antonio pilia

 

   

 

Lugores

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                  


 

                                                       Ass. Cult. “Sa perda e su entu” – Ulassai

                                                             c/o Biblioteca Comunale – c.so Vittorio Emanuele II, 73

                                                               www.saperdaesuentu.it saperdaesuentu@tiscali.it


 

 

 

 

 

 

http://www.saperdaesuentu.it

Associazione culturale

“Sa perda e su entu”

e-mail: saperdaesuentu@tiscali.it

Ulassai

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Istillas de lentore”

(Gocce di rugiada)

 

Progetto culturale di riscoperta, valorizzazione e recupero della poesia dialettale ulassese

 

3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

Collana

Istillas de lentore

  (gocce di rugiada)

 

 

Volumi pubblicati:

 

 

  • Comente la creo, Antonio Puddu. Ulassai, 2004.

  • Da s’intragna, Giovanni Loddo. Ulassai, 2004.

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                       Comente sos vulcanos fumu e foghu

                                                       Bogana dae sas visceras insoro

                                                       De gai sos poetas dana isfogu

                                                       De cantu sentini issoso in su coro.

 

                                                       Salvatore Poddighe

 

 

 

 

 

                                            

                                                                Antonio Pilia

 

 

 

Sommario:

 

Breve scheda biografica …………………………..

11

Introduzione ………………………………………

13

In s’attesa  ….……………………………………..

17

Moda po su collega Pili Giacu ……………………

21

A s’amigu Pietro Loi ...…………………………...

24

A Luiginu ……….………………………………...

25

Per l’urna ceneraria del caro scomparso Luigino Demurtas  …………………………………………

27

A s’amigu Luiginu Demurtas …………...………...

30

A Luiginu  …….…………………………………..

38

A Luiginu Demurtas  ……………………………..

42

Po sa morte de s’amigu caru Luiginu Demurtas avvenia in Argentina ……………………..……….

47

A s’amigu Luisu Demurtas po sa festa de s’unidade ………………………………………….

50

A su fedale Antoni Loi ………………...………….

53

A Antoni Loi ……...………………………………

58

Caru fedali …………..…………………………….

60

A Virgiliu Vargiu  ……………………………….

68

A Egidiu Chessa  ………………………………….

70

A s’amigu Egidiu Chessa …...…………………….

73

A su caru istimadu Ponzianu Chillotti  …………...

76

Dedicada a Ponzianu Chillotti …….……………...

79

Dedicada a Ponzianu ……………………………...

82

A sa memoria de su caru amigu Ponzianu Chillotti mortu su 5/10/1991 …….....……………………...

85

A su caru compare Giacumu Pili …...…………….

88

A Giacu Pili  ………………………………………

90

Oe est bennida ………….....……………………...

91

A Emiliu Mulas ……..…………………………….

92

A s’amigu Emiliu Mulas ………………………...

94

A sa memoria de siu Attiliu Puddu ……………….

96

Po sa mort’e compare Cesare Lai ………………...

98

Moda po s’amigu Antoniu Loi ………………..….

100

 

 

 

 


 

 

breve scheda biografica

 

 

Pilia Antonio, figlio di prime nozze del conciliatore Carlo Pilia e Giuseppina Chillotti, nasce ad Ulassai il 24/08/1923.  Compiuti gli studi elementari è presto orfano per la prematura scomparsa della madre e,  come gran parte dei suoi coetanei di modesta estrazione sociale, viene avviato alla custodia delle greggi. Come pastore, svolge la propria attività fino al 1951 quando si unisce in matrimonio con Dina Puddu dalla quale avrà sei figli.

Il matrimonio, la nascita dei primi figli e le accresciute esigenze della neocostituita famiglia portarono il nostro a ritenere fosse giunto il momento di abbandonare il mondo agreste e trovare una occupazione più redditizia. Lavorò quindi presso diverse ditte edili specializzate nella costruzione di dighe. Erano infatti quelli i tempi in cui in tal senso si orientava il famoso piano di rinascita, varato nel 1962 dalla Regione Sardegna, che prevedeva massicci investimenti statali nell’economia isolana. Questo nuovo fermento portò il Pilia in diversi cantieri sparsi un po in tutto il territorio regionale fino a spingersi a partire dal 1962 ben oltre il Tirreno e lavorare anche nel continente.

Rientrato in Sardegna nel 1975 si ristabilisce nel suo paese natale dove trascorre gli ultimi anni della propria carriera lavorativa svolgendo l’attività di magazziniere presso la diga di Flumineddu in agro di Ulassai.

            Un cenno a parte merita la militanza politica e l’impegno civile che Antonio Pilia dimostrò ed espresse attivamente tra le file della sinistra. Fu anche amministratore comunale negli anni 80.      

            Trascorsi serenamente gli ultimi anni della propria esistenza nel calore della propria famiglia Antonio Pilia si spense il 03/09/1993 all’età di 70 anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Introduzione

 

 

 

       “Istillas de lentore”

        Produzione letteraria minore ulassese

 

        Colti dilettanti di poesia

 

     L’associazione culturale “Sa perda e su entu” da tempo impegnata nel recupero, nella promozione e nella salvaguardia della cultura locale, non poteva, ovviamente, trascurare uno degli ambiti più significativi ed importanti della tradizione culturale ulassese e sarda: la poesia in limba.

Si è pertanto attivato un progetto di ricerca e di riscoperta delle voci più autorevoli della poesia dialettale ulassese, “Istillas de lentore”, che ha visto l’impegno di un elevato numero di cultori ed appassionati che con impegno encomiabile, si sono prodigati nella ricerca e nel recupero di  una mole enorme di documenti, testimonianza di una vivacità compositiva particolarmente sentita e viva ad Ulassai soprattutto nella seconda metà del secolo scorso.  Vecchi componimenti, un tempo parte sostanziale del vissuto quotidiano del nostro paese, oggi sono pressoché scomparsi e solo grazie ad un intenso lavoro di scavo nella memoria collettiva e personale di pochi anziani è stato possibile recuperarli dall’oblio cui erano caduti.

Questa breve raccolta di poesie, ovviamente, non ha pretesa di esaustività dell’ampio panorama poetico ulassese ma rappresenta un primo esempio, crediamo significativo, di cosa sia possibile recuperare dallo scrigno della memoria culturale e storica ulassese.

Alle prime due monografie inserite nella collana Istillas de lentore, dedicate alle opere di Giovanni Loddo e Antonio Puddu, si è voluto aggiungere Lugores, una selezione delle poesie più significative di Antonio Pilia che va a collocarsi degnamente in quella produzione poetica locale che ha segnato la storia recente di Ulassai ed accompagnato, per generazioni, la narrazione di fatti ed episodi popolari. 

Antonio Pilia dimostrò sin da giovanissimo una particolare propensione verso il componimento poetico in limba e fu tra coloro che coltivarono per anni quella straordinaria attività di comporre epistolari poetici. Autentici frammenti di vita, elaborati in chiave poetica, questi componimenti  fungevano da latori attesissimi di notizie ed informazioni tra il piccolo paese della vallata del Pardu e le principali località europee ed americane nelle quali, a seguito della grande emigrazione degli anni 1950/60, il destino volle che molti ulassesi si fossero trasferiti. Ne sono esempio fulgente alcune composizioni che abbiamo voluto inserire nella nostra raccolta che, vogliamo sottolinearlo, rappresenta solo una piccola ed incompleta selezione dell’enorme mole di poesie che  il Pilia compose. L’intera opera di “siu Antoni” e segnata indelebilmente dalla propria “orfania”, una forma di pessimismo cosmico latente, di melanconica tristezza che avvolge e pervade ogni singolo componimento e lo accompagnerà per tutta la sua esistenza.

La esperienza poetica degli autori presentati nella collana si inserisce nel filone, assai ricco in Sardegna, dei cantori popolari estemporanei di poesia dialettale in  limba. Poeti in tono minore certo, sconosciuti al grande pubblico, estranei ai circuito letterari, ma spesso dotati di una vena artistica e compositiva autentica. Creatori di opere di indubbio valore letterario vivono e sentono la poesia nel fluire quotidiano delle piccole cose, come componente essenziale dei piccoli grandi eventi che segnano le loro esistenze di colti dilettanti di poesia, legati ad una visione poetica della realtà quotidiana che vivono senza contaminazioni letterarie e con limpida sincerità e sentimento. Senza le sottigliezze formali e le artificiosità dei poeti di professione gli autori presentati hanno una visione semplice e sostanziale della poesia, intesa come legale intimo e arcaico con la memoria storica della nostra isola. Come i grandi poeti antichi non studiano composizione, sentono col cuore le melodie, avvertono i toni, i canti, i sentimenti in completa sintonia con i palpiti e le pulsazioni dei loro più intimi pensieri, in armonia con la realtà in cui vivono, con la semplicità e la naturalezza dei loro piccoli gesti quotidiani. Non hanno velleità letterarie si limitano a vivere ed a comporre, dove comporre ha per loro una intima ed assoluta equivalenza con il vivere e con l’essere.

Nell’opera di molti autori la vita da emigrato ha influito profondamente nella loro esistenza tanto da condizionare e segnarne in maniera indelebile la produzione poetica. Proprio nelle poesie legate alla vita da emigrante si possono cogliere alcune composizioni di viva e sincera poesia caratterizzati da un’intensità di sentimento e di dolore difficilmente riscontrabili in altri componimenti. Emerge prepotente il profondo legame con la propria terra e le proprie tradizioni, un lacerazione dolorosa in cui si avverte fortissimo il desiderio di tornare, l’intimo dissidio tra le angustie materiali ed il calore lontano del focolare domestico, il dramma dello sradicamento sociale e culturale che migliaia di sardi vissero nei tristi anni della grande emigrazione. Dramma umano che vorremmo fosse solo un lontano ricordo del passato e che, invece, purtroppo molti sardi, troppi, ancora continuano a vivere e sentire sopra la propria pelle. 

Nelle raccolte si dipanano le multiformi espressioni della poesia popolare ulassese più autentica: dalle caricature ironiche, alle dolci e tenere lettere d’amore, agli orgogliosi ed accorati richiami alla salvaguardia di un’identità linguistica e culturale minacciata, alle tenui melodie letterarie dedicate ad amici, parenti, compagni.

Autentici rapsodi e cantori di una poesia popolareggiante e giocosa un tempo estremamente diffusa su tutto il territorio isolano oggi, emblema della attuale deriva culturale dei valori etnici di un popolo, pressoché scomparsa o limitata a circuiti minimi della società sarda.

Ai complessi metri e ritmi de sas modas, si susseguono i più aristocratici sonetti, le popolari ottave, le terzine di dantesca memoria, fino ad arrivare ai fantasiosi e delicati acrostici, ad appassionati epistolari che narrano in poesia i sentimenti più autentici di una poesia sentita veramente come elemento imprescindibile della vita quotidiana e dei suoi rapporti sociali.

Spesso si indulge un tantino troppo in espressioni particolarmente sarcastiche, mordaci, volutamente eccessive, fino talvolta a rasentare l’offesa urlata, espressione anch’essa di un sentire popolare che non ci siamo sentiti di limitare ma che presentiamo ai nostri lettori con la preghiera di voler cogliere non tanto i toni accesi e l’eccessiva enfasi di taluni componimenti quanto la loro schiettezza, la libertà di espressione, la totale mancanza di freni ed inibizioni in battute che, volgari o no, fanno parte indelebile ed imprescindibile di uno stile poetico popolare che non possiamo trascurare.

