigu.
Zeltu non m’as’a ponnere in castigu Si soe pagu espeltu in su cumponnere Zeltu in castigu non mi as’a ponnere S’in su cumponnere soe pagu espeltu Non mi asa ponnere in castigu zeltu O mi serrare in tottu su cancellu.
Mariu, de t’iscriere apo pensadu In sardu cantu custu trintasese Documentu de antigu modellu.
De pagu rima e ne cantare bellu Pro custu prego prima ‘e mi scusare De pagu rima e ne bellu in cantare Prego pro custu ‘e mi scusare prima In cantare ne bellu e pagu rima Mancante de talentu si mi crese.
Modellu dae antigu documentu De t’iscriere, Mariu, apo pensadu In cantu sardu custu trintasese.
De Marianu pro Barbara in su mese De Milanu t’isetto pro sa gara In su mese Marianu pro Barbara Pro sa gara t’isetto de Milanu Pro Barbara in su mese Marianu Spero ch’asa arrivare in tempus giustu.
Modellu dae antigu documentu, Mariu, de t’iscriere apo pensadu Trintasese in sardu cantu custu.
Un’auguru in armonia e gustu In su futuru a tie e famiglia Un’auguru e gustu in armonia A tie e famiglia in su futuru In armonia e gustu un’auguru Bos invio in terrinu lombardu.
De t’iscriere, Mariu, apo pensadu Modellu dae antigu documentu Custu trintasese in cantu sardu.
Ca tenes estru ti prego de m’iscriere E bos saludo a prestu a nos i biere.
A LAURA BOI(Terzine - Ulassai 28/1/2003)
Laura una viola delicata Fisi in mesu ‘e fiores in giardinu Deliziosa amena e profumada De poi accumpagnada a Costantinu E de custa unione cun amore As dadu vida a unu bellu bambinu. Faghe chi custu teneru fiore Chi mai issu intenda sa mancanzia Dalli su sinu e tottu su calore Pro chi l’aggiuded in sa sua infanzia Cand’intended s’amore de sa mamma Cust’est sa menzus cosa de importanzia. Tue pro isse sese una fiama Cantali puru calchi poesia Ca de sa oghe tua tened brama In su barsolu sa dulche ninnia Cun d’una oghe bella armoniosa Che candu i m’at cantadu mamma mia. Tue che mamma ona affettuosa Chi sa vida t’at dadu unu tesoro Li sias vigilante e amorosa; Dalli tottu s’amore chi as’in coro Che una mamma ona ed esemplare Ch’as’essere onorada e minde onoro. Deo de coro bos chelzo augurare Impare a su tou caru isposu Una vida armoniosa e bos amare Chi Francesco i crescada orgogliosu Cutentu de sos suos genitores Pro chi sa vida li selvada ‘e gosu In mesu de carignos e amores Crescada allegru fin’a esser mannu E continu lontanu ‘e sos dolores. Mai in sa vida li suzzeda dannu Es s’auguru de nonna e de nonnu D’essere in custa vida fortunados Nois cuntentos d’essere diventados De nonna e nonnu bisnonna e bisnonnu.
SA BIBLIOTECA(Ulassai 10/12/2003)
Ancora prima de Roma Pagana Chi sa biblioteca este esistente Sa civiltade greca a su mittente E poi dopo sa zente romana.
In tempus nostru modernada l’ana Cun d’unu cervellone intelligente Chi tottu memorizzada in sa mente Su de recente e de s’era lontana.
Sa de Ulassa de onore es digna Sempre comunichende es custa rete Su conduttore es bravu e virtuosu,
Non solu trasmittidi in Sardigna Navigada in tottue su internete. Un’omaggiu a Giuseppe Cabizzosu.
IN ONORE DE SU CADDU(Ulassai 20/01/2004)
Su caddu pius de unu mestieri At fattu e laoradu in sas siendas Est vantadu in s’istoria e leggendas De sa vida che veru artificieri.
Accumpagnadu ad’ogni gherrieri In battaglias e lottas distruendas E cursasa a ostaculu stupendas Sempre at brincadu cun passu lezzeri.
Cust’esemplare de grande valore Chi a ogni trabagliu an’addestradu Puru ligadu a fune o tentu a frenu.
Bravu e veru collaboratore Chi sempre ‘e continu azzudu dadu In custa vida a s’omine terrenu.
A S’AMIGU MARIU USAI(Ulassai 23/12/2003)
Mariu, dedico a tie un’argumentu Che veru amigu e compaesanu Cun s’isperanza ‘e ti fagher cuntentu.
