Ulassai, alunni in escursione alla scoperta del ciclo del grano

 ULASSAI. La locale associazione culturale “Sa perda e su entu”, sabato scorso ha organizzato, in località Neuletta, una nuova escursione. Nel corso della stessa, i bambini della scuola elementare, accompagnati dai loro insegnanti, hanno potuto proseguire l’analisi diretta del ciclo vegetativo del grano.  «Già nel novembre dello scorso anno - spiega Giuseppe Cabizzosu, presidente dell’associazione culturale e bibliotecario comunale - i piccoli spettatori hanno potuto assistere, incuriositi e affascinati, allo spettacolo inconsueto dell’aratura tradizionale con l’antico aratro in legno trainato dal giogo di buoi, alla semina manuale a spaglio, all’erpiciatura arcaica realizzata tramite il trascinamento di un tronco di pero selvatico. Gli alunni, seguiti e supportati dai loro insegnanti, hanno poi lavorato molto in classe, ripercorrendo le varie fasi della coltivazione del grano in Ogliastra e nell’isola in genere, durante i secoli passati». La manifestazione e la riproposizione di tutto il ciclo del grano, è stata comunque anche l’occasione per un’altra ricerca, fatta questa volta dagli adulti e dagli stessi anziani ulassesi, che quella realtà quasi mitizzata l’hanno realmente vissuta nella loro gioventù.  «Con un certo stupore - prosegue Cabizzosu - ci si è resi conto che a distanza di poche decine di anni (si parla del periodo fra il 1930 e il 1940), gli stesso protagonisti presentano dei sensibili vuoti di memoria, delle imprecisioni e delle dimenticanze che dimostrano quanto la distanza reale fra il mondo antico e quello moderno, spesso sia ben maggiore di quella cronologica. Questo è il rischio concreto che dobbiamo evitare, questo l’obiettivo del nostro impegno. Fare rivivere il nostro passato per consentire la sopravvivenza di un’importante parte della nostra storia antica». Per “Sa perda e su entu” non si tratta di una mielosa e sciocca rivisitazione folcloristica delle nostre tradizioni «ma, fuor di metafora, la loro autentica e reale sopravvivenza; è infatti fortissimo il rischio concreto della totale scomparsa di un bagaglio culturale vastissimo, denso di ideali forti, fondati su una logica estrema di povertà, ma ricchi di umanità, rispetto e sani principi morali».  «E tutto ciò - conclude il presidente dell’associazione culturale ulassese - affinché il futuro vorticoso della modernità non sia solo cambiamento fine a se stesso e distruzione acritica delle nostre radici».(l.cu.)