Un ringraziamento particolare va a Mario Usai senza il cui impegno e dedizione questo lavoro non avrebbe mai visto la luce. Un ringraziamento ulteriore va poi tributato a tutti i soci dell’Associazione culturale che da anni, con impegno ed abnegazione, rendono possibile un lavoro di indagine e di valorizzazione senza precedenti in un paese ricchissimo di cultura e tradizione ma talvolta pigro e poco interessato alla promozione delle sue enormi potenzialità. 

 

Giuseppe Cabizzosu

Presidente Ass. Cult. “Sa perda e su entu” – Ulassai

 

 

 

      

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IN S’ATTESA

(Ulassai 18/07/1950)

 

O Deus, in favore beni a mie

Si tue m’accumpagnas po fortuna

E bois, santos in forza comuna,

intervenide in custa solenne die.

Cunfortade a chie custu iscrie,

Salvadelu de pena e d’isfortuna

Intercedide a Deus e aggiudade

Tenide de unu tristu piedade.

 

E tue, cara o defunta mamma,

chi de tene privadu mi at sa sorte

prega po mie sa celeste corte

po chi ottenza sa chi tenzo in brama

ca est issa sa diletta prama

chi apo isceltu cun istima forte

e chi ottenza s’amore istimadu

chi amore veru apo giuradu.

 

Su seighi de austu enid notada

Data memorabile in sa mente mia

Ca partida est a ora de Ave Maria

A domo de s’amurosa s’imbasciada

E comente est a usanzia costumada

A dichiarare sa chi istimaia

E deo in pensamentu turbadu

Suspiru isettende su risultadu.

 

In su mentres ch’isetto sa risposta

Aspettende su sapadu a manzanu

Senza ischire si sia disposta

De mi affiancare, o sognu vanu, 

In s’isperanzia chi sa mia proposta

Ottenzada sa disizzada manu

leo sa pinna e deturbadu iscriu

su chi sospira su coro miu.

 

S’animu meu postu in oriolu

Essende ispintu de zegu destinu

Bramosu de aere consolu

Preghende m’invoco a su Divinu.

Ignaru po gosu o disconsolu

Custu novellu isceltu camminu

E so gravadu de milli pensamentos

Isettende sos decisivos momentos.

 

E tue si de coro m’as giuradu

Faghe sa voluntade tua, caru fiore,

Non bramo matrimoniu forzadu

Po non passare tristura e ne dolore

Deo a niunu apo iscultadu

E apo ubbididu a su meu amore

E si tue mi tenes amorosa istima

Des’essere in s’amore firma.

 

Prego sa Divina Maestade

Po chi ottenza s’amadu tesoro

E sos tuos istimados de coro

Ti nerzan faghe sa tua voluntade,

A sa colomba istimada chi adoro

Sos genitores comente su frade

Li tenzana in cara e non a cua

Tue faghe sa voluntade tua.

 

Duncas Divina Onnipotenzia

In su mentres chi devo aspettare

Mandami cun sa tua provvidenzia  

Un’anghelu po mi cunfortare

Privende a mie de mi disisperare

A su destinu sou e dipendenzia

Chi mi renda cunfortu in su momentu

Po finas ca risposta apo tentu.

 

E si no est a mie destinada

Custa cara de tanta affezione

Faghe chi prestu siad’olvidada

Dendemi a mie rassignazione.

E si soe deo d’isse fortunadu

E si semus destinados a s’unione

Si de issa divento su maridu

Sia po sorte su passu contraidu.

 

Finas su sonnu meu s’oriolaia

E milli cosas mi passan’in sa mente

In attesa de ischire su comente

S’animu meu pius non si consolaia

Ca non so si sa cara chi adoraia

Mi siad destinada veramente

E pensosu amaramente suspiru

E po cunfortu su firmamentu miru.

 

M’accampo in d’unu mare ‘e fantasias

Sognende cosas de impossibilidades.

O pensamentos, a lontanu istades

Non mi mustredas piantas fiorias

Est asie chi a mie cunfortades

In custas oras de amaras angustias.

In coro non mi placades sa fiama

Ca isettare asie est forte isprama.

Intanto po m’alleviare su dolore

In su mentres chi sa risposta attendo

Ispintu de s’estr‘e sos mios umores

Custu cantu ti dedicu e ti rendo

E comente meritas sos onores

In rima sarda s’elogiu t’istendo

Senza ischire si ses s’isposa mia

Deo ti rendo custa poesia.

 

Ca est su fruttu de un’amore veru

Ch’a cantare m’as’ispint’o car’anzone

E totta canta sa mia passione

Registrada la tenzo ca est sinceru

Po tue ca ses de mannu cunsideru

E lu deves tenner’in considerazione.

E isettende sa risposta intantu

Dedicu a tue su sighente cantu.

MODA PO SU COLLEGA PILI GIACU

(Ulassai 20/08/1950)

 

Pili dae meda ti promitesi

De ti mandare una moda mia

Si de sensu profundu no est rivestia

Des ischire ca no apo in poesia abbundu

E si su versu a bolu cun tie iscapo

Sempre a sa censura soe propensu

 

Si no est rivestida de profundu sensu

Dese ischire ca no apo in poesia abbundu

Si no est rivestida de sensu profundu

Dese ischire ch’abbundu in poesia no apo

Si calch’unu versu a bolu iscapo

Sempre so propensu a sa censura

Ca donu non m’at dadu sa natura

E no aspiro de s’alloro su coronu

Ca dadu sa natura non m’at su donu

E no aspiro su coronu de s’alloro

Ca non semus fizos de su Logudoro

Ue sa rima bi faghed abitu.

 

Ma in s’ozzastrina dimora o situ

Non ch’at naschidu vena cantadora

Solu sinde possididi appena appena

Po cantigare in calchi butteghinu

Ma in sa dimora e situ ozzastrinu

Non ch’at naschidu vena cantadora

Ma in s’ozzastrinu situ o dimora

Non ch’at naschidu cantadora vena

Solu sinde possididi appena appena

Po in calchi butteghinu cantigare

Ma tue, Giagu, progressu podes dare

 

Ch’as bundantivu e naturale versu

Ma tue, Giagu, podes dare progressu

Ch’as bundantivu versu naturale

E bi sese in su cantu puntuale

C’a tue ispirad’unu potente estru. 

 

E tue unu tema cantas prestu

E mancu a lu risolvere t’ispantas

E cando giughese a mie a su fiancu

Sa rima ti fioridi che una gema.

 

E tue lestru cantas unu tema

E mancu a lu risolvere t’ispantas

E tue lestru su tema cantas

E non t’ispantas a lu risolvere nemancu

E cando giughese a mie a su fiancu

Tu fioridi che una gema sa rima

Si sas sorres noe ti rendene istima

E ti prego sa risposta chi mi torres

Ca ti tenene istima sas noe sorres

E ti prego chi mi torres sa risposta

Faghe unu momentu a tavolinu sosta

E creo de mi torrare su cuntentu.

 

Improvvisende andad’a su entu

E un’iscrittu su poeta tramandada

Su fruttu sou a tempus infinitu

E s’onore bi restada morende

 

Andad’a su entu improvvisende

E cun s’iscrittu su poeta tramandada

Improvvisende a su entu andada

E su poete si tramandada cun s’iscrittu

Su fruttu sou a tempus infinitu

 

E morinde bi restada s’onore

Procura de faghere atretantu

E tue ch’asa amore a su cantu

De faghere atretantu procura

Lassa sa fama tua imperitura

In manera de onorare a tue.

 

Antoninu sa cantada conclue

E a gustu sou l’at formada

Precisamente in su mese de austu

Po dare cuntentu a Giacominu.

 

Po cuntentu a Giacominu dare

Sa risposta prego a mi torrare

A custa moda mia chi t’intrego

Sa rispost’a mi torrare prego

A sa chi t’intrego moda custa

Ca tue l’as’a faghere pius giusta

Ca de natura bi as vena bundante.

 

Iscusa si soe istadu noiosu

O amadu collega e paesanu

E compatti sa mia poesia,

 

Intantu de t’iscriere fia bramosu

E po sa pius grata dispedida

Antoninu ti stringhe sa manu.

 

 


 

 

 

A S’AMIGU PIETRO LOI

(Ulassai 25/11/1950)

 

Po passare un’ora ‘e disaogu

Meditende de su trattadu argumentu

M’ad’ispintu a faghere cust’isfogu

Deo a Pietru creia cuntentu

Chi essere gosende in giovania

A segundu su meu pensamentu

Ma a s’oppostu de su chi pensaia

Apo cumpresu ca su dolore

L’at fattu continu compagnia

Dae cando fid piseddu minore

Est mischineddu orfanu restadu

Privu de s’amadu genitore.

Est giustu su chi unu poeta at nadu

Sa felicidade no esistid mai

Po niunu essere generadu.

E po mie puru est giustu gai

Ca no esistitidi sa felicidade

Senza proare e connoschere guai

Ca sa natura de ogni calidade

Mandad pestes e maladias

Flagellende s’inter’umanidade.

Ma si supportana penas e traschias

E s’omine coraggiosu non s’ispantada

E tue proas dadu già nd’aias

Non de arribe cantu sind’aguantada

S’essere terrinu abitatore

Ca de duras penas non s’iscampada.

Ma comente fiat deo patidore

De tristura e de malinconia

Immaginaia s’ateru godidore.

 


 

 

 

A LUIGINU

 

Torra, rundine, a su natiu nidu

Prima chi torred s’ierru tantu frittu

Torra lestramente a custu situ

Ue cun tantas penas ses naschidu.

 

Ue t’at mamma tua parturidu

In custu logu  amenu as fattu abitu

Torra rundine tristu deleritu

A cantare cun s’estru favoridu.

 

Mentres t’iscrio Tisiddu est niadu

E cumparid pius bellu e maestosu

Cun su biancu candidu lentolu,

 

Su lu ider asie incappucciadu

Est un’incantu ed es meravigliosu

Rundine, lestru, isparghelu su olu.

  

Cun sas alas apertas coidosu

A su nidu tou in Biresusu

Ue cantaias melodiosu

Cun su limbazzu ch’aimis a usu.

 

In su eranu ridente e donosu

Chi de milli colores at profusu

Po tene at a faghere abusu

Pro t’acculliri ca ses meritosu

 

Sad’abbellire de fiores raros

Cun milli profumos e colores

Po ti fagher festante s’accoglienzia

 

Pro ricumpensu a tantos cantos giaros

Chi as cantadu cun tantos fervores

In sa trascursa giovana esistenzia.

 

Torra a ti cuntempare Sassa Bella

E dae s’altu sa ricca marina

I sas baddes de sa zona ozastrina

E in su chelu sa polare istella.

 

Torra a godire una vida novella

De cust’aera pura e genuina

Lassa lestramente s’Argentina

E torra a Ulassa, amada ancella.

 

Ue in s’istiu godis friscura

Centellinende s’abba cristallina

De sa vena ‘e funtana ‘e Sera

 

De sos elighes sa perenne irdura

Ch’adorna s’altura montagnina

In attunzu, ierru, istiu e primavera.

 

 

 

 


 

 

 

per l’urna ceneraria

del caro scomparso luigino demurtas

(Ulassai, 6/11/1988)

 

Giuliu ti domandu unu favore

Si mi usas custa cortesia

A su rientru un’Ave Maria

Recites mestamente cun amore.