Si fia istadu Dante, su toscanu, T’aia dedicadu rimas d’oro Ma custu donu non lu tenzo a manu
Però es dedicada ‘e veru coro Custa mia sinzera poesia Imitada in limba ‘e Logudoro.
Poliminia, Euterpe e Talia Spero ch’a mie enzana in favore Cun Clio, Galliope e Urania,
Erato, Melpomene e Terpsicore Sas ancellas ch’in su Parnasu monte Regnana cun’Omero, su cantore.
Sonende es cun sa lira Anacreonte Musica bella chi faghet recreu A un’Apollo ch’est sezidu ‘e fronte.
Cun s’arpa faghet musica un’Orfeu E cantad puru Petrarca e Lucanu Cun veru donu predilettu ‘e Deu.
B’est su mastru Virgiliu mantovanu Su chi at dadu istruzione a Dante E onoradu ad’ogni italianu
Ma custa musa mia diletante No este a cunfrontu in paragone Deo pro custu mi tenzo a distante
A boltas no mi leed illusione Ma si comente es sanu su chelveddu Non potto ruere in tentazione
Sigo custa cultura e minoreddu Ca sempre amantiosu so continu A cumponnere calchi versigheddu
Cantu oltas in logu ‘e magasinu In gioventude istadu so a cantare In calchi sposaliziu o ispuntinu
Poi ischis so devidu emigrare Cun medas annos de allontananza Appo devidu in tottu abbandonare
Lassadu in poesia ogn’impoltanza E i sa limba sarda in abbandonu Appo postu e sento sa mancanza.
Mariu, ca in su cantu tenes donu Si m’iscriese tenzo piaghere In poesia unu tou arregionu
No est’obbligu ma unu dovere E non creo de mi lasasare assente De sos versos chi tenes in podere.
Tenes estru e una bona mente Pared ch’in Ippocrene apes bibidu Dae cuss’abba ona frequente
Sa fonte ch’at Pegasu scaturidu De s’immortale poetica vena A mie mai fattu ana cumbidu
Si bibidu ndaia a pena pena Taia cuntentadu in custa musa Ma non potto resessere in s’iscena
Giutto unu pagu sa mente confusa La fino e ti chelzo augurare A tie e famiglia impare Ti saludo e ogni sbagliu scusa.
S’ISTORIA DE MAROSINI (2003)
Istoria de lontana parentella Chi mai podet tennere termine Una leggenda chi non tenet fine Creo non siada una bagattella. Custu situ vicinu a S’Assa Bella Ue Ulassa i faghet confine Dae tempus Maria de Osine Est’istada ininque pastorella
Presonera in su monte congiuntu Impare a sa crabita sunu inie E de s’insoro eterna dimora
Oe sa zente ind’unu zeltu puntu Giamada Marosini ogni die E Marosini respundidi ancora.
SU TRENINU ANTIGU (2003)
Ammento ancor’e cando in pizinnia Dae Jerzu partende continu Unu bellu fantasticu Treninu Direttu in sa bezza ferrovia
Lassend ‘e segusu un’enorme iscia De fumu annebbiadu su terrinu Puru si oe non passed vicinu Deo sempre presente lu tenia.
Custu bellu treninu leggendariu Alimentadu a linna e calvone Chi de tirare non fit mai stufu
Tiraiada subra ‘e su binariu Trasportende ogni spezie de vagone Continu cun su sou ciufu-ciufu.
MODA (Dedicata a Dina Carta e Renato Loddo per il loro matrimonio. 1990)
O Renato, pro te sento in coro S’affettu cordiale pius sinzeru Oe ti chelzo allegru, armoniosu
As’affiancu unu veru tesoro La dese amare cun amore veru Che prediletu un esemplare isposu.