 

In su sacru recintu in Argentina

In sa minore urna funeraria

Cale losa chi conta sacraria

Inue est custodida sa chisina

 

De sos miseros restos de Luisu

Ch’in vida costante ap’ammiradu

Mortu senza cunfortu disdiciadu

Senza sind’abizzare, a s’improvvisu.

 

Primu ‘e partire una fotografia

Aiada iscattadu in campusantu

In sa losa de sos ch’amei tantu

De s’intera cara famiglia.

 

Si fidi a modu a che la battire

Su chi ti chelzo narrer m’as cumpresu

In su campusantu ulassesu

Cun sos suos a la custodire 

 

Ca fit custu su sou disizzu

Chi lu bramaiat che fiamma

E peri a mortu vicinu a sa mamma

Torret in prudere custu fizzu

 

E pro finas ca vivo in campusantu

Li rendo puntuale una visita

De veru coro ca si lu merita

Cale unu dovere sacru e santu.

 

Torradelu prestu a inoghe

Ch’es doverosu custu chi si feta

Torride prontamente su poeta

Che in passadu cun sa sua oghe

 

Ad’a Ulassa resu onore e vantu

De custu logu nadiu caru

Cun su poesianu donu raru

Immortaladu cun su sou cantu.

 

Baddes, montagnas e costera

Cun sas friscas, limpidas funtanas

E tottus sas bellesas paesanas

Particulare sa Funtana ‘e Sera.

 

Canteit sa bellura amena

E de Ulassa sas bajanas bellas

Cales mitologicas ancellas

Ispiradu ‘e sa greca Elena.

 

Rendende vantu e onore

A custas paesanas, bellas rosas

Cun poesias meravigliosas

Dedichende modellos de valore.

 

Sos chi ha divertidu in giovania

Sos amentos ana in sa memoria

Ca declamende versos de istoria

In sa festa de Santa Maria.

 

In pubblicu e in privadu magasinu

Cando sa rima bella la tessiada

Tottus sos presentes divertiada

E de coro l’ameidi a Luiginu.

 

Pro custu ti dimando ‘e piaghere

Si mi lu podes fagher naramilu

E che unu segretu tenedilu

E deo ti ringraziu pro dovere

Cun custa modesta rima mia

Grazie rezzi ‘e Toninu Pilia.

 

 

 

 

 

   

 

 

 

A S’AMIGU LUIGINU DEMURTAS

(19/9/1960)

 

Pustis tantu silenziu, o Luiginu,

Sas novas tuas cun su paesanu

M’as mandadu e cuntentu est Antoninu

 

Mi rallegro tantu ca ses sanu

E ses in tottu felice e cuntentu

Mancari tue che sias lontanu

 

Non t’apo olvidadu unu momentu

E mancu tue as olvidadu a mie

E deo feto su proponimentu

 

Sinceramente de iscriere a tie

E aia unu pesu in sa cussenzia

Ma como est arrivada custa die

 

De dare iniziu a sa currispundenzia

Chi tentu amos po varios annos

E de pasu nde apo sufferenzia

 

Descriende sas gioias, sos affannos

E soveninde su tempus passadu

Olvidende penas e ingannos

 

Cun tue totu aia cunfidadu

Si tind’ammentas in sa irde edade

Cant’oras impare amos passadu

 

Deo in tue tenia unu frade

E ti giuru non mudada cust’istima

E cremila ca es sinceridade.

 

Torro a nou a t’iscriere sarda rima

Po ti faeddare francu e sinceru

Isperende chi tue che a prima

 

Mi rispundas ca tenes cunsideru

Ca scherzo intendere paraulas tuas

Ca bramosia nde apo creimi est beru

 

E si tantu non podes rigas duas

Mandami ca las imprimu in mente

Sas liras ch’asa in coro si non cuas 

 

Deo ripasso continuamente

Sos cantos chi tue mi as mandadu

Dae s’Americanu continente

 

Inue bene ti ses sistemadu

E prosigasa a essere favoridu

Dae sa sorte continu aggiudadu.

 

Soe cuntentu ca mai in olvidu

Tue no as postu su numene meu

Da cando de Ulassa ses partidu.

 

Custu penso e m’es tantu recreu

E dae veru coro ti so gratu

E aggiudadu t’idas dae Deu

 

Como de sa vida mia ti tratu

Ca bramo chi bi sias informadu

De sa situazione chi m’agatu

 

Sanu po fin’a como so restadu

Impare cun muzzere e familia

E mai su tribagliu mi es mancadu

 

Sunu tres sos fiores chi aia

Carlu, Mariu e Gisella,

Sa feminuccia es sa pius pittia.

 

Bramo po issos propizia istella

Sia bastante su meu patire

Ca non basta poetica favella

 

Po lu descriere lu podes ischire

A camminare cun sa rughe a pala

Onestamente senza de s’avvilire

 

Pius de prima sa gente oe est mala

Ch’est totu vanu si pedis aggiudu

Tue non ti l’immaginas a cust’ala

 

De sos amministrante s’agire

Turpe chi faghene non podes pensare

E toccada rassignados de suffrire.

 

Non ti descriu de sos viles s’operare

Chi sunu a Ulassa maltrattende

Ch’est tottu vanu su dulche sognare.

 

Pagos sunu incapaces guidende

Su populadu interu de Ulassa

Su bene comunariu distruende

 

Sa gente lanza est diventada rassa

Ca in su comunu sos famidos

Saziados si che sunu in massa.

 

Semus inermes e avvilidos

Incapaces de faghere protesta,

A custu semus reduidos.

 

A su piusu infame faghen festa

E niunu est resessidu a costringhere

A reagire in cust’ora funesta.

 

Como fit s’ora esatta de bi tinghere

De sambene onorevole un’ispada

Dignitosa de si l’asare e linghere.

 

Luisu ses lontanu ‘e s’istimada

Terra chi t’at dadu su natale

E no bi credes cantu est maltrattada.

 

Biadu tue ca de tantu male

Lontanu ses e non sentis dolore

Chi velenosu altera su morale.

 

Dedica, o collega, po favore

Dae lontanu una poesia

Ridestende su dignu valore

 

Perdidu, ispirende lughe e ghia

Cun unione si feta giustizia

E godire si potad s’armonia.

 

Aborrinde nefanda ogn’ingiustizia

E a d’ogni ulassesu augurende

Chi passed sa vida cun delizia.

 

Oramai semus tramuntende

E sos annos passande che sunu

E mi soffirmu a i custu pensende.

 

Non penso chi siada inopportuna

A narrer ca est s’ora decisiva

Po meditare seriu dogn’unu.

 

Sa barca est andende a sa deriva

Pustis d’aere in sa vida navigadu

Istremada e de forzas priva.

 

A battoghentosbaranta meses passadu

E milli e setteghentos chidas

Apo trascursu senz’aere gosadu.

 

Cantas de custas oras trascurridas

In compagnia tua mi ammento

Prite ch’in mente mia sunu nodidas.

 

Si custu cantu meu ti presento

Po ti rendere novas mias caras,

Po ti svelare canto in coro sento,

 

Tue a su versu poneli sas alas

Po dare a mie tue una risposta.

Faghe su contu ‘e ti estire a galas

 

Comente solis faghere in bidda nosta

Divertinde mannos e minores

Ancora in poesia faghe sosta.

 

Sos versos tuos che fiores

Sunu chi non s’allizzana mai

E bi devo apprezzare sos valores.

 

Ses fizzu predilettu de Ulassai

Dotadu de naturale summu donu

E su essere lontanu, itte guai!

 

Su pius dignu de aere unu coronu

De su bramadu e ambidu laru

Dae sas Musas valente padronu .

 

In custas oras cun su donu raru

Non podias a tottus animare

Nde sento sa mancanzia, amigu caru.

 

Hai! Si prestu podias torrare

Non morza prima chi enza cussa die

De podere ancora faeddare

 

In sa risposta chi torras a mie

Non nerzas impossibile ch’est custu

Non creo chi prefissu apes asie.

 

O forzis sa pena, su trambustu,

Non cheres bider de su logu natiu,

Sa sufferenzia, su male, su disgustu?

 

Non creo chi apes postu in obliu

Sos caros tuos e amados frades

E sa chi t’at cun pena partoridu,

 

E sos amigos, sos pius corales

A calch’una chi t’ada ispiradu amore

Est finida dolentosa a s’ispidale.

 

De sa funtana ‘e S’era su friscore

Cussas bibidas non disizzas piusu

Cun tottu su panoramicu bellore.

 

Timo cunfidende de aere fattu abusu

De s’istima chi nutridu aia

Si t’ap’iscrittu unu pagu cunfusu.

 

Ma creo chi l’iscuses a Pilia

Comente fattu aias continu

E una risposta tua bramaia.

 

Unu saludu rezzi de Antoninu

Cun d’una sincera istrinta de manu

E saludami a dogni paesanu

E a fradili puru genuinu.

 

Ca soe sempre d’animu gentile

De coro generosu non marranu

In particolare a su fradile

 

Cun sos saludos francu li naras gai.

Cun su tou liberale istile

Ca po ch’iscrittu non mi ape mai

 

Deo so sempre su fradile sou

E unu grazie rezzi dae nou

E unu saludu corale gradidu ti sia

De s’amigu tou Toninu Pilia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 A LUIGINU

(Flumineddu, 5/3/1980)

 

Luisu, ti sia gradida

Sa modesta sorpresa chi ti mandu

De su summu poeta chi sa vida

 

At truncadu ma tramandu

At lassadu e sa sua poesia

D’essere meditada arrecumandu

 

Degnamente ‘e sublime valentia

Chi at confirmadu ca fit dottu

In sas garas de s’isola nadia.

 

Tue puru l’as sighidu e connottu

De custu soe certu e persuasu

Ca bene ti l’ammentas ca fit notu,

 

Elettu fizu ‘e su sardu Parnasu

Ma totalmente mancu at dadu

De tantu soe celtu e persuasu.

 

Po vint’annos sa ucca serradu

L’ana sos de nieddu estidos

In sa pius bell’edade e obbligadu

 

E impostu de narre paraula

In sas sagras nostras paesanas

Oe a lu contare paret faula.

 

Ma traversias a sas umanas

Creaduras non mancad mai

Disauras neffandas e marranas,

 

Ca su destinu at decretadu gai

E a sa ula si ammala Piras

e forzadu s’ausenta de cantai

 

Sas armoniosas suas liras

Logoradas restan taciturnas

Dae sa disaura proibidas.

 

Ma tue de criteriu ch’abbundas

Passa sos argumentos in rassigna

Analizzende sas rimas profundas.

 

Remundu in sos primos de Saldigna

Est oe certamente annoveradu

Sa memoria sua de custu est digna.

 

Custu argumentu t’aia trattadu

Tantu pro faghere d’introduzione

Scusami si apo eo divagadu.

 

Como collinde s’occasione

Passo a ti trattare cosa nosta

Prima ‘e fagher sa conclusione.

 

A s’ultima mia risposta

No as dadu e bi soe surpresu

Missiva tua ‘e mi giungher pro posta;

 

Cun mie cordiale e cortesu

Ses istadu e tando su motivu?

Non creo mancu de t’aere offesu.

 

Deo so che deris positivu

E ti penso in varios momentos

Cand’est occasione non mi privu

 

Cun sos paesanos argumentos

Tratto ses s’occasione in compagnia

Ripercurrende passados eventos.

 

Como ca so torradu in familia

E soe a Flumineddu tribagliande

In sa terra e sa cara idda mia.