Tanta felicidade e meda gosu De guida sa Santa Trinidade Bol siada in sos passos de sa vida Chi regnet s’allegria totta ganta Gosu meda, felicidade tanta De guida sa Santa Trinidade Gosu meda, tanta felicidade Sa Trinidade Santa de guida Bol siada in sos passos de sa vida Chi totta ganta s’allegria regnede E s’amore reciprocu s’impegnede In’intesa armonia e cuncordia
Ca pro tenner lontanu sa discordia Est ’os amare cun sentidu sanu Che duos columbinos in su nidu Continu in bon’umore a bos mantennere Sa discordia pro lontanu tennere Est’os amare cun sentidu sanu Sa discordia pro tenner lontanu Est’os amare cun sanu sentidu
Che duos columbinos in su nidu Bos mantenner continu in bonumore E ogni cosa ‘os andede in favore E in sa vida meritu e grandesa
E s’amore reciprocu s’impegnede In cuncordia armonia e intesa
Prima in gioventude e a sa ezzesa Bol sia sorridente sa salude ‘Os amare cun d’un’amore ardente Mai manched s’affettu cun s’istima A sa ezzesa e in gioventude prima Bol siada sorridente sa salude A sa ezzesa e prima in gioventude Bol siada sa salude sorridente ‘Os amare cund’un’amore ardente S’affettu cun s’istima mai manchede E in sa vida nisciunu s’istanchede Pro la passare cun tant’allegria
E s’amore reciprocu s’impegnede In intesa cuncordia e armonia
Sa mamma ‘e Dina impare cun Milia In custa die de gioia e brama Pro chi tenza fortuna custa coia Si sunu inbenuidadas in s’altare Sa mamma ‘e Dina cun Milia impare In custa die de gioia e brama Milia impare e de Dina sa mamma In custa die de brama e de gioia
Pro chi tenza fortuna custa coia In s’altare si sunu imbenuiadas
Ei sas preghieras rezitadas A sos Santos de sa celeste corte Chi sos isposos tenzan bona sorte E in sa vida sorrisos e gosos Chi bona sorte tenzan sos isposos E in sa vida gosos e sorrisos Sempre unidos e mai divisos E chi Deu bol mandede ogni agiudu E sa vida passedas cun recreu Augurende de nou bol saludu Ed est finidu custu cantu meu.
Sunu battromiz’annos a cust’era Chi sos Nuraghes tentu an’esistenzia Costruidos cun’omines de potenzia De forza e manuale arte vera
Oe sunu amirados che chimera Cun cust’insoro arcanica presenzia Pero sa manu ‘e sa delinquenzia Lus’an ridottos in mala manera
Custa zente illusa e vanitosa In chirca ‘e tesoros delirantes An frugadu sa terra in varios trettos
Non solu an profanadu ogni Losa An distruttu sas Tumbas de Gigantes In chirca de tesoros e bronzettos.
SU FRUTTU ‘E SU SARMENTU (2003)
Su sarmentu es pianta agradessida Dae su Deus Bacu immortalada Sempre gelosamente enit curada Dae s’omine in su cursu ‘e sa vida
Sa’ Ua, frutta bona e preferida, Ch’in’parte enidi in binu trasformada Dae tempos remotos renomada Custa sacra bevanda beneida
Chi sempre at tentu s’omine a cumpanzu E tribagliada cun delicadesa Pro fagher custu brou ‘e meraviglia
Si bellu preparades unu pranzu Pro chi bene arrichida siat sa mesa Chi non manche de inu sa bottiglia.
SU DONU DE SU CANTU (Ulassai - 03/09/2003)
Su cantu rended gioia e allegria Donu chi sa natura at predilettu In d’ogni logu e festa in d’ogni trettu Pone tottu sa zente in armonia
Pro cantare una bella poesia Cheret sa mutta ch’andede a derettu E si es predispostu s’intellettu Tocca su chelu cun sa fantasia.
Su cantu est’unu e sas virtudes bellas Chi bene est’inseridu in su folklore Solu deve cantare chie at dotte.
Est bellu si esibidu est in sa notte Candu brilla de luna su lugore O sutta ‘e s’isplendore ‘e sas istellas.
Sa colada ‘e fogu allutta (Ulassai 30/01/2004)
Permittide chi deo bos racconte De su tribagliu in epoca passada In Franza ind’una fabbrica famada Fio manovradore in d’unu ponte
Ue su fogu alluttu sempre ‘e fronte; Giughia ogni die in sa colada Sa zente totta canta illuminada, Mi paria in s’inferru chin Caronte.
Deo subra su ponte e chie sutta Preparados cun mestieri e arte Ca cheret sa colada sacrificios
De amiantu bestidos in tuta Ca scintiddas de fogu a d’ogni parte Bolaian che fogos d’artificios.
DICIOSA FUNTANA (Ulassai - 10/05/1998)
De sutta sa montagna zampillante I nd’essis fritta fritta, sana e pura T’at fatta fritta gai sa natura Ca passasa in roca penetrante
Visitas non ti mancad un’istante S’abba po prelevare cun premura Puru a custos annos de ‘suttura As resistidu galana e pimpante.
Ses perenne funtana melodiosa Vantada in Ulassai e in sa zona Po pregiu donos de ogni manera
Che funtana ti naran sa diciosa. Si cherides abberu abba ona Andades tottu a funtana ‘e Sera.
UNA ROSA PRO SANTU VALENTINU (Ulassai - 14/02/2001)
Dae su tou caru Giovanninu Rezi, o prenda amada, gioiosa Chi continu sincera e amorosa Pro barant’annos mi sese a vicinu
E oe pro sa festa ‘e Valentinu Offro a tie custa amena rosa E impare a issa, cara isposa, cun sa rosa unu asu genuinu.
Rezila dae coro custu die Ca deo ti la offro ‘e bonu coro Sa rosa chi as tantu preferida
Su pensamentu meu sempre a tie Es rivoltu, o amabile tesoro, vera cumpanza de totta sa vida.
Poesia dedicada a muzere mia Assunta Chessa Pro Santu Valentinu.
A MARIA LAI (Ulassai - 01/04/2004)
Maria Lai cun arte prodigiosa In sa pittura de altu livellu Ogni dipintu at modelladu bellu Cun geniu e decoro maestosa,
In Roma an bidu chi fit virtuosa Candu in manu leadu at su pinzellu Digna collega de unu Raffaellu Chi s’est distinta in sa tela famosa.
Custa pitrice de vantu e valore Ch’in tottue lassadu at s’insigna Cun sa sua pittura sua originale.
Sos ulassesos li rendene onore A custa cima rara, illustre e digna Chi tentu in Ulassai at su nadale.
A CHENT’ANNOS
Oe apo cumpridu settant’annos E ch’est passada sa giovedade, Sa vida est gai pro s’umanidade Chi su tempus nos portad in ingannos
Ma como fizzos mios sunt mannos E mila passo cun serenidade. Sa vida apo passadu in umiltade Tra gosos, sacrificios e ingannos
Ancora non m’intendene lamentu Puru de gioventura sia fora; Si como morzo so cuntentu
Si comente m’agato forte ancora Ispero de arrivare fin’a chentu Prim’e lassare sa terrena dimora.
A SOS ISPOSOS NOVELLOS (Ulassai, 24 agosto 2002)
Dedico cust’amena poesia A sos isposinos in persone Pro ch’ana fattu sa santa unione Vito e Assunta, sa figlioccia mia,
passedas custa vida in allegria e gosu meda in d’ogni occasione Deu bos diada sa benedizione Impare cun sa vergine Maria
Custa vida passedas cun recreu Sempre allegros e de bonumore Mai tenzedas maladia alcuna
E bos’assistada sa bona fortuna Sempre os’amare cun sinzeru amore Cust’est de coro s’auguru meu.
A ROSMUNDA SA BALLERINA (Ulassai, 3 maggio 2004)
Deo a Rosmunda candu in gioventude L’apo connota in terra Lorena Fit de bellesa e grazia piena Teniad pro sa danza sa virtude
Fit sa bellesa sua meda rara E de incantu su sou sorrisu Pariada un’Anghela ‘e paradisu Che una rosa vellutada in cara
Ogni ballu faghiada in s’iscena Tangu, valzer, mazurca e marcetta E cun istile sa danza perfetta Comente ballaida Maddalena
Ballaia puru in punta ‘e pe’ Cun romanticismu e funàmbola Si giraiada comente una bambola Ch’esserad un’erede ‘e Salome’
Tottu gantos teniana in bidea Invitare a Rosmunda pro su tangu A custa ballerina ‘e primu rangu Chi ballende pariada una dea
Ma deo puru ca unu pagu ‘e dotte Teniat pro su ballu bos i giuru Cun issa una olta deo puru Balladu apo su valzer a mesu notte
E de poi Rosmunda est’isparida Sa brava ballerina tantu amena Si comente fit bella che a Elena Penso chi calchi d’unu l’at rapida
I sos pilos dorados e biunda Giughiada e fit bella che s’aurora In d’ogni festa o ballu iseto ancora Ider de nou apparire Rosmunda.
RINGRAZIAMENTU (Dedicada a s’Associazione “Sa perda e su entu” Ulassai, 7 maggio 2004)
Como es finida sa mia cantone Pro chi non sia bella a cumplimentu Ringrazio deo s’Associassione Chi l’an giamada “Sa Perda E Su Entu”
De parte insoro nde soe cuntentu Ca dadu m’ana custa occasione Si no non nde tenia intenzione De dare isfogu a su meu talentu.
A isso est chi devo ringraziare Pro sa capazidade ‘e parte insoro In su formadu ‘e custa poesia
A sas famiglias cun issoso impare Mando unu auguru de veru coro E fino saludende ‘e parte mia.
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