 

Canto soe cuntentu comprende

Cun issos duas dies a sa chida

Passo su tempus lietu dividende

 

Sas amaresas de sa terrena vida

Cun sas gioias chi sun riservadas

Las vivo cun sa familia unida.

 

Novas bonas e malas capitadas

In Ulassa non ti poto accennare

Sunu tantas po essere elencadas

 

Si m’iscries ti devo cuntentare

De soddisfare sa tua bramosia

In s’attesa a nou ‘e s’incontrare

 

Termino saludendedi ‘e parte mia

E de parte ‘e nebodes e parentes

E de s’unida cara familia.

 

Deo t’ammento e tue t’ind’ammentes,

o caru amigu istimadu Luiginu,

sos saludos sinceros e ardentes

rezzi de coro ‘e s’amigu tou

 

                                       Pilia Antoninu.

 

 

 

 

 

 

 

  A LUIGINU DEMURTAS

(sine die)

 

Amigu caru, ti scrio costante

Po ti dare risposta a sa littera

Chi tue m’as mandadu cunfortante

 

Dae terra lontana straniera

Tue m’iscries frequente

Cun d’una rima limada e sincera.

 

Oriolada la giughes sa mente

Pensande a famiglias e amigos

Ch’in sa terra natia as veramente

 

Ca su morale imponed obbligos

A chie giughet sale in s’intellettu

Mai pode ponner in olvidos.

 

Sas oras de dolore e de dilettu

Ch’inoghe as devidu passare

E t’ind’ammentas e bi pensas suggettu.

 

Sos montes chi t’an’ispiradu a cantare

Dae s’isola nostra tott’intera

De serr’in serra mirende su mare

 

In s’ierrile e in s’istiu, in primavera

Cando adornada l’idias continu

Esplicaias cantada sincera.

 

Deo lu creo, o caru Luiginu,

Ca deo puru già l’apo proadu

A cantare su nostru giardinu

 

De montes e de buscos coronadu

Ca sa natura si l’at rivestida

E de milli belluras adornadu

 

Troppu a istentu si passa sa vida

In custa cara terra nadia

Ma de s’ateru latu est abbellida

 

E nos faghe cantare poesia

A chie ten’estru e non s’iscampa

Custu situ nostru cantaia

 

Tue naras ca s’isterminada pampa

Sa mente non t’ispinghede a cantare

Mancu candu de irde bi divampa.

 

Cosas bellas non podes cuntemplare

Comente las cuntemplaias inoghe

Essende s’armentu a pasculare

 

Mancu s’eco rispundede de sa oghe

De unu solitariu cantu

Ca no est permittidu chi s’isfoghe.

 

A bisu meu mancu in campusantu

Sos nidos bi faghene sos puzzones

In sa dulche istagione o tristu ispantu

 

O sunu differentes sos anzones

In beranu non brincana currende

Crabiolende in varias tenzones

 

O forzis mancu in sas baddes cantende

S’intendede in beranu cancheddu

Sos minores ancora indovinende

 

Bastada a lu narrere in d’unu faeddu

Su loghu est de inoghe differente

O Antoni a Luisu cumprendeddu

 

E de un ateru carattere es sa zente

In cussu logu tantu bundantivu

De comente m’iscriese veramente

 

Est beru sa natura at fattu privu

Cussa terra de cosas naturales

Como l’apo cumpresu su motivu

 

Certu, inue amos tentu sos natales

Tenimos cosas de nos disizzare

Chi superana mannos capitales

 

De s’aera sa puresa respirare

In d’ogni istagione e in primavera

E in s’istiu su dulche tracannare

 

De s’aba frisca de sa funtana ‘e S’era

Chi dissetad sos caros villegiantes

E la famad sa zente furistera

 

Sos superbos montes dominantes

Chi coronan su nostru panorama

Collocadu cuntemplan de sos levantes 

 

Ma non li poto tessere tanta fama

Comente lu nutro in pensamentu

Appaghende una mia cara brama

 

Ma tue ca lu podes a cumplimentu

E si mente mi pones, o Luiginu,

Non po ti dare un’avvertimentu

 

Faghe comente a Mereu Peppinu

Chi ad immortaladu a Galusé

E su sou natiu terrinu

 

Ma tantu ognunu lu pensada de se

E de d’ogni varia genia

A comente lu sognada e bi cre.

 

Ah! Cantas cosas contare ti cheria

Novas bellas e tantu caras

Ma descriere non ti las podia

 

Tue de mi ammentare mi declaras

E deo già ti ammento ogni momentu

E de sas tuas trascursas cantadas

 

Ma deo como pius cantos a su entu

Non imbolo ca su cantu est tramuntadu

Ca oriolos apo in pensamentu

 

Non soe solu  ca su cantu est olvidadu

De tottus sos collegas paesanos

E non est pius su cantu professadu

 

Non pius sardos cantos risulanos

Intendes in sas cantinas cantichende

Ca sunu ingordigiosos e tirannos

 

Como su cantu meu est terminende

E apo fattu cun sa rima isfogu

A su cantu tou rispundende.

 

Luisu a burlas e a giogu

In cussa terra si podes leadila

Po chi non siada ideale su logu

 

Custa cantada mia leggidila

Ca bi passas asie calch’iscutta

E cando podes sa risposta daimila.

 

Sa vena Eliconesa isfrutta

Ca tue non l’invocas invanu

E cun sas noe bi faghes seduta

 

E po chi sias da’inoghe lontanu

Rezzi cordiale unu saludu

Cund’un’affettuosa istrinta ‘e manu.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PO SA MORTE DE S’AMIGU CARU LUIGINU DEMURTAS AVVENIA IN ARGENTINA

(Ulassai 24/5/1987)

 

Sa parca fatale at recisu

De su poeta ulassesu s’esistenzia

Ad’appena cumpridu settant’annos

 

T’an’ammentare minores e mannos

Chin sos vigores tant’intesu cantare

Mannos e minores t’ana ammentare

Chi cantare t’ana intesu in sos vigores

T’ana ammentare mannos e minores

Chi cun sas rimas tue as divertidu.

 

            Ad’appena settant’annos aer cumpridu

 

In sa zona connottu e riveridu

Distintu de s’Elicona dottu

In zona riveridu e connottu

Dotu e distintu connottu e riveridu in zona

Po sa sua poesiana vena

 

            A settant’annos aere cumpridu appena

 

Sa rima metricada e serena

Esternada cun tanta istima

Metricada e serena rima

Cun tanta istima esternada

Sa serena rima metricada

Fruttu de colta esperienzia.

 

De su poeta ulassesu s’esistenzia

 

Sa memoria cun tanta riverezia

Ulassa ti vanta cun gloria

Cun tanta riverenza sa memoria

Ulassa cun gloria ti vanta

 

Sa memoria cun riverenzia tanta

Chi continu as onoradu e difesu.

 

S’esistenzia de su poeta ulassesu

 

In su festinu organizzadu intesu

Amos a Luiginu e iscultadu

Intesu in su festinu organizzadu

Amos iscultadu a Luiginu

Intesu in s’organizzadu festinu

Su cantu e sa rima perfetta.

 

            S’esistenzia de s’ulassesu poeta

 

Sa gara registrada in cassetta

Unica est restada rara

Registrada in cassetta sa gara

Rara est unica restada

In cassetta sa gara registrada

Cun istile metrica precisu

 

            Sa Parca fatale at recisu

 

Sa morte est arrivada d’improvvisu

Crudele, infuriada e forte

D’improvvisu arrivada est sa morte

Crudele e forte infuriada

Sa morte crudele est arrivada

Distruende una mente geniale.

 

            At recisu sa Parca fatale

 

Immortaladu as su logu natale

Cun poeticu isfogu as cantadu

Su logu natale immortaladu

As cantadu cun poeticu isfogu

Immortaladu as su natale logu

Comente at fattu a Laura Petrarca

 

            Fatale at recisu sa Parca

 

De scienzia fis luminosa un’arca

Dotadu ‘e poderosa intelligenzia

Fis luminosa un’arca de iscenzia

Dotadu de intelligenzia poderosa

Fis un’arca de iscenzia luminosa

E su numene tou immortalamos.

 

            Sa Parca fatale at recisu

            De su poeta ulassesu s’esistenzia

            Ad appena cumpridu settant’annos.

 

 

 

  

 

 

 

 

A S’AMIGU LUISU DEMURTAS

PO SA FESTA DE S’UNIDADE

 

 

Caru collega Luiginu,

Ido ca de mene tenes cura

E su matessi si lead premura

Sa risposta a ti dare Antoninu.

 

Soe cuntentu ca ses forte e sanu

E ca ti faghet sa salude cumpagnia

E deo puru po su presente in familia

La tenzo e so cuntentu fittianu.

 

Pagas dies passadas fis presente

A nois po sa festa e s’Unidade

E fisi in coro nostru caru frade

E de tottu sos cumpanzos unidamente.

 

Sa moda chi as mandadu de s’Argentina

Est istada in su palcu cantada

E de nois immagina agradada

Ca che a deris est ancora vicina.

 

Cheres ischire de sa festa s’andamentu

E deo appago su tou disizzu

E in poesia ti la sintetizzu

Ch’est bene resessida a cumprimentu.

 

Barigau tottu de irde adornadu

De ramos postos tottu in simmetria

Imbandieradu tottu in armonia

E fidi tottu su logu inghirlandadu

 

E riunidu su populu festante

Numerosu in massa est accudidu

E s’est allegramente divertidu

A su sonare de s’altoparlante.

 

Bi fit puru una vendita ‘e rivistas

Chi at tantos volumes ismerzadu

 E sos festantes puru ana gosadu

Assistende a duas garas de pistas.

 

Po smascherare sa sett’impostora

Ch’est diffamende dae ser’a manzanu

Su progredire de su genere umanu

Bi fidi ‘e Veliu Spanu s’oradora.

 

S’emblema de sa paghe innalzadu

Ue s’iride bi sventolaiada

Fin’e a mie ispintu m’aiada

A essere po su premiu in gara intradu

 

E po cantare bi fini sos poetas

Deiana cun Carta de Illorai

Forzis tue non l’asa intesu mai

Est giovaneddu ma nde cantad discretas.

 

Si est fattu isposu a Tertenia

Ca cantende po sa festa fidi igue

E custa tale, forzis connosches tue

Fizza sola, arzanesa, creo chi sia.

 

S’est azzesu cantende cun iras

Forzis de su passadu fidi avesu

Cun su famadu Piras, gairesu,

Chi at maltrattadu cun ottavas fridas.

 

Intantu sa festa est bella resessia

A tie l’asseguro a didu tentu

Ma pius pagu bella a cumpimentu

No est istrada sa fest‘e Santa Maria.

 

No an’attidu poetas ocannu

Cherinde cambiare intenziones

Unu cinema de scarsas proieziones

Discutende minores e mannos.

 

E sos preides in custa die nodida

A nois attaccadu bi ana in massa

Calculende sos peus de Ulassa

Sos comunistas cun boghe accanida.

 

Como t’apo tottu ispiegadu

E de ateru non ti trattaia

Ateras novas a s’atera ia

Lasso po non essere istuffadu.

 

Ca deo puru lotto che a tie

Propensu de cambiare paragone

Ma non lu poto ca d’ogni persone

Su ch’in su coro sentid lu descrie.

 

Terminu si m’as cumpresu a sos concluos

Su chi t’ia cherrer palesare

E contracambio sos saludos tuos

E sos anzenos chi mi as devidu mandare.

 

Rezzi de s’unida familia mia

Unu caru saludu, o Luiginu,

Ca corale mi ses’istadu in cumpagnia

E ti saludad s’amigu tou Antoninu.

 

 

 

 

 

 

 

 A SU FEDALE ANTONI LOI

 

A sa littera tua prediletta

Rendo sa risposta meritevole

Ca tue lu meritas, mente eletta.

 

Tantu su cantu tou bi est gradevole

E poto narrere po mie est perfettu

E po meritu ti rendo lodevole.

 

Su versu tou, limadu e cumpletu,

Mi spronada a cantare poesia

Profanande su cantu po dispetu.

 

Non pius versos che un’atera ia

Mi naras ca non bi cantas fedale

E deo puru a su nessi asie fia,

 

Ma non m’elogies ca mi nde pare male

Lassa pensa sas burlas a un’ala

Si mi cheres ancora gioviale.

 

E non curantes de sa sorte mala

Chi dae minoreddos ambos at trafittu

E prosighimos cun sa rughe a pala.

 

Ca non bi pedo aggiudu in custu situ

Chilcande unu Simone Cireneu

Po aggiudare a mie, poberitu!

 

Ca forzatamente ad’aggiudadu a Deu

E oe un’aterunu non agatas

Istande certu, o fedale meu.

 

E tando in tantas penas e tribatas

Est cumbeniente solu a la lottare

Ca non bi sunu sas personas adattas.

 

Ah! Si podia pius bene illustrare

De veru coro ti dia cherrer narrer

Cun versos bellos pro lu tramandare.

 

Bene mi dia cherrer cumparre

Ma est su tentativu vanitosu

Ed est menzus chi tranquillu abarre!

 

Lassa s’immina, non sias odiosu

Olvida, olvida, tirrias e offesa

Tende sa manu a su ch’est bisonzosu.

 

Non olvides sa bellura ulassesa

De su nostru nativu panorama

Po totta sa ricchesa francesa!

 

Poned’in primu sa diletta mama

Chi po ti fagher mannu b’at lottadu

E de sa vida tua est unica trama.

 

Unu simile logu coronadu

De montes chi lu faghene tant’alteru

Creo chi non ti siada capitadu.

 

Deo nde soe orgogliosu e fieru

Lassande certos viles a un’ala

De custu baluardu riccu imperu.

 

Pensa, in tottue b’est sa pesta mala

Chi su poveru tened’opprimidu

Mentr’iss’est pompos’estidu a gala.

 

Cando a su poberitu nat famidu

Custa est sa pius vile pugnalada

Chi su poveru rendede avvilidu.

 

Un’atera categoria puru bada

Chi a Ulassa est sempre dende noia

Su chi de s’anzenu rispetu no ada

 

Po certos bi cheriad unu boia

Po ponner in su trambustu sa calma

Po riazzendere s’estinta memoria.

 

Su monte b’as connotu in Barigau

De cussos tales s’esempiu est ispariu

Calcunu ‘e lu distruere bi at pensau.

 

Non fidi d’Epaminonda su cifrariu

Ne de Leonida sos treghentos

Ches de valore su cipu onorariu.

 

Custos morini felices e cuntentos

Diffendinde sa terra nadale

Immortalamos d’issos sos intentos.

 

Sos nostros ana fama ‘e tantu male

Ana lassadu però est olvidada

De custa azione sa morale.

 

Oppuru bi cheriad’una rettada

Po certos unos e una galera

O, pro esser pius bellu, eliminada!

 

Sa gent’onesta po essere fiera

E orgogliosa ‘e su dulche avvenire,

Unidamente sa sociedade intera.

 

Ispero tottu custu depad finire

Prospettande un’avvenire migliore

Po chi niunu vivad po patire.

 

Regne sa fratellanzia e s’amore

Fetana inviolabile unu pattu

Po lenire s’affannu, su dolore.

 

Su mundu interu, unidu e cumpattu

Senza distinzione de razzismu

Vivada d’ognunu inue li est adattu.

 

Cesse de bottu su colonialismu

Ca sa libertade est sacra e santa

Cessede de dominare su fascismu.

 

Sa gente congolesa totta canta

Ides ancora in piena lotta

Minerva postu b’aiada sa pianta

 

Su populadu interu s’avvolota

Po sa libertade istad lottende

Po tennere uguale sa pagnotta

 

Canta gioventude ista morzende

Est perdend’ogni die s’isperanzia

De custa libertade ch’est sognende.

 

Sa Franza puru cessende s’arroganzia

Si cheret godire veramente

Torred sa paghe cun sa fratellanzia.

 

Si nono ada finire malamente

Si vivimos a sa conclusione

Sa libertade regnede totalmente.

 

Terminu cambiande chistione

Po t’augurare senza male

Goses cun sa familia in unione

 

S’avvicinante prossimu Natale

Gosedas e de s’annu nou inizi’e fine

Lu passedas in cuntentesa generale.

 

Sia sa paghe santa in d’ogni omine

Custu auguru faghere cheria

Su fedale tou Toninu Pilia.

 

 

 

 

 

 

  

A SU FEDALI ANTONI LOI

(Ulassai, 26/04/1992)

 

A metade ‘e su splendidu eranu

Chi miro ti scriu unu versu

De su ridente situ paesanu

Raru giardinu de cust’universu.

 

Solitariu in penseris immersu

De sa marina a s’altopianu

Tantu ses bella, no est un’ischerzu,

Cando su sole ispuntad’a manzanu.

 

Iscaldinde cun sos suos tepores

Custa amena ridente bundanzia

De sa copiosa dea Flora.

Custos isvariados fiores

Cun s’oiu ammiro in lontananzia

Custa terra incontaminada ancora.

 

In Campus unu mare de iscraria

Paridi una coperta ricamada

Tottu bene ornada e fiorida

Una distesa tantu isterminada.

 

De biancu candida coloria

De s’abe beneita visitada

Ha! Cantu ses bella, o terra mia,

tantu amena mancari disagiada.

 

Non ses famada po ricchesa

Ma tenes attrattivas bellas

Po chi non sias tantu produttiva

 

Ancora vantas sa naturalesa

Ca tenes d’ammirare raras perlas

Vantada de forestas comitiva.

 

 

 

 

 

 

CARU FEDALI

(Ulassai, 15/07/1992)

 

Fedale ti rispundu cun sa calma

Po evitare a nou doppione

Est giusta sa tua opinione

Chi mi descries’in poetica trama.

 

Non passad ora, non passa momentu

Chi unu a s’ateru non pensamos

E fin’a morte corales restamos

Ch’est fraternale su nostru sentimentu.

 

S’amicizia de sa nostr’infanzia

Un’attimu mai b’est mancada

In giovania s’est de piusu rinsaldada

Diventende una vera fratellanzia.

 

Oe tanta amicizia est raridade

A incontrare unu veru amigu

Sa sociedade est un’intrigu

Est custa una amara realtade.

 

Duos che a nois sun raros

Accumunados in sa poesia

E fin’a como in s’anziania

Nos ammentamos de sos tempos caros.

 

Nos torramos impare a ripassare

De cando fimis in sa pizzinnia

E a sos tempos de s’anziania

Fin’a cando ses devidu emigrare.

 

Po ambos es toccadu a tribulare

Po sos doveres de sa familia

Tue in Francia deo in Italia

In varias zonas a peregrinare.

 

In custu nostru esiliu forzadu

Amos suffridu penas e affannos

E superende ostaculos mannos

Tue as suffridu deo apo penadu.

 

Cust’est istadu su nostru destinu

Chi veramente ad ambos est toccadu

Ma cun coraggiu l’aimis passadu

Su tortuosu e difficile caminu.

 

L’aimis persuasu cun coraggiu

Isperende finas a sa meta

E a su culmine ‘e sa terrena veta

Superende penas e disagiu.

 

E i sos fruttos de sos nostros fizzos

D’issos bidimos mannos sos nebodes

Creschere che ridentes fiores

E sian’appagados sos nostros disizzos.

 

A bortas mi miro a Dina mia

Cando cun Fabiana si dilettada

Raggiante in sa cara diventada

Pienada de gioia e d’allegria.

 

Issa tando gaia e risulana

Ismentigad sas penas chi at suffridu

E su tempus pius bellu chi est fuidu

Ignorende d’essere anziana.

 

Cando l’osservo asie so cuntentu

Cun amorosa cura si trastullada

E cun custa criadura ried’e brullada

Diventende una dea in su momentu.

 

Calchi die la cheria intendere

Cantendeli t’ammentas sa cantoni

“Drubuddu, drubuddu, Dieta Cannoni”

Finas a tie l’at fatto sovennere.

 

Ammentadinde ‘e custos cantos bellos

Chi mamas nostas si cantanta

Ma oe in sos annos non naranta

A custos versos non faghen’apellos.

 

E i su “Puzzoneddu, chiu chiu”

A su pastoreddu annunziende

Faghe prestu e fue currende

Ca subitu che crolla Su Sussiu.

 

De Marosini sa morta incarnada

Li naraimis fatta l’as sa chena

E prosighimos cun boghe serena

Rispundende ch’est cott’e papada.

 

E la finimis cun d’una pugnalada

Po pagare sa sua ingratidudine

Ma oe est perdida s’abitudine

De custa istoriedda tramandada.

 

Oe faeddana de certos marzianos

Chi s’agatan’in s’istratosfera

Sa fantasia oe b’est chimera

Es trattende de mostros istranos.

 

E non piusu de sa campana su gioghu

Idimus faghere in sas carrelas

In sas nostras infantiles primaveras

Custu fit su nostru disaogu.

 

Fraigaimis boes e carros

De ferula e de iscraria

Ascultende sa dulche melodia

In s’istiu de sos sissigarros.

 

E in Serralonga in sa passada

Sos corvos faghian de corvé

Razzolende cun su nieddu pé

De sos boes sa frisc’orinada.

 

Custos sunu sos ammentos mios

De cando fia d’annos minoreddu

Osservaia su crobu nieddu

Faghinde cassa e pipissios.

 

Ca est cambiada sa natura

E manc’in su chelu sos puzzones

Sulcana s’aera. Est disperazione

Su bi pensare, mi faghed paura.

 

Su motivu est de su progressu

Ch’est causende sa distruzione

Sa culpa manna est de sa motorizzazione

Ch’es causende s’ecologicu regressu.

 

Oe sunu sos climas alterados

In custa nostra seculare era

Augurende cun peraula sincera

Ch’enzana sos dannos riparados.

 

Non fato lapidariu processu

Ma siada sa natura rispettada

Ca si ‘enid’issa profanada

Andamos contras su nostr’interessu.

 

Distruene de s’Amazzonia sa foresta

Cun iscopu sos industriales,

Aumentende sos riccos capitales

Est diventende una cosa funesta.

 

Comente an fattu in Sardigna

Sos boscaiolos toscanos

Decantados cun sos versos sanos

De Mereu, poeta e mente digna.

 

Ana distruttu arbures millenarias

Est custa sa realtade e no est giogu

E de poi a sa frasca an postu fogu

In custas nostras terras solitarias.

 

Comente an fattu a tacch’e Osini

E in sa zona de Taquisara

Ancora si nota sa ferid’amara

Cust’iscempiu notad’ogn’omini.

 

Lasso cust’iscabros’argumentu

Po chi non siad’a fund’isfruttadu

Deris de tene aimis faeddadu

Prite s’occasione b’apo tentu.

 

Cun coraggiu mi soe dispostu

De visitare a Loi Giginu

Colpidu de avversu destinu

Issu puru a su male predispostu.

 

 Pagas dies a bidd’est torradu

De sa cittade bella de Calaris

A respirare in sos logos natalis

Po essere de cust’aeretta ristoradu.

 

A s’ispidale fit bennid’a mi visitare

Cando inie bi fiat degente

Est istadu un attimu commovente

Non lu descriu, lu podes pensare.

 

Cust’attu sou m’at post’in obbligu

E mest’istadu de incoraggiamentu

A superare su meu turmentu

Po non suffrire penas de castigu.

 

Dar’un attim’e consolazione

A chie suffridi penas e dolores

Ca chie est menomad’in sos vigores

E giughed turmentada sa persone.

 

Ma Giginu tottu rassegnadu

Mi faghed lezione in su morale

Ca supportada su dolorosu male

Comente unu santu designadu.

 

Sa visita mia tantu gradida

Est istada po duas orettas

E revocadu sas dies dilettas

Amos de sa trascurrida vida.

 

E revochende amigos e parentes

Chi tenimos vicinu e lontanu

Tue fedele in primu pianu

Postu t’amos in sos astros lughentes.

 

De Giginu e dae mene predilettu

Ses’istadu e bi ses’ancora

E a mamma tua tantu onora

E li riservad caru unu rispettu.

 

Ses predilettu in tottu sos fradiles

Tue tant’istima t’accattivas

E de amigos rispettu t’attiras

Cun sos tuos modos gentiles.

 

Ma sos saludos suos e de Maria

L’apo prommissu e ti estendo deo

Chi ti sian gradidos già lu creo

Chi ti mando cun custa poesia.

 

Cumprende cant’a tie pensamos

Cuntentu sias tue in su ‘enente

Custa est sa realtade veramente

Ca sovente de tene faeddamos.

 

E amos fattu de coro s’auguru

E accansadu isperamos chi sia

E paris prestu in sa idda nadia

De s’incontrare in su prossimu futuru.

 

Cust’est sa nosta bramosia

De s’incontrare felices e cuntentos

E a gioire in custos momentos

Cun amore e affettu in allegria.

 

Isettende cust’attesa cara die

De si realizzare b’isperamos

Intro ’e meses, chi non passen’annos,

Cun tanta brama isettamos a tie.

 

A finittia de custu meu cantu

Estesu cun tonu cordiale

A sa famili’e su caru fedale

Unu saludu cun istima tantu.

 

Ispero chi gradidu ti sia

De fedale tou Toninu Pilia.

 

 

 

 

 

A VIRGILIU VARGIU

(Camastra)

 

I

Po non t’offendere prov’a mala pena,

Virgiliu, a ti rispunder’in poesia.

Tue non credes sa poetica vena

Piusu non curred ‘e Pilia.

 

Non bi resesso sarda cantilena

A bi formare che un’atera ia;

Cuntentare una person’anzena,

Miserinu, pius non lu podia.

 

Custu mi est dolore cun anneu

Creimì c’est sa pura veridade

Sa chi ti conto, caru amigu meu,

 

Anzis t’apo rispettu che unu frade

E si contende non ti do recreu

Cumpatti custa mia realtade.

 

 

II

Penso chi sia culpa ‘e s’ambiente

Chi su versu m’at postu in declinu

E inculpo su clima ‘e continente

Ma ti faeddo sinceru e genuinu.

 

Su cuntattu costante continuamente

Attendende a d’ogn’ora continu

Mi privada in coro veramente

De formare poeticu determinu.

 

Tottu su variadu movimentu,

De sos macchinarios su baccanu

De bi cantare mi priva, cree a mie.

 

E cando pasculaia s’armentu

Si tind’ammentas in tempu lontanu

In poesia iscrittu apo a tie.

 

 

 

III

Fatto un’isfogu po t’accuntentare

Non soe seguru de bi resessire

Si custu cantu non ti dé gradire

Su matessi mi deves perdonare.

 

Non cheria su versu profanare

Ch’est vanidade, creimì, su pedire

A su Parnasu ch’est in tramuntare

Mi dispiaghede lu podes ischire.

 

Ma si po casu dimandu un’aggiudu

De aere un’aggiudu bi so privu

Tenes resone, so disarmad’e sens’iscudu.

 

Non bi cumprendo su giustu motivu

Si oe in poesia resto mudu

E che deris no apo cantu attivu.

 

 

 

 

 

 

 

A EGIDIU CHESSA

(Lanusei, 04/02/1993)

 

Cun s’animu concisu

Leo sa pinna in manu

Po ti dare risposta a su sonette.

Ti enzada su sorrisu

Si su cantu est brullanu

E si est malinconicu s’accette

E matessi est gradidu

E iscusadu siat su poete

In certas occasiones

Non sunu risulanas sas cantones.

 

In lettinu corcadu

In Lanusei in s’ispidale

Vergo custas rimas tediosas

M’ana ricoveradu

Affliggidu de su male

Sunu sas rimas mias dolentosas.

Ite si chere faghere?

Ti cheria soddisfaghere

Cun sas rispostas mia doverosas.

Cumpatti cun amore

Custu cantu pienu de dolore.

 

Custu est su cantu meu,

Cantu pienu de amarguras,

Ch’imbio a tie, amigu caru.

No est cantu de recreu

Ca velenosas punturas

Sufferente mi faghene e ignaru

No mi rendo contu

Che omineddu tontu

 

Ancora so necessitosu de imparu

Lasso custu lamentu

Faghe s’amigu chi sia cuntentu.

 

Amigu, dia cherrere

Ridere sorridente

Legginde custa cumposta poesia

Su scrignu meu aberrere

No est riccu e soe dolente

Ca miseru tesoro possidia

Su ch’est offertu ‘e coro

Puru si no est oro

Si apprezzada cun tanta cortesia.

A chie dad’a manu serrada

Custu caridade no nd’ada.

 

Sas rimas bellas

Sunu sas cantadas

Cantadas deris in sas familias

Tando sas verginellas

Enian’invocadas

Ispirende sas nostras fantasias

Cun tantu impreu

Su cantu tou e meu

Fini cantos pienos d’armonias.

Imitende su rusignolu

Su cantu nostu rendia consolu.

 

Fini cantos d’amore

In s’istiu e in beranu

Cantados a lugores de luna

De variu tenore

Eniana a sa manu

Po sa bionda, sa murena e bruna.

  

Sas pius bellas cantadas

In s’aera sunu oladas

E registrada a su nessi peri una

Diada essere restada

In su regnu de Venere incantada.

 

Pienos d’armonia

Totu disincantados

Tessinde elogios e vantos

Immensa s’allegria

D’amore accomunados

Già si rispettaimis tottu cantos.

Fimis poverittos

Ma matessi allirghittos

Festante a santas e a santos

Faghinde su sardu balligheddu

T’ammentas sonad’e tiu Giuannicheddu.

 

Apo cust’argumentu leadu

P’olvidare in su moment’attuale

P’olvidare in su momentu su male

Chi sa carena mia dolent’at minadu.

Ca su chi fia e soe apo pesadu

E connosco su meu naturale

E cando rifletto su morale

Enidi senza lu ch’errer rattristadu.

E terminu custu meu cantu

E non m’esprimu cun versu sinceru

E soe obbligad’a mentire e camuffare.

 

Tue mi deves custu cantu perdonare

Ca ses dotadu de tantu cunsideru

E ammentare mi deves dogni tantu.

 

 

 

 

A S’AMIGU EGIDIU CHESSA

 

Si t’ap’offesu cun s’iscrittu feu,

O Egidiu, chi t’apo mandadu

Ansiosu ‘e ti rendere recreu

 

Spero chi sia perdonadu

Ca deo puru perdon’a tie

Prite tue puru b’as mancadu.

 

Prite rispustu no as’a mie

A su nessi burlanas duas righas

Ma apo attesu invano custu die.

 

Cun su tou silenziu mi castigas

Cantu t’ap’eo dedicadu in rimas

Non b’est su tant’e leare fadigas.

 

Sias francu, liberale e non timas

De censurare cuddu meu cantu,

Custu tue deves faghere si m’istimas.

 

S’istile, su metricu impiantu

Fattu sinceramente e genuinu

D’una risposta non bi fi su tantu?

 

Sos fiores de su meu iardinu

Non sunu attraentes de profumos

Ca sun fiores d’isterile terrinu.

 

Sa fantasia a esalare fumos

Faghede a d’ogni essere umanu

Mancari senza cuncettos sumos.

 

A decantare amenu su eranu

O esplicare poeticu argumentu

Bi cherede estru e talentu sanu

 

Ma aimé! Custa sorte no apo tentu

E creo non mi ponzas in castigu

Ca so privu de s’ambidu sentimentu.

 

Ma noiosu ancora prosigu

Cun custu meu poeticu suntu

Chi des’aggradire, o caru amigu.

 

Si a bortas ti faghene preguntu:

Chie est custu chi scriede noiosu

Privu in tottu de poeticu ispuntu?

 

Lu cuprendo ca soe vanitosu

Dami sa culpa si su cantu profanu

Ma non mi cretas tue ambiziosu.

 

Sas rimas de su poeticu arcanu…

Ma ite tratto de arcanu poeticu

Ca confundu sa musa, o casu istranu!

 

Ma si tue non bi ses’asceticu

Rispundere mi deves puntuale

Cun s’idioma nostru dialetticu.

 

Si mi soe esprimidu tantu male

Ti supplico chi sia cumpatidu

Non mi trattes cun duru modu tale.

 

Soe informadu ca su nostru partidu

At superadu in larga maggioranza

E su populu l’at votadu unidu.

 

Soe cuntentu si svegliad s’ignoranza

Ed est isparinde s’oscurantismu

E forte ca si lottad’a oltranza.

 

A s’eventu de su socialismu

Tottus sos coros bi sunu anelende

E in aumentu est su comunismu.

 

Godire potad sa gente ch’est suffrende

E in tottue s’estenda sa paghe,

Custu s’umanidade est isettende.

 

Lotta po custu cun coraggiu faghe

Sias valente, propugnatore,

Custu preg’a tie e cumpiaghe

 

Ca t’acchistas famas e onore

Si faghes lotta po sa libertade

Diventas un’omine ‘e valore.

 

Custa est sacrosanta veridade

Chi deved cunsighire dogni umanu

Dotadu de bona voluntade.

 

Termino custa cantada e dae lontanu

Des’accettare cun istima e santa simpatia

Unu saludu e un’istrinta ‘e manu

 

De s’amigu tou Toninu Pilia.

 

 

 

A SU CARU ISTIMADU PONZIANU CHILLOTTI

(Ulassai, 05/05/1982)

 

Sas novas m’ana dadu

E sunu bellas, caru Ponzianu,

Ca deris notte azis cantadu

 

E s’estru tou poesianu

At fattu cunfirma e su valore

De s’istile de su versu sanu.

 

Cando tue l’esplicas cun amore

Faghes piaghere a t’intendere

E faghes a Ulassa tant’onore.

 

Sos paesanos lu deven comprendere

Si no ana ottusa testa dura

E chie che a tue pode rendere?

 

Poeta t’at fattu sa natura

E cando aperis sas poeticas venas

Cun rima osannada a sa seghura.

 

Bellas naturales e amenas

Aperinde sas alas a su cantu

Faghes godire serenas giornadas.

 

Si mi permitto de ti dar’ unu ‘antu

Est prite ca su donu lu tenes

Ca possedis poeticu impiantu.

 

Subra su naturale ti mantenes

Sensa usare tanta vanidade

Senza chi su cumpagnu l’incadenes.

 

Cun sa tua poetica facultade

Trattas lampantes paragones

Sen’istoria cun tanta dignidade.

 

In sas tuas poeticas tenzones

Tottu ti dene rispettare

Ma tue ses modestu in sos anzones.

 

Ti collocas cun bellu trattare

E ti torrada a onore c’as memoria.

Ah! Si ti podia immortalare.

 

Faghinde de sos paesanos s’istoria

In sos mazzores summos ti colloco

Senza essere una vana gloria.

 

Ma cun sa rima mi balocco

Ca non tenzo custa facultade

E tentennante miseru m’abbocco.

 

Custa est sa vera realtade

E non poto dare su tributu

Custa, o Ponziu, est sa sinceridade.

 

Tue as collidu in Parnasu su fruttu

Impare a su biadu Cesarinu

Ch’in pagos annos sa Parca at distruttu.

 

E a su coltu Demurtas Luiginu

Mastru valent’e sa poesia

Emigradu in s’istadu argentinu.

 

E su famadu Amerigu Pilia

Mi naran chi tenia bellu tratu

Deo però connottu non l’aia.

 

Fizu de Melpomene e de Eratu

Declamande sas rimas bellas

D’Elicona servidas in pratu.

 

De sas noe divinas ancellas

Adornadas d’insertos d’alloro

Nde an’istimoladu sas favellas.

 

Deo ca sa poesia l’adoro

E de sa metrica soe ignaru

Ca non bi resesso m’addoloro.

 

Mi deves iscusare amigu caru

E cumpatti sa tediosa rima

Tue ca balanzadu t’as su laru.

 

Cun rispettu e cun corale istima

Custa ti dedicad Antoninu

Certamente ca no est custa sa prima.

 

Po chi siad modestu e genuinu

Rezzi unu saludu ‘e parte mia

Chi ti mandu de Nieddu su bacinu.

 

De custa amena zona fioria

Ti saludada caramente Antoni Pilia.

 

 

 

 

 

DEDICADA A PONZIANU CHILLOTTI

(Casteddu, ospidal’e Is Mirrionis, 18/12/1989)

 

A Ponziu dedicu custu cantu

De ue soe ricoveradu

Est a tue chi penso d’ogni tantu

 

Bruttas traversias t’at toccadu

A s’edade vegliarda ‘e s’ezzesa

Ma supporta cun coro rassignadu.

 

Tue dotadu de tanta saggesa

Devias passare su trambustu

D’una sorte fatale messaggesa

 

Ses vividu pro supportare custu

Crudele orribile destinu

D’ider mortu vegetu e vetustu

 

Giovanu e forte marcolinu

Chi a sa idda inter’at commovidu

E l’est istada in sa morte vicinu.

 

Soe restadu tantu addoloradu

De sa sua giovana dipartida

E in oios lu giutto imprimidu.

 

Dies prima cun premura gradida

A Vincenzu at tendidu sa manu

E cust’azione m’est’istada nodida.

 

Fit cuntentu, gaiu e risulanu.

Chie podia prevedire custu

A intender ca fi mortu su manzanu?

 

 

Penso a sa famiglia, su trambustu

A ider mortu unu caru fizu

De lagrimas sa cara azis infustu,

 

Sulcadu s’addoloradu chizu

Aggiunghinde dolores e penas

Aumentande so tou martirizzu.

 

Tue l’ischis sas creaturas terrenas

Sunu po suffrire generadas,

Pagas godini sas gioias amenas.

 

Tantas sunu sas punturas velenadas

Chi causan dolores e turmentu

Che orrendas profundas pugnaladas.

 

A bisu meu niunu est cuntentu

Immune de penas e traschias

Custu est su meu pensamentu.

 

Motivu de tantas maladias

Devimos supportare dignamente

Pro finas chi tenimos energias.

 

Su chi ti faghe sa maligna zente

Des’ingullire a mala gana

Custu ti turmenta veramente.

 

In Ulassa tantos bi ndana

Non si resessidi a los estirpare

Ca sunu andende de bardan’in bardana.

 

M’auguru chi pota cambiare

Custu sognu de idere avveradu

Po serenos vivere e campare

 

E tue chi vives rassignadu

Ti mancana sas forzas po cumbattere

Tue a custu non fis’avvesadu.

 

Tenias leoninu su carattere

Tantas bortas dimostradu l’aias

Avesu su caldu ferru a battere.

 

Cun sas profundas sardas poesias

De tantu de restare s’ammentu

De custu orgogliou bi sias.

 

Tantos a mastru t’ana tentu

E fis connottu in tottu sas zonas

Implorende su poeticu talentu.

 

Invocande sas sacras Eliconas

Senza bi pensare est veridade

A essere profundos los ispronas.

 

Custu est su meritu in realtade

Chi ti rende Antoni Pilia

De veru coro coment’ unu frade

 

E unu saludu rezzid’e parte mia

Chi bos mando de cust’ispidale

Cun sa cara unida familia

 

Rezzide sos auguros pro Natale.

 

 

 

 

DEDICADA A PONZIANU 

(Flumineddu,  21/02/1980)

 

Si t’apo fattu una cosa gradida

Ponzianu su tomu ‘e Rimundu

A t’aer dadu e su sensu profundu

As cunstatadu ‘e s’opera cumprida.

 

Sas cosa salientes de sa vida

At registradu a oras e segundu

Sas debilesas ch’in su mundu

E valentias cun rima pulida.

 

A sos posteros isse at tramandadu

Cun s’istile de summu poeta

Onore e gloria e s’isula intera

Meritevole d’essere immortaladu

Omine saggiu e mente eletta

Cantu issu baliat cunsudera.

 

L’aimis connottu cantende in sas garas

Pro l’intendere accudiana a fiottu

Sa prima olta chi l’ana connottu

E apprezzadu sas suas ottadas.

 

Fid’in Jerzu cun Tuccone, sas misuradas

Forzas isfruttaiana in su tottu

Unu a su naturale e s’ateru in su dottu

Faghinde aggherridas attaccadas.

 

Dignas mentes de onore e gloria

Su numen d’issos onoradu

At de fama totta sa Sardigna.

Cun sas modas pienas de istoria

 

Ch’in sos palcos ana cantadu

In sos pius mannos los designa.

 

E tue ite faghes, Ponzianu?

 

Si pones mente iscult’a Pilia

Cun sa rima chi tenes a manu

Canta pro Ulassa tua e mia.

 

Cun su tou poeticu arcanu

Sos ammentos de sa pizzinnia

Descrie e de calc’anzianu

Dignu d’immortalare fattu sia.

Cun su tou talentu naturale

Immortala sos nostros baluardos,

de sos montes sas superbas chimas.

 

Ponemi mente e cun sas rimas

Tesse cun calma versos sardos

De su ch’est meritevole in generale.

 

Pedra de ferru e de calchina

Corona faghene a su panorama

Da inue sgorgad’abba calcarina

E a istentu bi pascula s’ama.

 

Dae s’altura tott’a sa marina

Dominas che maestosa dama

E in s’istiu aeritta frisca e fina

Respira su fizu cun sa mama.

 

Decanta de Ulassa sas belluras

Unica in totta sa costera

Pro sa grutta chi tened internada.

 

As’intesu ti prego e premuras

Ti des leare e usa sa manera

De fagher sa cosa realizzada.

 

Custa poesia in intenzione

Dae tantu mi fia propostu

De ti la mandare a d’ogni costu,

Ecco ch’est giunta s’occasione.

 

Est vanu a tenner passione

A su cantu si un’est conchi tostu,

Sa metrica pone for’e postu

Faghinde de rimas confusione.

 

Custu confusionariu so deo

Mi so connottu de tempus passadu

Ma aimé, apo fattu su testardu.

 

Como pro imparar’est troppu tardu

Dae tantu mi soe abbizzadu

Ma d’essere cumpatidu ispero e creo.

 

 

 

 

 

 

A SA MEMORIA DE SU CARU AMIGU PONZIANU CHILLOTTI MORTU SU 5/10/991

(Ulassai, 06/10/1991)

 

I

Ponziu, ti che sese andadu

Comente annunciadu in profezia

S’ultima die chi t’apo visitadu

In sinu de sa tua familia.

 

Finas a sese as contadu

E custu turbadu già m’aia.

A propositu ‘e custu interpelladu

No as rispustu a sa domanda mia.

 

Cust’est istada sa tua sentenzia

E fatale s’est avverada

Rispettende sa fatidica data.

 

Est finida ogni tua sufferenzia

E d’ogni dolenzia est terminada

Subinde de sa vida sa disfata.

 

II

Tue lassas duraturu ammentu

In sos futuros prossimos annos

T’ana ammentare minores e mannos

Non olvidana sas oras de cuntentu

 

Ch’in dies de festa e de divertimentu

L’as resu cun sos poeticos pannos

Faghiana olvidare sos affannos

Cun su tou poeticu talentu.

 

Bella rimada sa tua poesia

Esprimida cun donu naturale

Resta sa fama tua imperitura.

 

E deo puru in sa tua cumpagnia

Cun d’un’istima e affettu corale

De m’agiudare tenias premura.

 

III

Poete amadu de su Parnasu ulassesu,

Tue primeggias senza vana gloria

In sos primos tue ses in mesu

Sempre contende senza fagher boria.

 

Cun poetes mannos as’azzesu

Senza ricorrere a sos fatos de istoria

Siada inoghe che in logu tesu

Vantana sa tua naturale memoria.

 

Deo cun cust’umile tributu

Bramo esternare su chi sento

Senza essere un’aduladore.

 

In cust’ora de dolorosu lutu

De sas bellas dies mi ammento

Opprimidu e risentidu de dolore..

 

IV

Si  t’incontras in s’ateru mundu

Cun su collega Demurtas Luiginu

Cun Carteddu e Podda Cesarinu

E cun Gadoni ‘e su cantu profundu.

 

Si faghides in palcu giru tundu

Cun Amerigu e Peddoni Toninu

E Egidiu Puddu chi continu

Cun su babbu aiana abbundu.

 

Famados po fantasticos mutettes

Fini ammirados in tottu sa zona,

Impare a tottus t’accumunu

 

E chie in ottadas e sonettes

At meritadu d’alloro sa corona

Rendo senza nde olvidar’ unu.

 

 

 

 

 

  

 

 

A SU CARU COMPARE GIACUMU PILI

(Campus, 07/01/1991)

 

I

Caru Giagu, in su dolu sias forte

Tene passenzia, sias rassignadu

Ca sa Parca fatale t’at privadu

De sa sorre cara. Chi sa morte

 

Su colpu decisivu s’alta corte

Contras sa cara tua ad’isferradu.

Sa dolorosa pen’at terminadu

Custu a ti rassegnare ti esorte.

 

Send’in vida una martir’est istada

Cando dia godire, s’isfortuna

Contraria a issa est bennida

 

Ma in sa disfortuna, fortunada

Ca su nessi sa fiza essend’una

L’ad’amorosamente custodida

 

II

L’ad’accullida cun tantas premuras

Cale fiza de ammiru cara

Ca sa gente asie est oe rara

A tennere po sos suos tantas curas

 

A lenire penas e torturas

Est una rughe pesante e amara

Ma a chie ama sos suos si prepara

A custas avversas congiunturas.

 

E ripaga sos suos genitores

Cun istima e affettu corale

Cale sacru dovere tant’immensu.

 

Custu est doverosu ricumpensu

Assistire sos suos in su male

A issos alleviande sos dolores.

 

III

Est tottu vanu su pipinu

E no est a piangere a sucutu,

Chie naschidi de maternale sinu

Fecundadu d’ogni amorosu fruttu.

 

Est naturale, invulnerabile destinu

Su chie de maternu sinu latte at sutu

Cando ch’arrivat s’ultimu minutu

Lassada sa vida d’ogn’essere terrinu.

 

Comente a su mundu enidos semus

A unu a unu poi noch’andamos,

Custa est sa crudele realtade.

Non pianghedas cando nos morimus

Massimamente cando sos annos

Ana raggiuntu una vegliarda edade.

 

 

 

 

 

A GIACU PILI

(Jerzu, Ospedale Tommasini 06/12/1991)

 

Gradida sa visita apo tentu

De su caru Pili Giacominu

Est arrivadu de bonu mattinu

E mi at fattu gioire cuntentu.

 

Isse puru suffrid su turmentu

Ca no est favoridu ‘e su destinu

E giughede un’animu genuinu

E varias provas nd’apo tentu.

 

Istadu sempre mi est costante

Cando m’at colpidu s’isventura

At condivisu sos mios dolores

 

E custa rima mia est attestante

Ca lu meritad unu grazie cun premura

Pro sos suos nobiles valores.

 

 

 

 

  

OE EST BENNIDA

(Jerzu, Ospedale Tommasini, 07/12/1991)

 

Oe est bennida sa cara muzzere

Cun Carlu sa visita a mi rendere

Adempinde su nobile dovere,

E cantu suffridi la devo comprendere.

 

De sas peripezias est sa mere

Pronta sas energias a ispendere

Supportende ogni avversu dispiaghere

Cun amorosa calma a estendere.

 

Po sos suos fizzos e anzenos

Cando lu poded si leat premura

Po consolare d’ogni sufferenzia

 

Cun faeddos pacados e serenos

In sa crudele e avversa tristura

Faghed’umana, caritatevol’assistenzia.

 

 

 

 

A EMILIU MULAS

 

Una nova istrana m’ana giutu

Chi m’at sa mente rattristadu

Nendemi chi Emiliu bi est rutu

Falande in sa gradinada

Ed esclamo: oh sorte airada!

Prite a issu cheres sempr’in lutu

E continuamente lu maltrattas

E paridi chi aterunu no agattas?

 

Pare chi sa propria sorte

Nos siada po ambos destinadu

A mie e a tie no at mancadu

Angustias de dolore forte

E po finas a s’ora de sa morte

Est a suffrire tottu riservadu

Asi’est chi’est naschid’in mala luna

Ca di’ona no nde connosched’una.

 

Ah! Tue puru tantu b’as passadu

Ca sempre ses istadu dolorosu

Ma peri tue sanu ses restadu

Po chi connotu non bi apes gosu

Ma a mie sa sorte at cundennadu

A vivere a istadu piedosu

Dendemi sa pesante, penosa rughe

Chi a signale nodidu Antoni giughe.

 

O Emiliu, suffri sas traschias

Cun coraggiu supporta su male

Ti prego non t’abbasses de morale

E mai tue ispantosu sias

Ma po peus su tristu naturale

 

Est fornidu ‘e favellas cumprias

Ca su pensare seriu meditende

S’omine piusu avvelenadu rende.

 

Ti prego de frenare su piantu

A s’iscrittu chi rezzis d’Antoninu

E rispundeli tue in sardu cantu

E allevias sas penas, su mischinu.

E de sa rughe sua su trainu

Procura de l’alleviare per intantu

Ma ti prego rispunde in poesia

E ti saludada germanu tou Toninu Pilia.

 

 

 

 

 

 

A S’AMIGU EMILIU MULAS

 

Si t’aia offesu in noncuranza

Cortesu chi discusadu sia

Si in noncuranza offesu t’aia

Chi sia disculpadu cortesu

Si t’aia in noncuranza offesu

Cortesu chi sia discusadu

Perdona si offesa t’aia dadu

Ca est fragile s’umana debilesa

Perdona si t’aia dadu offesa

Ca est fragile sa debilesa umana

Ca che sabiu sa lode ti dana

E contra de sa vanidade cumbatti

Si no est giustu su cantu meu cumpatti

Si non ti rende ne gustu ne recreu

Tue cumpatti custu cantu meu

Si non ti rende ne recreu e ne gustu

Su cantu meu compatti si no est giustu

Si recreu e gustu non ti rende

 

 

De li rispunder Pilia attende

In sa poesia un’istante de t’infundere

Attende Pilia a li rispundere

E un’istante a t’infundere in poesia

A li rispundere attende Pilia

In sa poesia a t’infundere un’istante

Consola custu frade agonizzante

Si tenes de sa tristura piedade

Consola agonizzante custu frade

Si tenes piedade in sa tristura

Unu cunfortu in sarda poesia

O Emiliu ti prego de mi dare

 

 

E chi goses ti torro augurare

E rezzi unu saludu ‘e parte mia.

 

T’aia mirendedi in cara profetizzadu

E senza ingannu ca bi ses cantore

Ca cantas cun rimas de valore

E bene limas versos e impiantas

Ca cun rimas de valore cantas

E impiantas bene e versos limas

Cun valore cantas rimas

Ca impiantas versos e limas bene

No lu neghes, ses fizu ‘e Melpomene

E d’Elicona preziadu lizu

No lu neghes de Melpomene ses fizu

E preziadu fizu d’Elicona

E meritas de laru una corona

Sa natura s’istintu poeticu t’at dadu

Prite su donu lassas occultadu

Essende bonu nara su poite

Occultadu su donu lassas prite

Nara su poite essende bonu

Occultadu prite lassas si donu

Essende bonu su poite nara

E si sa poesia ti est cara

E pone mente a Antoninu Pilia

Si a tue est cara sa poesia.

 

A Pilia Antoninu pone mente

E si capitada non sias negligente

Ca de cantare sa cumpagnia t’isetta

Sa natura t’at dadu s’istintu de poeta.

 

 

 

 

A SA MEMORIA DE SIU ATTILIO PUDDU

(Lanusei, Ospedale 07/02/1993)

 

In s’ispidale ti che sese andadu

Ponende fine a d’ogni patimentu

Tantu as suffridu isfortunadu

Finas ch’est arrivadu su momentu.

 

D’ogni die chi t’apo visitadu

Sa manu t’ap’istrintu e cun su pensamentu

T’aia asie faghinde incoraggiadu

E lenidu su dolorosu isgumentu.

 

Una notte in corsia ambos duos

Amos suffridu che disisperados

Opprimidos de penas e dolores

 

Tue circundadu de sos tuos

A su lettinu tou inghiriados

Invocande sa cura e sos duttores.

 

As suffridu manna sufferenzia

Chi po tant’annos t’at mortificadu

As supportadu cun tanta passenzia

Su martiriu chi ti fidi riservadu.

 

Bi as lottadu sa tua esistenzia

Ma cun tantu coraggiu as affrontadu

E sos tuos po tanta riconoscenzia

Non t’ana unu momentu abbandonadu.

 

Tott’unidos su turnu faghinde

Po consolare su babbu e i sa mama

In su repartu chirurgicu degentes.

 

 

Visitados d’amigos e parentes

Appagande ogni disizzada brama

E ti prego de nois ammentadinde.

 

 

 

 

 

PO SA MORT‘E COMPARE CESARE LAI

(Cagliari, Ospedale Brotzu, 10/03/1991)

 

Sa triste notizia mi ana dadu

Chi a su coro mi at fatt’iscunfortu

Su coro meu s’ad’immaginadu

Cando ap’intesu ca unu fit mortu.

 

Su die chi m’ana ricoveradu

Compare Lai cheria s’esortu

De m’aere in s’istanzia sua sistemadu

E si risentidi de aere unu tortu.

 

Fid vicinu a s’istanzia mia

Ma non l’aia potidu visitare

Ca m’an’istrumentos applicadu.

 

Su sentimentu presagidu m’aia

E senza mancu lu poder saludare

In su Botzu sa morte ad’incontradu.

 

Chini dia aer cretidu

Cando De Salvo nos aiad visitadu

In Jerzu e diagnosticadu

Su ricoveru urgente ritenidu.

 

Su die ad’a mie incoraggidu

E cun amore e istima animadu,

E chie mai aiada aer pensadu

Ca fit s’ultimu consizzu rezzidu.

 

Caru compare istimadu meu

Ca nos semus trattados che frades

Dae s’innozzente pizzinnia.

 

Po mene invocade a Deu

E in su chelu sa Trina Maiestade

Implorade po sa persona mia.

 

 

 

 

 

MODA PO S’AMIGU ANTONI LOI

 

A Laura Petrarca at decantadu

E tue custu numene non decantas

Accingidì a s’opera si non t’ispantas

A descrier s’amore ch’as pensadu.

 

Est su tou unu bellu argumentu

Chi ti faghed’esprimir’unu cantu 

E sas oras passend’a tavolinu

Iscriende solitariu ti cunfortas.

 

Rende a s’amore tou nutrimentu

E a sa forza de Cupidu rende vantu

E de Apollo su cantu divinu

E poite a ti dare non lu esortas?

 

Descrie s’idilliu amorosu

Chi t’at postu in pena dolorosu

Cussa rosa naschida in logu nostu

Dolorosu ch’in pena ti at postu

Cussa naschida in logu nostu

Dolorosu ch’in pena ti at postu

In logu nostu cussa rosa naschida

Ti at fattu d’amore una ferida

E tenias in issa ogn’isperanza

E si est issa partid’in lontananza

Pensa s’amore non tene confine

E ancora s’esitu sa fine

Prima ‘e bier ti das’a su dolore.

 

Custu ch’est distintu unu fiore

Chi t’ad’avvintu, pugnaladu e fertu

Unu fiore b’est distintu certu

 

 

Chi t’at fertu, pugnaladu e avvintu

Certu b’est unu fiore distintu

Chi t’at fertu, avvintu e pugnaladu

De issa tinde sese innamoradu

E senza ischire isgumentu non ti lese

De issa innamoradu tinde sese

E non ti lese isgumentu senza ischire

Sì amore as cuntempladu in fiorire

Su fruttu isetta a lu collire a crasa

Prima de ider a su dolore ti dasa.

 

De ti cunfortare dimandadu m’asa

Circundadu in pena po sospirare

M’asa dimandadu de ti cunfortare

Po suspirare in pena circundadu

M’as de ti confortare dimandadu

Po suspirare circundadu in pena

Ti at Flora o sa diosa Elena

Chi crasa podes aere a isposa

Ti at Flora o Elena sa diosa

Chi crasa in isposa aer podes

Intanto si a mie mente pones

Sa bellesa sua canta in sarda rima

Senza ider a su dolore ti das prima.

 

As faladu a unu tesoro istima

Su numene sou as’in coro inserradu

Istima a unu tesoro as faladu

Su numene sou as’inserradu in coro

Istima as faladu a unu tesoro

In coro as’inserradu su sou numene

Ischivu est su nostru costumene

Si non l’aias faeddada ad ogni costu

Ischivu est su costumene nostu

 

 

Si non l’aiasa ad ogni costu faeddada

E bi l’aiasa sa cosa declarada

E su sou intentu cumpresu b’aiasa

Declaradu sa cosa bi l’aiasa

E cumpresu aiasa su sou intentu

Procura de ti rassegnare sorridente

Passa sas dies sempre in allegria

E non bi penses tantu frequente

Ca su pensare a un’amore ardente

Creimì ca est dolorosa maladia.